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Maxi truffe a istituti religiosi: base a Siracusa, 77 gli indagati

giovedì 23 Settembre 2021

Dal 5 settembre 2014 al 5 febbraio 2019 un gruppo ben organizzato con base a Siracusa e ramificazioni in tutta Italia avrebbe organizzato 148 truffe ai danni di istituti religiosi.

I Carabinieri, nell’ambito di un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto Salvatore Grillo, hanno sottoposto all’obbligo di dimora sette persone (4 residenti nel Siracusano e 3 nel Torinese) per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di istituti religiosi e case di riposo. Sono in corso le ricerche di un altro destinatario della misura.

Come ricostruito dagli investigatori gli istituti religiosi, molti dei quali ricomprendenti scuole paritarie o case di cura convenzionate, venivano contattati da soggetti che dichiaravano di essere impiegati regionali, provinciali o comunali, direttori e impiegati di banca o di uffici postali e preannunciavano lo stanziamento di somme di denaro, nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro, a titolo di contributo per le attività scolastiche svolte, rimborsi di vario genere, donazioni di benefattori contributi pensionistici. Gli indagati riferivano che l’Ente erogatore aveva erroneamente stanziato una somma maggiore rispetto a quella spettante, motivo per il quale veniva chiesta l’immediata restituzione delle somme eccedenti (in genere da mille a 3mila euro). Le vittime restituivano le somme tramite vaglia postali veloci o mediante ricariche postepay intestati a complici. Oltre agli 8 indagati sono state denunciate 69 persone, che dietro compenso (dai 200 ai 400 euro), procuravano carte ricaricabili, schede telefoniche per contattare le vittime e notizie utili per guadagnarne la fiducia.

Nel corso dell’attività è stato disposto anche il sequestro di 21 conti correnti riconducibili agli indagati. Durante le perquisizioni sono state sequestrate 10 carte di credito/debito, ulteriori 8 carte “vergini” per la clonazione provviste di microchip e 16 mila euro in contanti.
Tre dei soggetti coinvolti nell’operazione sono risultati percettori di reddito di cittadinanza: per loro è stata proposta la revoca del beneficio.

 

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