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Palermo, due tele della pittrice Anna Giuseppina La Paglia nella Chiesa di San Giuseppe dei Teatini CLICCA PER LE FOTO

domenica 2 Gennaio 2022

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All’incrocio più famoso di Palermo, tra l’antica via del Cassaro – l’odierno corso Vittorio Emanuele – e via Maqueda, si trova la bellissima chiesa dei Padri Teatini dedicata a San Giuseppe.

Splendido gioiello del barocco siciliano, l’edificio è il frutto dell’esuberanza di un’arte che ha sapientemente incastonato al suo interno altri gioielli che riflettono in ogni angolo una luce che ben poco ha da spartire con quella naturale. Non c’è angolo nel pavimento, nelle pareti, nel soffitto che non attragga e streghi l’occhio per la sua bellezza e inondi l’anima di un afflato spirituale unico per l’armonia del tutto. Entrando sulla destra vi è, tra le altre cappelle, quella detta della “Purità” che costituisce un’autentica ouverture della spiritualità dei Padri Teatini. L’intento era quello di riprodurre una struttura simile a quella presente nella basilica di San Paolo Maggiore di Napoli. Anche la cappella siciliana ha al centro una riproduzione a grandezza naturale dell’opera di Luis de Morales (1509-1586) raffigurante la Madonna che tiene in grembo Gesù Bambino, incastonata nella decorazione marmorea policroma. Dal 1647, il pittore napoletano Alessandro Francesi (notizie fine sec. XVII-inizio sec. XVIII) ne fece diverse copie, una delle quali è giunta anche a Palermo.

Solo da qualche anno la cappella è stata arricchita da altre due tele poste rispettivamente sulla parete di sinistra e di destra della cappella, dipinte dalla a noi contemporanea pittrice siciliana Anna Giuseppina La Paglia, raffiguranti le figure più eminenti dei Padri Teatini (parete di sinistra) che fanno corona al fondatore, San Gaetano da Thiene (1480-1547), mentre in quella di destra vi è la fondatrice del ramo femminile di questa particolare esperienza religiosa e spirituale: Orsola Benincasa (1547-1618).

La scelta artistica attuata dall’autrice di fatto rispecchia una netta impostazione di matrice teologica. Già l’aver posto le figure in prospettiva aventi per punto di convergenza il cuore stesso della spiritualità teatina, appunto la Madonna che regge il Bambino indica la direzione del loro tendere e al contempo la matrice del loro procedere: provengono dal buio e tendono verso la luce. Sono figure che già si sono “staccate” dalla terra e tendono verso l’alto, atteggiamento accentuato anche dalle braccia e dalle mani protese come per abbeverarsi alla fonte purissima che scaturisce dalla Vergine-Madre.

L’impianto rispetta creativamente la struttura consolidata nel tempo e comune a tutta l’iconografia occidentale che si rispecchia sia nella postura dei singoli soggetti come anche negli altri elementi decorativi e complementari (le vesti, le insegne, la presenza dei puttini, del giglio e del cartiglio). l’abilità tecnica della pittrice ha raggiunto un notevole risultato nel saper armonizzare le nuove tele nel contesto del già esistente rispettando le proporzioni, le tonalità e gli atteggiamenti dei diversi personaggi rappresentati come se si trattasse di un tutt’uno originale. D’altronde la solida capacità tecnica acquisita presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo e la sua specializzazione in Arte sacra contemporanea erano elementi che non potevano non contribuire all’ottima riuscita di queste opere che aggiungono splendore a questo gioiello nel quale fede, arte, tecnica e spiritualità mutuamente si richiamano, si illuminano, si riflettono.

Un’ultima annotazione. È evidente la decisa volontà di questa artista di “incanalare” la sua concezione estetica e tecnica artistica all’interno delle precise indicazioni datele dai Padri Teatini in ordine all’impostazione, all’ordine delle figure e al rispetto dei tradizionali codici iconografici consolidati all’interno della tradizione dell’Ordine in particolare e dell’iconografia cristiana in generale. In difficile equilibrio tra indicazioni della committenza, la personale sensibilità spirituale, competenza artistica e la severa normativa della consulenza la nostra artista è riuscita a sapersi barcamenare con inusuale abilità che rivelano la sua indubbia capacità professione che d’altronde è stata ampiamente già dimostrata nelle sue numerose opere. A noi la gioia di poter ammirare anche quest’ultima posta in uno dei più suggestivi luoghi della pietà cristiana nel cuore della “Palermo felicissima”.

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