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Nel segno del Renzismo, lo show del teatro di Siracusa che rinasce (si spera)

lunedì 2 Gennaio 2017

E’ stato un po’ come partecipare ad una grande festa privata, con giovani hostess con in  mano fogli con nomi e cognomi di invitati e ricevute da esibire, per altri, ad indicare il pagamento del biglietto. Su 406 posti, 200 paganti e 180 inviti per la serata inaugurale del Teatro Massimo Comunale di Siracusa. Il parterre composto da giovani renziani siracusani e da signore e signori di una certa età, probabilmente gli stessi che nel 1958 giovanissimi salutarono l’ultima Cavalleria Rusticana in scena. Della intitolazione a Salvo Randone, decisa su votazione in un Consiglio Comunale del 2006, nessuna traccia. Nessuna traccia neanche della classe politica che, a sentirla oggi, è stata quella che ha fatto arrivare in città tutti i milioni di euro, controllandone la giusta destinazione questa volta, che hanno poi consentito il restauro e la ristrutturazione definitiva del Teatro Comunale. E, proprio come usa oggi, nessuna traccia degli ex sindaci Titti Bufardeci e Roberto Visentin, che tanto fecero per quella che finora era stata  l’opera incompiuta siracusana di maggiore età. Oggi, il Teatro Comunale di Siracusa splende nella sua straordinaria bellezza e mostra un cartellone sino a gennaio, a parte qualche nome di richiamo nazionale come Enrico Lo Verso, Orazio Sciortino e Paolo Fresu, di provinciale offerta culturale.

I dipinti sulla volta e nei festoni delle logge in puro stile liberty di Gustavo Mancinelli, coadiuvato dai decoratori Rocco Lentini e Giuseppe Enea, tutti di scuola palermitana, sono illuminati alla giusta maniera e sono, insieme al rosone, la parte in assoluto originaria meglio trattata nell’opera di restauro. Gli stessi decoratori di fine 800 che Giuseppe Damiani Almeyda nel 1887, esecutore del progetto, portò con sé da Palermo, dopo aver consegnato alla città il Politeama, ne sarebbero fieri. Il Teatro Massimo, per i siracusani privati da quasi sessanta anni, è il più bello del mondo e, forse per una sera, fa dimenticare il resto della città. Il Presidente della Commissione Comunale di Vigilanza per gli Spettacoli Pubblici, Gaetano Azzia, parla di un instancabile lavoro dell’ultimo mese che ha visto il completamento di impiantistica generale con la Commissione stessa impegnata in quattro sedute di dieci ore ciascuna. Si parla di un apporto gratuito di cinque ditte private che ha permesso di completare i lavori, oltre all’Associazione Nazionale dei Carabinieri. Dell’organo di vigilanza comunale fanno parte esponenti dei Vigili del Fuoco, dell’Ufficio Tecnico, dell’ASP e vari professionisti. “Il teatro di fatto ha una concessione valida sino al 15 febbraio 2017 ma lavoreremo in tempo – assicura Azzia –  perché si possano avere altre deroghe e andare avanti, come accade in tutti i teatri d’Italia”.

Alt. Dopo anni di contese e litigi addirittura dalla nascita nell’ultimo ventennio dell’800 (inaugurazione ufficiale avvenne nel 1897 dopo la deposizione della prima pietra del 1872), ancora oggi la politica fa di questo edificio un volano di propaganda politica. Si parla di un cartellone già immaginato per il 2017 ma di cui nulla è dato sapere e, soprattutto, topsecret su eventuali nomi di direttori artistici. E se il sindaco Giancarlo Garozzo in persona parla di autorizzazione definitiva, qualcun altro della giunta ricorda che faranno di tutto per risolvere definitivamente la cosa. La buona volontà, si sa, è uno dei pregi di questa amministrazione.

whatsapp-image-2016-12-29-at-17-44-55Il mantenimento dell’assetto originario di fine ottocento, sia nella sua struttura che nei decori, pur sacrificando nella sua capienza originaria quasi metà dei posti (dai mille originari oggi si parla di 476) è l’impegno assunto nell’ultimo decennio da quanti si sono avvicendati nell’opera di ristrutturazione dell’immobile. Il tutto nasce dopo un primo intervento dell’assessore Alessandro Musco, amministrazione Titti Bufardeci. La foto a lato è datata 2003 e ritrae il momento della ripresa dei lavori, di messa in sicurezza e del restauro del palazzo. Presente l’allora assessore regionale alla Protezione Civile Michele Cimino. Il successivo lavoro di impiantistica e arredo avviene grazie ai fondi della legge regionale 433 ottenuti con l’allora assessore regionale Fabio Granata. Un lavoro attento è stato quello di un altro assessore comunale di qualche anno fa, Ferdinando Messina.

Nessuno di questi né presenti, né invitati alla cerimonia di inaugurazione. Nel frattempo il restauro di maggiore peso avviene con l’equipe del professore Guido Meli del Centro Regionale per il Restauro. Di fatto, però, il teatro ottiene l’ultimo fondamentale consolidamento strutturale grazie ad un mutuo di quattro milioni di euro che la precedente amministrazione Visentin ottiene, a cui per la verità la stesso Giancarlo Garozzo, allora capogruppo di minoranza, si oppose. E’ grazie a questo mutuo che il Teatro Massimo di Siracusa viene completato ed i suoi affreschi liberty, che vedono impegnate straordinarie professioniste siracusane come Sabina Rizza e Nicoletta Scariolo, tornano alla bellezza originaria. Particolare attenzione da parte dell’ architetto Concetta Carta, direttore dei lavori, è stata in questi anni prestata all’arredo interno, al vestibolo con soffitto a cassettoni da restituire alla sua bellezza originaria, alla pulizia della pietra e alla pulitura dei marmi.

Dal 2013 il teatro comunale vede impegnata l’attuale amministrazione in braccio di ferro per l’attuale impianto antincendio non adeguato, dichiarato addirittura “capace di sfregiare” il teatro stesso. Il sito, che ha ricevuto gli ultimi lavori di adeguamento degli impiantistica sino a qualche mese fa, in questi ultimi tre anni viene aperto al pubblico solo per visite guidate, feste private con dono due lampadari degli stilisti Dolce e Gabbana. C’è da chiedersi se un teatro, i cui lavori tenuti in gran segreto, non servisse all’attuale amministrazione dalla memoria troppo corta, a dare qualche boccata d’ossigeno dopo gli ultimi mesi di esagerata debacle mediatica nazionale. L’apertura del 26 dicembre contiene l’omaggio del maestro Domenico Guzzardo del Coro Conca d’Oro di un pezzo della Cavalleria Rusticana. La stessa opera con cui nel 1958 chiuse i battenti.

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