Busetta: "Crescita lenta. Sicilia cresce meno delle altre Regioni"
“Mayday, Mayday”: il Mezzogiorno lancia l’allarme. Il Report della Fondazione Curella | VIDEO
Nel 2017 il Mezzogiorno è cresciuto, ma poco e di meno rispetto al resto del Paese. E anche le previsioni sul 2018 confermano una tendenza molto simile a quella già vista. Una ripresa dell’economia molto timida che non consente al Sud di recuperare il terreno perduto negli anni drammatici della crisi in termini di ricchezza ed occupazione, né tanto meno a ridurre il divario storico con il Centro Nord.

“L’economia del Mezzogiorno e delle Isole – ha spiegato Busetta – a distanza di tre anni dalla fine delle recessione, resta ancora imprigionata nelle maglie di un processo di rilancio troppo lento, non in grado di assicurare nel breve-medio termine il risanamento delle ferite causate dalla crisi. Continuando di questo passo – e supponendo un cammino con la stessa andatura del triennio 2015/2017 – occorreranno non meno di dieci anni per ritornare alle condizioni dell’anno precrisi, il 2007. E ciò, nonostante le recenti stime Istat indichino una crescita del Pil nel 2015/2016 del 2,4%, superiore al +1,8% del Centro/Nord. E malgrado che le analisi del Report Sud abbiano raffigurato il proseguimento nel 2017 della fase di recupero. Se tutto va bene e se le turbolenze che incombono sui mercati finanziari e sugli scambi internazionali non attiveranno shock inaspettati, dopo quasi un quarto di secolo – sette anni di crisi e tredici di ripresa – si ritornerà al punto di partenza. Per questo abbiamo voluto dare come titolo al Report Sud numero 34 “Mayday, mayday, il Sud lancia l’allarme”.

“La cauta ripresa dell’economia – osserva Alessandro la Monica, presidente Diste Consulting – se ha prodotto un parallelo e lento recupero di occupati, sta determinando dal lato della disoccupazione una discesa discontinua e assai modesta, frenata anche dall’ingresso sul mercato del lavoro di soggetti inattivi, incoraggiati dalla percezione che siano aumentate le probabilità di trovare un impiego”.
Il tasso di disoccupazione ha mantenuto nel 2017 un livello (19,4%) non discosto da quello dell’anno precedente (19,6%), a sua volta sceso di 1,1 punti percentuali sul massimo storico del 2014. Il confronto rispetto a dieci anni prima mostra un ingrandimento di 8,4 punti percentuali, con peggioramenti estesi per genere e per classi di età. Tra gli 8,2 milioni di famiglie residenti, 700 mila famiglie costituite da circa 2 milioni di persone soffrono condizioni di povertà assoluta, con risorse insufficienti a garantire un livello di vita accettabile. Si tratta dei potenziali beneficiari del reddito d’inclusione, una pletora di indigenti in cui verranno selezionati quelli in regola con i requisiti per accedere ad un contributo economico di circa 500 euro per diciotto mesi rinnovabili per altri dodici.
In base al profilo congiunturale del secondo semestre del 2017, le prospettive nel breve termine possono essere ritenute moderatamente favorevoli. Le proiezioni indicano il conseguimento di un tasso di crescita dell’1,3%, in avvicinamento alla dinamica dell’area centro settentrionale (+1,6%). Per l’occupazione si sconta un aumento di 64 mila unità (+1,0%), in decelerazione rispetto ai ritmi del triennio precedente, e un marginale alleggerimento del tasso di disoccupazione (18,9%).