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L’Orecchio di Dionisio nella latomia del Paradiso

venerdì 18 Settembre 2020

L’Orecchio di Dionisio è diventato uno dei luoghi di maggior interesse per chi si reca in visita a Siracusa. La fortuna del sito è dovuta a dei racconti leggendari che lo vedono protagonista ma è pure legata alla sua ubicazione particolare, cioè la latomia del Paradiso, nei pressi del teatro greco di Siracusa.

Ricordiamo, innanzitutto, che le latomie erano cave di pietra o di marmo, dove venivano tenuti i prigionieri di guerra o gli schiavi, per cui, al di là dell’epiteto “Paradiso”, questa latomia, una delle più grandi del territorio siracusano, doveva essere un vero e proprio luogo infernale per chi era costretto a viverci e lavorarci. In epoca greca dalle sue viscere furono estratti più di 850.000 metri3 di pietra calcarica usata per la costruzione di diversi monumenti della città. Oggi la latomia del Paradiso si presenta come una cava a cielo aperto, in quanto nel corso del tempo i fenomeni sismici hanno determinato il crollo della sua copertura. L’Orecchio di Dionisio è quindi una grotta artificiale, ubicata nella grande latomia del Paradiso, al cui interno si manifesta un fenomeno acustico incredibile: basta bisbigliare una parola e questa viene amplificata in un grande eco. Tale fenomeno, insieme alla forma della grotta ad s, larga dai 5 agli 11 metri, alta 23 e profonda 65 metri, concorse nel denominarla “Orecchio”. Di “Dionisio”, poiché s’immaginò che il tiranno di Siracusa, Dionisio il Grande, si ponesse di nascosto in una camera collocata all’abside della volta per ascoltare cosa dicessero i prigionieri tra loro.

In sostanza, si è immaginato che la grotta potesse essere usata per ricavare informazioni al fine di garantire la sicurezza di Siracusa e del suo signore: in altre parole una sorta di spionaggio “tecnologico” ante litteram. Comunque bisogna sottolineare che la grotta riesce ad ingigantire il suono fino a 16 volte, quindi, è affascinante immaginare che il tiranno avrebbe potuto utilizzarne le caratteristiche, tenendo anche in considerazione il suo carattere.

Infatti, Dionisio fu un sovrano colto, intelligente, promotore dell’arte ma viene spesso ricordato nelle fonti per la sua efferatezza e per la sua diffidenza. Per esempio, Cicerone nelle sue “Tuscolanae Disputationes” ci fornisce un’immagine dispotica del governo dionisiaco, riportando anche diversi episodi della vita del tiranno, la cui veridicità rimane ovviamente dubbia. Cicerone scrive che Dionisio non si fidava di nessuno al punto di insegnare alle sue figlie il taglio dei capelli e la rasatura della barba proprio per evitare che qualcun altro potesse maneggiare sul suo capo attrezzi potenzialmente pericolosi per la sua incolumità. E addirittura quando le figlie crebbero non si fidò neppure più di loro, così si fece bruciare i peli con un recipiente bollente. Non si fidava neppure delle mogli le quali venivano sottoposte a delle perquisizioni prima di potersi incontrare intimamente con lui. Cicerone scrive che un giorno Dionisio si era spogliato per giocare a palla e diede la propria spada ad un fanciullo. Uno degli amici presenti scherzando disse al tiranno che stava mettendo la propria vita in mano al giovane, il quale accennò un sorriso. Così Dionisio gli fece uccidere entrambi, l’amico perché aveva fornito un’idea per ucciderlo, il fanciullo perché ridendo aveva dato il proprio appoggio allo scherzo.

Sulla veridicità degli aneddoti i dubbi rimangono ma comunque la diffidenza e la poca misericordia di Dionisio vengono confermate anche da altri autori dell’antichità. Plutarco nei suoi “Moralia” sottolineò le grandi capacità di governo del tiranno siracusano. Ma l’autore greco narra anche che Dionisio non facesse uscire di casa il figlio per paura che potesse conoscere i suoi nemici e poter quindi in futuro tramare contro di lui. E Dante, evidentemente influenzato dalla letteratura classica, nel dodicesimo canto dell’Inferno della “Divina Commedia” ci parla pure lui della crudeltà del tiranno siracusano. Insomma, al di là dei singoli episodi della vita di Dionisio, la cui veridicità non può essere provata, sembrerebbero verosimili i suoi tratti caratteriali, i quali trovano concordanza nelle opere degli autori antichi.

In questo modo si spiegherebbero le ragioni per cui nel corso del tempo è stata elaborata la leggenda dell’Orecchio della latomia del Paradiso, una leggenda sviluppatasi sulla base delle manie di persecuzione e dell’atteggiamento sospettoso che animavano il sovrano siracusano. Diodoro Siculo nella sua “Bibliotheca historica” racconta altri episodi sull’irascibilità di Dionisio: per esempio, scrive che il poeta Filosseno fosse rinchiuso nelle latomie poiché aveva espresso un giudizio negativo sulla qualità dei componimenti poetici del tiranno siracusano. Naturalmente tutte queste storie, in gran parte fantasiose, su Dionisio e sulle latomie, contribuirono ad accrescere l’interesse e la curiosità sull’Orecchio di Dionisio e su Siracusa che divenne una tappa imperdibile per chi affrontava il Gran Tour arrivando in Sicilia.

Uno tra i visitatori più famosi del sito fu Guy de Maupassant che nel suo resoconto turistico “Viaggio in Sicilia” fornì un’altra versione della leggenda dell’Orecchio di Dionisio, sostenendo che il tiranno non utilizzasse la grotta per ascoltare le conversazioni dei prigionieri ma per ascoltarne i lamenti. Maupassant insomma enfatizzava maggiormente l’aspetto crudele rispetto a quello diffidente della fisionomia caratteriale del tiranno.

L’Orecchio di Dionisio, come abbiamo potuto vedere, è un luogo affascinante e suggestivo sia per le leggende che lo collegano al grande tiranno siracusano che ha segnato la storia della città, sia per la sua vicinanza allo straordinario teatro greco, sia per l’essere immerso in un luogo intriso di storia, cioè la latomia del Paradiso, dove tanti schiavi e prigionieri soffrirono terribilmente, dove molti vi morirono per le condizioni di detenzione e di lavoro a dir poco estreme. Infine, l’incredibile effetto acustico e la forma a s della grotta hanno contribuito a rendere l’Orecchio di Dionisio un luogo ancor più affascinante. L’incontro tra l’effetto acustico, la forma della grotta che ricorda quella di un orecchio e il carattere crudele e diffidente del tiranno ha creato una leggenda destinata a durare ancora per tanti secoli.

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