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Nasce la scuola politica del PD a Palermo

mercoledì 4 Novembre 2020

Il Partito Democratico palermitano nei prossimi giorni inaugurerà una scuola politica rivolta agli amministratori locali.

È un’iniziativa lodevole, soprattutto in momento un cui, anche a livello di responsabilità istituzionali, spesso prevale superficialità, ignoranza e trovano poco spazio le competenze.

L’iniziativa s’inserisce nel quadro di un impegno più generale che il segretario Rosario Filoramo sta portando avanti nel riorganizzare e rilanciare il partito.

Essa, però, coglie anche un’esigenza diffusa, soprattutto tra chi avverte il declino della politica, la perdita di fascino, al punto di essere considerata perfino da taluni una cosa inutile e dannosa, un luogo di maneggioni e di corruzione da cui stare lontano, dando linfa al qualunquismo e al populismo.

Tuttavia, anche tra la gioventù più attenta e tra chi pratica una professione, dai luoghi di produzione o di servizio alle comunità, si avverte il bisogno di pensare, di ricercare, di discutere, di confrontarsi, di approfondire per essere sempre più all’altezza dei compiti che ognuno è chiamato a svolgere e di riscoprire il ruolo e il significato della Politica.

Alla luce di queste considerazioni, proprio perché la Scuola prende avvio con un corso rivolto agli amministratori locali, occorre evitare il pericolo di scivolare verso il tecnicismo, perché non basta avere consiglieri comunali, assessori e sindaci in grado di interpretare la legge, di saperla applicare, di conoscere la macchina amministrativa, i regolamenti e le normative. Tutte cose importanti che possono rendere più efficienti le istituzioni.

La scuola e il Pd, però, non ha bisogno di tecnocrati ma come diceva Gramsci di specialisti più politici, le due qualità che formano un dirigente.

Ecco perché, oltre alle conoscenze tecniche e amministrative, occorre che la Scuola offra al PD la possibilità di colmare una carenza progettuale, indichi una visione di società in un momento di smarrimento ideale  e morale che si avverte tra i cittadini.

Un progetto che deve recuperare le radici  e il retroterra storico e culturale delle due componenti politiche che hanno dato vita al PD e da cui partire per costruire un nuovo pensiero politico.

Come ha scritto il filosofo Biagio De Giovanni  “un partito che nasce senza memoria storica è un monstrum storico che immagina di sedersi su quella astoricità considerata ormai un tratto distintivo delle nostre società, che non si pone più nemmeno il problema pedagogico di acuire rispetto ad essa i propri strumenti“.

D’altronde una scuola politica deve essere collegata a un progetto. Quella annunziata da Cuffaro si propone di ricostruire un centro moderato e rifare La Democrazia Cristiana, ma anche il Centro Pedro Arrupe, la scuola di Padre Bartolomeo Sorge, scomparso recentemente, fu lo strumento di quel progetto politico che diede vita alla “Primavera” di Leoluca Orlando.

Questa scuola del PD  Filoramo l’ha chiamata, Frattocchie 4.0, la mitica scuola del PCI. A tal proposito vi è bellissimo libro di Adriana Tonelli “A scuola di Politica”, dedicato appunto alla scuola delle Frattocchie.

Credo che per la prima volta si sia scritto un libro su una scuola di Partito che ha attraversato  fino al 1993 tutta la storia d’Italia. Voluta da Togliatti essa si proponeva di formare una nuova classe dirigente ed elevare il livello culturale dei militanti nelle fabbriche e nelle campagne.

A tal proposito sono significative le considerazioni dell’Autrice: “L’eredità delle Frattocchie non è stata raccolta da nessuno, anche perché non esistono più i partiti di massa tradizionali ed è scomparsa la volontà di formazione permanente. Le scuole politiche attuali consistono in brevi soggiorni e corsi dove i giovani militanti vanno ad ascoltare relatori e partecipano a dibattuti su alcuni temi di politica corrente. Niente a che vedere con l’esempio delle Frattocchie che intendeva la scuola come palestra di formazione continua e di dura conquista dell’abilitazione alla carriera politica“.

Non si tratta ovviamente di ripetere quella esperienza, ma da quella esperienza si dovrebbe recuperare il senso della politica come progetto, impegno, passione , esercizio allo studio.

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