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Palermo, lotta ai posteggiatori abusivi: adesso basta un messaggio su Facebook

martedì 19 Settembre 2017

Si mobilitano i social network contro il pizzo dei posteggiatori abusivi di Palermo. Il famoso gruppo Facebook “Posteggiamo i posteggiatori” informa gli utenti della rete che da poco è stata attivata una partnership con la Questura di Palermo per effettuare segnalazioni.

«Abbiamo avuto un incontro molto positivo con il Questore di Palermo Renato Cortese: “Posteggiamo i posteggiatori” comincerà una collaborazione con la Questura: da oggi le segnalazioni che ci arriveranno tramite messaggio privato a questa pagina, dopo essere state filtrate, saranno inviate direttamente alla Questura che cercherà di dare una risposta nel tempo più breve possibile allertando la volante più vicina. Per poter dare delle risposte quanto più possibile immediate ed efficaci alle segnalazioni, il Questore infatti ha attivato un canale preferenziale tra noi e la Questura. Per questo vi chiediamo di utilizzare questo canale in maniera responsabile, e nel caso vi trovaste in difficoltà di fronte a richieste estorsive o aveste delle segnalazioni da fare, di fornirci in messaggio privato, oltre al vostro nome e cognome anche il contatto telefonico al quale poter essere contattati dalla Polizia». 🔥 NON PAGARE MAI! 🔥 LIBERIAMOCI DAL PIZZO DA STRADA🔥, conclude la nota del Comitato.

 

Proprio ieri sera è avvenuto un omicidio in vicolo Pipitone. Francesco Paolo Maronia, 48 anni, parcheggiatore abusivo del quartiere Acquasanta, è stato colpito da un coltello da cucina conficcato nel torace. Ad ucciderlo sarebbe stato Giovanni Pizzuto, 28 anni, che ha confessato il delitto. “Aveva minacciato la mia famiglia”, ha detto Pizzuto la scorsa notte negli uffici della Squadra mobile di Palermo diretta da Rodolfo Ruperti, confessando l’omicidio. Il giovane è stato sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio volontario, per ordine del pm di turno Sergio Mistritta. La polizia scientifica ha raccolto elementi decisivi per definire il quadro probatorio, soprattutto le impronte digitali trovate sul coltello che è rimasto conficcato nel torace della vittima.

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