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Mafiosi al pistacchio a Taormina: Bronte s’indigna, il mago dei cannoli respinge le accuse

domenica 25 Agosto 2019
pasticceria Roberto a Taormina

E’ botta e risposta sui mafiosi al pistacchio, i dolci della discordia di “Roberto“, storica pasticceria di Taormina che in questi giorni è finita al centro di una rovente polemica per i nomi delle proprie specialità.

La questione è ormai nota e a scatenare il gran fermento sono stati “I mafiosi al pistacchio”, ricoperti da mandorle intere all’esterno e all’interno con un cuore di pura pasta di pistacchio, e poi i “Cosa nostra alle mandorle”, altro appellativo riservato ad alcuni dolcetti tipici della tradizione siciliana.

Da qui lo scontro tra chi ritiene che si tratti di un espediente per attirare l’attenzione di turisti e clienti e la replica della famiglia Chemi, proprietaria della pasticceria che respinge le accuse di speculazione e rimarca l’esistenza di quei dolci con quei nomi già da 30 anni.

Adesso nella vicenda di questi discussi prodotti di pasticceria, per altro recensiti anche nei siti e nelle guide specializzate di tutto il mondo, è entrato in scena il Comune di Bronte, che attraverso le parole del sindaco Calanna si è detto “indignato e chiede che vengano rimossi quei nomi dai dolci del “mago dei cannoli”.

Graziano Calanna

“La mafia ha detto il sindaco di Bronte, Graziano Calanna non può essere un brand, né tanto meno il nome di un prodotto tipico o di un dolce. Tutta Bronte condanna l’idea del pasticcere taorminese di chiamare dei dolci in vendita in quel modo. Il pistacchio e le mandorle sono prodotti tipici di eccellenza della nostra terra, frutto del sudore e della fatica di tanti uomini onesti che, con il loro agire quotidiano, combattono e si pongono in netto contrasto con la mafia. Bronte condanna non solo l’accostamento, sicuramente poco appropriato, di cattivo gusto e penalizzante per l’immagine del pistacchio e della mandorla, ma condanna in generale l’utilizzo della mafia come brand per tentare di ricavare dai turisti qualche soldino in più». Calanna ha poi “ringraziato” il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, “per essere intervenuto duramente”.

“Mi auguro che riesca a convincere il pasticcere della sua comunità che in Sicilia vi sono altri brand, di sicuro valore, su cui vale la pena puntare per valorizzare i propri prodotti”, ha aggiunto il primo cittadino di Bronte.

Bronte s’indigna, e la pasticceria di Taormina replica: “Le parole del sindaco di Bronte? Dispiace – afferma Erika, figlia di Roberto Chemi– che non abbia forse letto le nostre dichiarazioni e i nostri puntuali e precisi chiarimenti. La comunità di Bronte, che noi rispettiamo, non ha motivo di insorgere. Non abbiamo fatto un torto a nessuno e non abbiamo mai voluto offendere nessuno. Siamo persone perbene e non è corretto dire che noi abbiamo messo quei nomi “solo per ricavare qualche soldino”. E’ un’accusa che respingiamo, ricordando ancora una volta che i mafiosi al pistacchio non sono appellativi recenti ma parliamo di dolci che esistono da 30 anni e sui quali nessuno si è mai scandalizzato, quindi non c’è motivo per farlo nemmeno adesso”.

le specialità del mago dei cannoli

“I mafiosi al pistacchio sono stati mangiati e apprezzati anche i Capi Stato come Bill Clinton, il Re di Spagna e la Regina di Inghilterra. Siamo siciliani onesti e non abbiamo mai voluto speculare in nessun modo. Noi siamo contro la mafia, senza se e senza ma”, tiene a ribadire la famiglia Chemi.

E sulla possibilità che possa essere direttamente il Comune a chiedere che vengano rimossi i nomi, la famiglia Chemi si è espressa così: “In questi giorni – conclude la famiglia Chemi – abbiamo avuto tanta solidarietà soprattutto da parte dei nostri concittadini e di tanti commercianti ed operatori economici. Avremmo fatto molto volentieri a meno di tutto questo clamore, anche perché ci conoscono e ci apprezzano nel mondo e non abbiamo mai cercato questa pubblicità. Se il Comune di Taormina dovesse chiederci di rimuovere quei nomi, allora vorrà dire che l’eventuale ordinanza di divieto dovrà valere per tutti, visto che a Taormina come in diversi altri posti, c’è di tutto, dal cibo all’oggettistica, sino ai tour turistici, che porta questi nomi. Noi lo abbiamo fatto senza voler mancare di rispetto a nessuno, per esorcizzare con la bontà dei nostri dolci la negatività assoluta e indiscussa del fenomeno mafioso. Vedremo se ci saranno ulteriori sviluppi, noi siamo sereni e in pace con la nostra coscienza. Se poi ci sarà un divieto, o varrà per tutti o per nessuno”.

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