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Messina, l’assessore designato Grazia: “Ecco le strategie per sanare i conti e crescere”

lunedì 30 Maggio 2022

Non c’è sviluppo se non si risanano i conti. Al contempo dobbiamo affiancare al Piano di riequilibrio altri percorsi che siano di crescita e di rilancio”. Giuseppe Grazia è l’uomo dei conti, dei bilanci, degli strumenti finanziari nella squadra di Maurizio Croce. Lo è per competenza ed anche per esperienza. A lui il candidato sindaco del centrodestra ha affidato l’ambito più strategico, il Piano di riequilibrio, una telenovela che “festeggia” a dicembre il decennale e che diventa sempre più ingarbugliata.

Messina non ha bisogno di un guardiano dei conti- ha detto Maurizio Croce– ma di un tecnico esperto che si occupi del Piano di riequilibrio e per questo ho designato Giuseppe Grazia. Dobbiamo ripristinare il dialogo tra le istituzioni, un approccio di confronto e non di scontro”.

Il Piano di Riequilibrio dalla prima versione, quella targata commissario Luigi Croce nel lontano 13 dicembre 2012 ha avuto diverse rimodulazioni (sette) e sarà oggetto di una riformulazione non appena sarà eletta la nuova amministrazione. La normativa infatti prevede che la prossima giunta avrà 150 giorni di tempo per decidere se portare avanti l’ultima versione del Piano, quella “last minute” presentata da De Luca il 1 febbraio 2022 avvalendosi di un decreto del governo Draghi del dicembre 2021, oppure riformulare il Pluriennale. Insomma, a conti fatti, ripercorrendo 10 anni di vicende, come spiega Giuseppe Grazia: “Siamo all’anno zero, perché la Corte dei Conti non dovrà più esprimersi sul Piano di riequilibrio cosiddetto Salva Messina, approvato nel 2018, ma allo stesso tempo non potrà esprimersi su quello presentato a febbraio perché passerà ancora tempo e spetterà in ogni caso a chi si insedierà valutare come procedere”.

Grazia, come già aveva fatto l’assessora designata del centrosinistra Antonella Russo, ripercorre le tappe dal 2012 ad oggi. Il Pluriennale infatti ha avuto una storia travagliata e strada facendo da decennale è diventato ventennale (2014-2034). Soprattutto sono cambiati i numeri. Dopo le rimodulazioni dell’era Accorinti è subentrata la giunta De Luca che nel dicembre 2018 ha approvato il Salva Messina.

Tre anni dopo, nel 2021 la Corte dei Conti si è espressa sul Piano di riequilibrio targato De Luca, a dicembre ed ha rilevato una serie di criticità e falle. L’ex sindaco, nel rispondere alla Corte dei Conti rispetto alle cose evidenziate ha però, sul fil di lana, presentato un nuovo Piano di riequilibrio, il 1 febbraio 2022 avvalendosi di una norma del governo Draghi. Ed è così che si deve ricominciare da zero, perché è su questo nuovo Piano che ricomincia l’iter.

“Anche le cifre sono diverse- spiega ancora Grazia– Siamo passati solo per fare un esempio dai 450 milioni del 2015 ai 552 milioni del 2018 per poi scendere a 140 nell’ultima versione, questa di febbraio. Lo stesso De Luca ha ammesso che i 552 milioni del 2018 erano stati in un certo senso gonfiati per spingere i creditori ad accettare le transazioni per timore di insolvenza da parte dell’amministrazione. Ci sono molti aspetti da analizzare, voce per voce. C’è la parte che riguarda i debiti fuori bilancio ridotti a 70 milioni. C’è da capire in che modo sarà coperto il disavanzo. Dobbiamo capire qual è l’effettiva entità dell’indebitamento e quindi valutare il da farsi. Ci sono però due aspetti che voglio sottolineare: il primo è partire dal presupposto che non c’è solo il Piano di riequilibrio ma altri strumenti per avviare una crescita. Il secondo è il dialogo con le istituzioni, che è fondamentale”.

Da un lato infatti ci sono le misure rigorose previste dal Pluriennale per sanare i conti, dall’altro ci sono invece strumenti per portare ossigeno alle casse del Comune. In questo senso il Pnrr è importante così come le altre fonti di risorse, ma anche la possibilità di utilizzare il turn over per assumere, o l’adozione di una piccola tassa d’imbarco pari a 2 euro per chi sbarca a Messina.

E’ facile dire cifre, assumiamo mille, duemila, cinquecento persone- continua Grazia– Noi invece diciamo, intanto non licenziamo e poi aggiungiamo che il numero di nuove occupazioni non è legato solo al Piano di riequilibrio ma alla nostra capacità di utilizzo degli altri strumenti, dal Pnrr alle altre fonti”.

Sulle partecipate non ci sarà una mannaia ma una riorganizzazione che punti a far funzionare la macchina organizzativa, così come a Palazzo Zanca. Più approfondito invece il discorso sulla Patrimonio Spa che potrebbe non restare in piedi.

Punteremo molto sulla riorganizzazione delle partecipate, sul welfare, sport, turismo e sulla motivazione del personale. Non è possibile che con oltre mille dipendenti ci siano solo 5,6 dirigenti. Infine il dialogo con le istituzioni. Quello è fondamentale. Tra tutte le Città Metropolitane d’Italia solo Messina non ha ottenuto quel sostegno finanziario ed economico del quale necessita”

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