Il figlio di Pio La Torre, il dirigente del Pci ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982, è stato indicato assessore alla Legalita’ da Fabrizio Micari, candidato presidente della Regione siciliana per il centrosinistra. Franco La Torre, 61 anni, storico, cooperante ambientalista ed ex dirigente di Libera, e’ stato designato per l’inedita delega alla Legalita’ e alla Cooperazione internazionale.
Questa la notizia. Sul profilo e sulla figura nulla da eccepire. Degno forse di chiarimento il meccanismo, che in questa prima fase è stato forse illustrato frettolosamente, per il quale un assessore possa essere designato per una delega di sicuro rilievo, e meritevole di grande attenzione, ma che rimane piuttosto generica e slegata rispetto alle funzioni organizzative delle strutture regionali, recentemente modificate.
Micari in apnea sceglie dunque di puntare sugli argomenti forti per tentare la rimonta. Un dato oggettivo che rimane piazzato al centro della scena.
La Torre alla legalità, dunque, potrà essere inserito in uno schema di deleghe più ampie e non occuparsi solo di questo. Senza contare che occorrerà una modifica al regolamento di attuazione della legge regionale di organizzazione della struttura amministrativa.
A parte la considerazione di carattere generale che il rispetto della legalità dovrebbe essere elemento intrinseco alla attività della pubblica amministrazione e che l’istituzione di una delega apposita suonerebbe come dire che le cose che si fanno di regola non sono di norma legali, tutte considerazioni che la gente comune può fare in qualsiasi momento, c’è un precedente anche poco fortunato che al Pd ricordano con scarso entusiasmo.
Fu in occasione della nomina di Alfonso Sabella da parte dell’allora sindaco di Roma Marino che gli attribuì proprio la stessa delega che oggi avrà La Torre.
Marino assegnò a Sabella, già assessore capitolino alla legalità, anche la delega al litorale di Ostia, in seguito alle dimissioni del presidente del X Municipio Andrea Tassone, che pur motivandole per “la forte presenza della mafia sul litorale romano“, fu posto agli arresti domiciliari per i fatti relativi all’inchiesta Mondo di Mezzo di Mafia Capitale.
A fine ottobre, sei mesi dopo, finì l’esperienza di entrambi al Comune di Roma.
Magari Micari nelle prossime ore chiarirà utilizzo, funzione e baricentro della delega in questione.
In ultima analisi, massimo rispetto per i protagonisti della lotta alla mafia, per i simboli e i familiari. Di fronte a loro ci si inchina con deferenza.
È sull’uso dei simboli che incominciano a nascere dubbi. Specie in campagna elettorale.