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L’imbuto del sistema rifiuti in Sicilia. Un business fra colpe, omissioni e zone d’ombra

mercoledì 26 Luglio 2017
rifiuti discarica
Compactor in landfill

Storie di ieri e problemi di oggi. Lo stallo senza fine che crea l’imbuto del sistema rifiuti in Sicilia, passa anche da piccole  e grandi omissioni degli imprenditori del settore. ‘I Signori delle discariche siciliane’, su cui in passato il governo regionale, Crocetta in testa, aveva tuonato : «vogliono  fare utili senza investimenti».

Un business che negli ultimi anno ha raggiunto  anche i cento milioni di euro e dove spesso le zone d’ombra non mancano.

Il caso più recente è certamente quello degli impianti di compostaggio, quelli che consentirebbero, con un maggiore uso della differenziata, di portare meno rifiuti in discarica.

Non realizzando gli impianti di compostaggio infatti i gestori degli impianti finiscono col portare tutto in discarica. Una scelte semplificatrice e poco virtuosa nell’economia generale dei numeri siciliani.

Gli impianti autorizzati sono 47, quelli realizzati sono 18, quelli effettivamente funzionanti sono solo 8. Otto su 47 autorizzati. Pochi, specie se la percentuale di differenziata aumenterà come si propone la Regione.

Sommando il totale dei quantitativi che  vengono fuori dalle autorizzazioni rilasciate si è superata la percentuale prevista dal piano rifiuti

Col fatto che la Regione ha raggiunto il limite di autorizzazione previsto e non può autorizzare altri impianti, (che non vengono realizzati o comunque utilizzati al meglio) rimane in campo il circolo vizioso ‘ineluttabile’ delle cose che non possono cambiare.

Una pericolosa distorsione, rispetto alla quale gli imprenditori siciliani potrebbero in teoria fare  spallucce e declinare le responsabilità, in un sottile gioco di rimbalzi, che non li vede invece fuori dalle cose.

Una inerzia, della serie non è colpa di nessuno, in cui il prezzo più alto viene pagato dal sistema.

Fare investimenti privati nel settore spesso non trova reattivi gli imprenditori, ma non uscendo dallo stallo e dagli scaricabarile, si fa poca strada.

Fino a quando ad esempio non è stata la Regione a imporre gli impianti mobili di trattamento meccanico biologico gli abbancamenti da parte dei titolari delle discariche sono proseguiti nel tempo secondo le ‘sopportate’ vecchie regole.

A volte ‘aiuta’  a mantenere uguali le cose persino la lunga trafila burocratica finisce. Tra rimpalli, incomprensioni, errori e giustificazioni.

Come nel caso della lunga trafila di carte sostenuta da Siculiana Trasporti per l’impianto di trattamento mobile richiesto dalla Regione, dove ogni volta si tra un errore amministrativo e un passaggio da perfezionare, le cose sono rimaste a lungo ferme nel tempo.

Oggi il gestore il gestore incassa in media 90 euro a tonnellata per prendere i rifiuti e altri 40 euro in media per le operazioni di tritovagliatura.

In Sicilia inoltre  dovrebbero essere operativi almeno una trentina di impianti per lo smaltimento del percolato, il liquido altamente inquinante prodotto dai rifiuti nelle discariche. Invece ne esistono solo 11, che non sono sufficienti.

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