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Omicidi di mafia nel Messinese, scatta il blitz: quattro arresti

mercoledì 30 Gennaio 2019

I carabinieri del Ros di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda nei confronti di quattro persone accusate di essere mandanti o esecutori materiali di altrettanti omicidi, uno commesso col metodo della lupara bianca.

I delitti sarebbero stati ‘commissionati’ dalla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto.

In carcere sono finiti anche i capimafia del clan.

Le indagini si sono giovate del contributo di diversi collaboratori di giustizia ed hanno consentito agli investigatori di fare luce su quattro omicidi commessi a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo, in un periodo compreso tra il 1997 ed il 2001.

Il primo riguarda l’omicidio di Giovanni Catalfamo, commesso a Barcellona Pozzo di Gotto il 29 settembre 1998, che viene contestato a Salvatore Micale, in concorso con altri indagati già giudicati per lo stesso episodio. Il movente sarebbe da ricercarsi nell’intenzione da parte dell’organizzazione mafiosa di inviare un avvertimento inequivocabile a chi esercitava l’attività di usura, cosa di cui sarebbe stato sospettato Catalfamo. Micale avrebbe avuto il compito di segnalare agli esecutori materiali il passaggio della vittima per dare il via all’azione delittuosa.

Il secondo caso riguarda l’omicidio di Domenico Tramontana, commesso il 4 giugno 2001, sempre a Barcellona Pozzo di Gotto. Il delitto è già stato oggetto del procedimento “Gotha 6” ma in quella sede il giudice aveva rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Giovanni Rao, esponente di vertice del clan mafioso barcellonese, al quale l’omicidio viene adesso contestato, in qualità di mandante, alla luce delle dichiarazioni dei nuovi collaboratori e delle indagini del Ros.

Tale omicidio assunse una particolare valenza negli assetti della mafia barcellonese di quel periodo, poichè Tramontana, come riportato anche nell’ordinanza di custodia cautelare, faceva parte del direttivo dell’organizzazione mafiosa barcellonese, pertanto la sua soppressione non poteva che essere decretata dai vertici del sodalizio. Alla base di tale decisione, l’asserita, eccessiva intraprendenza di Tramontana che, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, pretendeva di espandere eccessivamente i propri profitti.

Il terzo fatto di sangue riguarda l’omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona Pozzo di Gotto il 12 dicembre 1997 con il metodo della “lupara bianca”. Il delitto viene contestato ad Antonino Calderone, in concorso con altri.

Bonomo sarebbe stato ucciso, per decisione dell’allora vertice della famiglia barcellonese, poichè avrebbe commesso furti senza la preventiva autorizzazione del clan, mettendo in crisi il tradizionale controllo del territorio da parte dell’organizzazione mafiosa.

La vittima sarebbe stata attirata in un’area isolata alla periferia di Barcellona Pozzo di Gotto con il pretesto di compiere alcuni furti e qui soppressa a colpi d’arma da fuoco.

Gli autori avrebbero, poi, occultato il cadavere, che non é stato mai ritrovato. L’ultimo delitto riguarda l’omicidio di Stefano Oteri, ucciso a colpi d’arma da fuoco la sera del 27 giugno 1998, davanti all’abitazione della sorella, a Milazzo, da killer giunti a bordo di una moto.

L’omicidio viene contestato a Sebastiano Puliafito, ex agente della Polizia Penitenziaria. Il movente, secondo la ricostruzione dei collaboratori di giustizia, sarebbe da attribuire al comportamento dell’Oteri che si sarebbe “atteggiato a boss” nella zona di Milazzo, entrando in contrasto con Puliafito che avrebbe rappresentato, in quella zona, il gruppo criminale barcellonese.

 

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