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Morte Mario Biondo: trovate nuove prove sul caso del cameraman palermitano

venerdì 23 Aprile 2021
Mario Biondo

Sono ancora molti i punti oscuri della vicenda di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato morto nella sua casa di Madrid nel 2013. Ci sono elementi mai analizzati, messaggi tradotti sommariamente con google translator e mai sottoposti a un interprete, esami superficiali degli account social, informazioni che, già nel 2014, avrebbero potuto fornire input utili e probabilmente importanti alle indagini. Queste sono le novità emerse dal lavoro di Emme Team, un gruppo di consulenti legali e para legali italo-americani che si occupa di gialli irrisolti, incaricato di svolgere indagini difensive per conto della famiglia della vittima.

Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è stato avocato dalla Procura generale di Palermo per ulteriori approfondimenti. Tra gli elementi emersi dall’analisi della vecchia consulenza disposta dalla Procura, che è agli atti da 7 anni, emergerebbe che tra gli allegati ottenuti dalle copie forensi dei dispositivi elettronici e degli account sociali di Biondo sarebbero presenti informazioni che potevano già all’epoca dimostrare la presenza
di altre persone nell’appartamento in cui il ragazzo fu trovato senza vita.

Analizzando la consulenza depositata dal tecnico incaricato dalla Procura, che nelle sue conclusioni nel 2014 aveva scritto che l’account Facebook della vittima era poco utilizzato, se non per qualche messaggio inviato tra il 2010 e il 2011, gli esperti di Emme Team hanno scoperto
che qualcuno vi ha avuto accesso anche dopo la sua morte. Scoperti inoltre più di 1000 messaggi raggruppati in 239 pagine di backup, tra il 2010 ed il 30 maggio 2013, data del decesso. Inoltre, altri 800 messaggi di eventi in 129 pagine di backup, centinaia di messaggi e interazioni, tra il 2010 ed il 2013, decine di richieste di amicizia ricevute e inviate la settimana prima della morte.

Si tratta di dati che contrastano con le conclusioni del tecnico dei pm. Le indagini difensive hanno svelato anche particolari sull’uso della carta di credito di Mario Biondo. All’ora del decesso, dalle indicazioni trovate, il cameraman si sarebbe trovato in casa con il telefono e il computer connessi al Wi-Fi e in contemporanea a oltre un km di distanza, avrebbe pagato con la carta di credito, che non è mai stata trovata, per una consumazione in un cocktail al bar.

Gli esperti nella loro relazione hanno anche sottolineato che la traduzione dei messaggi in spagnolo della moglie di Biondo, la conduttrice tv, Raquel Sanchez Silva, presentatrice della versione spagnola de “L’Isola de Famosi“, sono stati tradotti con Google Translator. La maggior parte infatti risultano incomprensibili. Errore che, secondo i tecnici della difesa, non ha permesso di portare all’attenzione del pm informazioni che
potevano essere importanti per ricostruire quanto accaduto a Mario Biondo.

Dall’analisi dei rapporti prodotti dal software usato per ottenere le copie forensi dei dispositivi, infine, si sarebbe scoperta una discrepanza tra l’orario di creazione indicato dal perito e quelli realmente riscontrati dalle proprietà dei file. Differenza oraria che diventa ancor più importante, nel momento in cui si è scoperta l’assenza nelle copie forensi delle attività Facebook di quella notte, quando invece quelle dell’account email confermavano l’uso del social da parte di Mario prima di essere trovato morto.

Biondo, ricordiamo, fu trovato impiccato ad una libreria della sua abitazione a Madrid. All’epoca nessuna indagine fu svolta dalle autorità spagnole che da subito parlarono di suicidio. La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio, disponendo anche la riesumazione del corpo. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta seguì la richiesta di archiviazione.

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