Condividi

No allo strapotere delle “Major”

lunedì 31 Gennaio 2022

Ricordate quando, un paio di giorni fa, vi ho raccontato della mia disavvenuta con Wikipedia e con il suo arbitrario metodo di scelta relativo a “cosa sia cultura” e cosa non lo sia? Ma soprattutto, credevate, forse, che la cosa potesse concludersi lì? Ma neanche per idea!

Qualche giorno fa, durante le mie solite scorribande lavorative in rete, ho appreso, con mio sommo stupore, che Wikipedia mi ha bannato a vita, e, peggio ancora, ha bannato ogni riferimento al mio Blog sulla sua piattaforma: l’unica colpa che ho, pensate, è stato quello di ribellarmi ad un sistema basato su persone che, secondo pareri assolutamente soggettivi, decidono cosa è “culturalmente rilevante” e cosa non lo è. Se, però, chiedi spiegazioni, spieghi con dati certificati e concreti le tue ragioni, e discuti facendo valere quelle che sono realtà concrete, come risultato ti ritrovi ad essere bannato per sempre, ed impedito, addirittura, a ricreare nuovamente quella voce.

Già questo, di base, la dice molto lunga sul concetto di “libertà” da sempre espresso da questa “enciclopedia”, ma giacché penso che costoro abbiano già fatto – pubblicamente – la figura che ben vi ho raccontato nei miei articoli, non staremo di certo qui ad insistere ulteriormente sull’argomento, ma la soddisfazione di “sputtanare”, concedetemi il termine, quest’assurda vicenda, davvero, è impagabile.

Ciò che tutta questa vicenda, però, mi spinge a pensare, è quanto “potere” releghiamo a poche Major, che, di fatto – diventando quasi monopoliste, e assolutamente coscienti del potere che è stato loro dato – si sentono assolutamente in grado di decidere per noi, e se la cosa non ti sta bene ti mettono a zittire in un niente. Non è solo relativo all’esempio che vi ho raccontato in queste settimane, ma vale anche per tantissimi altri marchi, Siti Web, servizi, che sanno di essere in posizione assolutamente rilevante, e come tale ne approfittano!

In fondo, il ragionamento di costoro si basa sul principio secondo cui è l’utente finale ad avere interesse, mica loro: se all’utente non sta bene quel determinato tipo di trattamento, quelle determinate regole da loro imposte, semplicemente se ne va altrove e sono fatti suoi, ma si ritroverà, ad esempio, a pagare due volte e mezzo il prezzo dello stesso paio di scarpe che si trova su quel determinato E Commerce. Non ti sta bene? Paghi di più. Non ti sta bene che io – enciclopedia online – decida se tu sei “culturalmente rilevante” o meno? Osi, addirittura, discutere le mie scelte? E io non solo ti banno, ma, addirittura, impedisco anche che qualcuno possa creare, di qua al futuro, quella stessa voce.

Devo ammettere che, per mia formazione personale e per mia indole, non sopporto i ricatti, e ancora meno sopporto coloro che si ergono a unici detentori della Verità, ma devo anche ammettere che siamo stati noi a dare a costoro tutto questo potere, tutta questa libertà. Eppure, questo confligge proprio con quei valori etici e morali che questi marchi e questi siti si fregiano di portare avanti con grande dedizione, ma è solo l’ennesimo esempio di quella imperante ipocrisia che la modernità sembra portare con sé, e il discorso non vale solo per il mondo online, sia chiaro, ma anche per quello offline, quello fatto di persone vere, di volti, di gente che parla e dialoga.

Siamo talmente abituati ed assuefatti allo strapotere di chi si fa i fattacci suoi a nostre spese, che lasciamo che le cose avvengano senza battere ciglio: probabilmente ci siamo anche arresi all’impunità di certe situazioni, alla consapevolezza che, tanto, non cambierà niente lo stesso, che le cose resteranno uguali perché nessuno controlla davvero.

Riceviamo chiamate automatiche a qualsiasi ora del giorno e della notte, e tutte con un numero di telefono diverso? Imprechiamo, perdiamo la pazienza, ma alla fine ci arrendiamo, e chissenefrega se la Legge parla chiaro e dice che le cosiddette “robocall” sono illegali. Tanto, nessuno fa niente… Tenti di far valere le tue ragioni e vieni bannato a vita? “E tanto, io che posso fare… Parlo, parlo, ma nessuno farà mai niente, e le cose resteranno sempre le stesse…”

Ecco. Questo è esattamente il modo esatto di inaridirsi, di non credere più in una vera Giustizia, di non credere più ad un cambiamento concreto, soprattutto quando ti rendi conto che, ormai, il limite del buon senso è stato superato da fin troppo tempo. Ma tanto, a noi che ce ne fotte?

Questo articolo fa parte delle categorie:
Condividi
ilSiciliaNews24

Francesco Zavatteri: “Chi spaccia il crack vende morte ai ragazzi” CLICCA PER IL VIDEO

Seconda parte dell’intervista de ilSicilia.it a Francesco Zavatteri, padre di Giulio, giovane artista palermitano, ucciso da un’overdose di crack all’età di 19 anni il 15 settembre 2022. L’importanza delle strutture nei quartieri delle città, le proposte dal basso e le iniziative legislative sul tema della tossicodipendenza.

BarSicilia

Bar Sicilia, Di Sarcina e la rivoluzione dei porti del mare di Sicilia Orientale CLICCA PER IL VIDEO

Dal Prg del porto di Catania ai containers ad Augusta, passando per lo sviluppo di Pozzallo e l’ingresso di Siracusa nell’AP, il presidente Di Sarcina spiega obiettivi e progetti

La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.