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Licenziamenti Ksm: “Anche noi, assunti dopo aver lasciato il Tfr, ci sentiamo beffati”

martedì 22 Agosto 2017
vigilanza privata, ksm

Si fa più nutrito il coro di rabbia e protesta dei lavoratori che si sentono beffati dai licenziamenti disposti in questi giorni da Ksm.

Dopo che il vigilante Giuseppe Romano ha rotto il silenzio sui pesanti sacrifici fatti al fine di garantirsi un posto di lavoro, altri dipendenti hanno deciso di raccontare la loro storia. Si tratta di Girolamo Candela e Dario Liberto.

Alla stregua di Romano, avevano rinunciato ad una serie di tutele previste dalla legge pur di assicurarsi un’occupazione in una grande azienda del settore come Ksm, l’istituto di vigilanza di proprietà della famiglia Basile.

Candela ha lavorato un anno in Vigilpol, dal 2010 al 2011, quando la società viene messa in liquidazione. Come avviene spesso in questi casi il lavoratore avvia una trattativa con l’azienda per ottenere quanto maturato. Ed è qui che entra in scena Ksm. Il liquidatore della Vigilpol propone il pagamento della somma o, con l’intervento del dottor Filippo Basile, l’assunzione a tempo pieno e indeterminato in Ksm.

Così Candela rinuncia ai 2.800 euro calcolati in relaziksmone a eventuali ferie e permessi non goduti, Tfr, differenze di stipendi, straordinari, riposi, permessi, maggiorazioni varie ecc.

Molto simile la storia di Dario Liberto.

Per sette anni, dal 2003 al 2010, lavora in Falcon Sud, società per lo più operante nel territorio del catanese e che al tempo contava poco più di un centinaio di dipendenti. Nel 2010 l’istituto viene messo in liquidazione. Anche Liberto avvia la trattativa. Dario, secondo i calcoli fatti con l’azienda, avrebbe dovuto ricevere un indennizzo di circa 9.000 euro, ma a sorpresa il rappresentante della Falcon Sud propone in alternativa a Liberto, con l’intervento del signor Francesco Di Paola nella qualifica di consigliere delegato della Ksm Spa, l’assunzione a tempo pieno e indeterminato presso la società dei Basile.

E’ così che il 25 febbraio del 2011 Liberto accetta le condizioni e firma un verbale di conciliazione.

Sia Candela che Liberto dopo qualche mese verranno assunti da Ksm, ma la stabilità lavorativa di entrambi si interromperà nel febbraio del 2016.

In quel periodo, infatti, l’azienda licenzia circa una trentina di lavoratori sulla base di una lista che verrà impugnata di fronte al giudice del lavoro. Entrambi hanno ragione perchè i criteri utilizzati dall’azienda non rispondono a quanto concordato con i sindacati e stabilito dalla legge.

Pertanto Ksm è costretta a reintegrarli.

Il loro calvario però non finisce qui, perchè nel marzo del 2017 l’azienda dichiara 524 esuberi aprendo la vertenza che da allora si trascina fino ad oggi.

Girolamo Candela pochi giorni fa ha ricevuto l’ennesima lettera di licenziamento, mentre Liberto è in attesa della cattiva notizia, visto che si trova al 150° posto dell’ultima graduatoria predisposta dalla società.

Per Fabrizio Geraci dei Cobas “è paradossale che in una situazione di licenziamenti collettivi Ksm abbia nello stesso periodo fatto assunzioni, prorogato contratti a tempo determinato e costringa le guardie in servizio a turni anche di 16 ore. Questo conferma la sola volontà aziendale di abbassare il costo del lavoro. Tant’è che nel momento in cui ha avuto la possibilità e la libertà di licenziare i 524 lavoratori dichiarati in esubero di fatto ne ha licenziati circa 50, richiedendo al Prefetto un nuovo incontro per trovare un accordo. Un comportamento singolare visto che il 25 luglio non si è presentata all’audizione della V Commissione Lavoro dell’Ars dove si era cercato per l’ennesima volta di trovare una soluzione alternativa ai licenziamento attingendo agli ammortizzatori sociali”.

Anche il deputato regionale Pino Apprendi (Pd) invoca l’intervento delle istituzioni: “la testimonianza di un lavoratore della Ksm sulla modalità di assunzione e sul successivo licenziamento, sommata alle dichiarazioni dei rappresentanti di un sindacato, durante l’audizione in Commissione, fanno presupporre l’assenza di trasparenza nel rapporto fra proprietà  e lavoratori. Ho chiesto al Presidente della Commissione di inviare gli atti alla Procura di Palermo al fine di valutare eventuali estremi di reato. Il presidente, per sua scelta, ha inviato gli atti alla Commissione regionale Antimafia. Attendiamo ancora la convocazione”.

 

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