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Maurolico, un matematico siciliano tra medioevo e rinascimento

mercoledì 30 Settembre 2020

Il siciliano Francesco Maurolico fu un grande matematico di respiro europeo. Uomo cinquecentesco a cavallo tra cultura medievale e rinascimentale, si dedicò a molteplici interessi e campi di ricerca scientifica. Ebbe la fortuna di entrare in contatto con molti personaggi importanti della sua epoca. Conoscenze che gli favorirono la carriera e gli permisero di avere visibilità a livello internazionale.

Maurolico nacque nel 1494, anno in cui il trattato di Tordesillas determinò le aree di dominio tra spagnoli e portoghesi nelle Americhe. È il periodo in cui la Chiesa cattolico-romana si oppose fermamente alla teoria eliocentrica di Copernico, etichettata come sovvertitrice dell’ordine naturale e divino dell’universo. In questo quadro, la Sicilia costituiva la piazzaforte castigliano-aragonese in funzione anti ottomana, anche se ben presto sarebbe passata sotto il controllo spagnolo-asburgico con l’imperatore Carlo V d’Asburgo (precisamente il passaggio avvenne nel 1516). E Messina diventò un centro culturale di primissimo livello, infatti, gli intellettuali greco-romani (bizantini) fuggiti da Costantinopoli, dopo la conquista turca, iniziarono a frequentare la scuola di greco fondata da Costantino Lascaris.

Le opere elaborate in seno a tale scuola conobbero un’importante circolazione grazie alle stamperie degli allievi di Gutenberg. Pertanto, la diffusione della cultura e della lingua greca permise la conoscenza e la rilettura diretta dei testi di filosofia greca con conseguenze scientifiche importanti. Maurolico, uomo del suo tempo, si cimentò in diversi campi della scienza. Egli, da un lato, aveva tratti tipici di un uomo medievale, pensiamo, ad esempio, al suo interesse per l’astrologia, o alla sua ostilità per il riformismo e per le posizioni copernicane. Ma dall’altro, deteneva interesse verso le cosiddette scienze esatte o dure che lo rendeva un uomo dell’età Moderna. Il padre di Maurolico, che era stato studente di Lascaris, indirizzò il giovane Francesco allo studio del greco e dell’astronomia, mentre importanti maestri lo educarono nel latino, nella filosofia e nella retorica.

Dopo questo importante percorso formativo, nel 1521, Maurolico venne ordinato sacerdote e certamente la frequentazione di ambienti vicini al viceré Ettore Pignatelli, costituì una svolta importante per la sua carriera. In poco tempo lo scienziato si affermò come insegnante di matematica. Inoltre, Maurolico era in grado di leggere con disinvoltura codici in greco contenenti opere che in precedenza circolavano solo in traduzioni, spesso, non molto affidabili se non addirittura erronee. Così, con grande lavoro filologico lo scienziato messinese analizzò gli scritti di Euclide, Archimede e Pitagora dando vita a due opere molto importanti per l’epoca: la Sfera, un manuale fondato sull’astronomia tolemaica, e gli Elementa di Euclide. Maurolico coltivò interesse anche per la matematica applicata, cimentandosi nella realizzazione di macchine idrauliche, studiando l’occhio e le funzioni del cristallino e impegnandosi in diversi progetti di architettura militare. E nella Cosmographia confluirono le ricerche sull’astronomia e la trigonometria.

In questi anni Maurolico entrò in ottimi rapporti col marchese Giovanni Ventimiglia, diventandone precettore del figlio e al medesimo scopo venne anche scelto dal viceré Juan de Vega. Il soggiorno a Roma permise allo scienziato siciliano di fare la conoscenza di personaggi rilevanti, come Ottavio e Alessandro Farnese e come Ignazio Loyola, fondatore dell’ordine gesuitico. Maurolico, tornato in Sicilia, divenne monaco benedettino, rimanendo legato alla famiglia Ventimiglia e al viceré: addirittura il Ventimiglia diede vita ad un osservatorio astronomico nel castello di Pollina per appoggiare le indagini astronomiche di Maurolico, il quale, dal canto suo, continuò ad avere un approccio poliedrico alle scienze, collegando, ad esempio, la matematica alla musica, in uno studio che confluì negli Elementa musicalia.

Certamente, l’istituzione del Collegium primum e l’arrivo dei gesuiti a Messina furono circostanze che diedero a Maurolico ulteriori stimoli intellettuali, anche perché nel 1548 venne emanata la bolla di fondazione dello Studium di Messina che rivolse grandi attenzioni allo studio della matematica. E dal 1564 il matematico messinese s’impegnò affinché venissero introdotte nell’insegnamento universitario diverse materie scientifiche realizzando, allo stesso tempo, dei testi sintetici con un taglio didattico. In questa impresa venne, parzialmente, coadiuvato dai gesuiti con i quali Maurolico iniziò una fruttuosa collaborazione. Finalmente nel 1569 egli ottenne la cattedra di matematica presso lo Studium messinese.

Maurolico qualche anno prima, cioè nel 1571, aveva dato un importante contributo nelle operazioni belliche legate alla battaglia di Lepanto, nell’ambito della quale la città di Messina ebbe un peso geostrategico importantissimo. Don Giovanni d’Austria, comandante supremo della flotta della Lega Santa, nonché fratellastro di Filippo II, prima della battaglia si diresse al porto di Messina dove si stava raccogliendo la flotta cristiana. Sembrerebbe che in quest’occasione Don Giovanni incontrò proprio Maurolico il quale fornì all’ammiraglio informazioni metereologiche fondamentali per la conduzione della battaglia, carte nautiche e calcoli matematici per intraprendere la rotta migliore. E l’austriaco tornato vittorioso da Lepanto (la battaglia fu combattuta il 7 ottobre 1571) si sarebbe recato da Maurolico per porgergli i propri ringraziamenti e omaggiarlo.

Maurolico fu uno scienziato poliedrico, in grado d’intraprendere ricerche in diverse discipline della scienza, occupandosi di astronomia, musica, oculistica, trigonometria e geometria. E il comune denominatore era la matematica, le cui applicazioni pratiche si rivelarono utilissime e concorsero per la buona riuscita di una delle battaglie più famose della Storia, cioè la battaglia di Lepanto. Da non dimenticare è il contesto favorevole in cui Maurolico si mosse, in una Messina nella quale la vita culturale era intensa grazie alla scuola di Lascaris e alla successiva fondazione dello Studium messinese.

 

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