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Mafia: per i pm l’esponente radicale fermato era perfettamente inserito nei clan

lunedì 4 Novembre 2019

Per i magistrati sarebbe “pienamente inserito nell’associazione mafiosa”. Chiedeva al clan di intervenire per riscuotere crediti, partecipava a summit con fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro. Sono alcune delle accuse rivolte dai pm di Palermo a Antonello Nicosia, esponente Radicale fermato per associazione mafiosa. In uno degli incontri con gli uomini d’onore del clan di Sciacca, tenuto a Porto Empedocle a febbraio 2019, avrebbe parlato di una somma di denaro da far avere al capomafia latitante.

Secondo i magistrati, Nicosia usando il rapporto di collaborazione con la deputata Giusy Occhionero, riusciva ad entrare in carcere e incontrare diversi boss. Dall’inchiesta emerge il coinvolgimento di Nicosia in un progetto relativo alle carceri che, scrivono gli inquirenti, “interessava direttamente il capomafia latitante”. In cambio Nicosia si aspettava di ricevere “un ingente finanziamento non ritenendo sufficienti i ringraziamenti che diceva di avere ricevuto dallo stesso ricercato”.

Nicosia si sarebbe speso per aiutare detenuti del calibro di Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, detenuto a Tolmezzo al 41bis.

Sfruttando la possibilità che aveva di accedere nelle carceri, si sarebbe offerto di portare messaggi tra mafiosi liberi e boss detenuti. Nicosia ha partecipato a ispezioni nelle carceri di Sciacca (AG), Agrigento, Trapani e Tolmezzo (UD) potendo evitare la preventiva autorizzazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e sfruttando le prerogative riconosciute dalle norme sull’ordinamento carcerario ai membri del Parlamento e ai loro accompagnatori.

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