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Palermo, Neri Marcorè racconta la “nuova preistoria” dell’Italia

lunedì 12 Marzo 2018
Neri Marcorè
Neri Marcorè

Usa le parole di Pier Paolo Pasolini Neri Marcorè per cominciare il suo affresco teatrale in “Quello che non ho“, in scena al Teatro Biondo fino al 18 marzo (sala Grande).

Non si tratta di sedurre ma di riportare la furia della verità“: della società e dei fatti, scriveva così l’autore bolognese nei suoi “Scritti Corsari“, profezia drammaticamente attuale di un Paese che visto da fuori stenta ad esser credibile.

La drammaturgia dello spettacolo, scritta da Giorgio Gallione che firma anche la regia, entra ed esce come un ago nella stoffa tra le canzoni di De Andrè, in particolare quelle tratte dall’album “Le Nuvole” e i testi di Pasolini, a cui lo stesso cantante in un concerto del 1995 a Napoli dichiarò di ispirarsi.

Sulla scena, dimensione elegante e sobria (Guido Fiorato) in cui trovano spazio un grande albero, tante sedie e chitarre (Marcorè è accompagnato della maestria, voci e chitarre, di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini), inizia un viaggio “in direzione ostinata e contraria” che scuote lo spettatore.

Con toni pacati, senza invettiva, Marcorè da voce ad un racconto che attinge alla storia e alla cronaca, passando da Melilli a Priolo, trattando del “polpo nero” e di “Clarabella”, il personaggio dei fumetti che incredibilmente divenne protagonista, per 637 giorni, di dibattiti parlamentari.

Il canta-attore, preciso e puntuale tanto nella recitazione quanto nell’esecuzione delle canzoni, costruisce un mosaico variegato di storie che, tra satira, racconto e suggestione poetica, rivelano una costanza di fondo: l’incapacità di un cambiamento sociale e civile, che dura da decenni.

E se la considerazione che, a oggi, non ci siano nel panorama nazionale dei veri “intellettuali”, capaci di distinguere la vocazione del comando dalla capacità di detenere il potere, “Quello che non ho“, nella forma di teatro civile, è forse uno dei pochi strumenti a disposizione per tentare di allontanare la nuova orrenda preistoria che sta caratterizzando la penisola.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro dell’Archivolto, ed è dedicato a Pier Paolo Pasolini.

 

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