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Palermo, Villa Deliella: il museo della città liberty nelle quattro idee progettuali

lunedì 2 Dicembre 2019

Non solo Museo del Liberty. Di più: Museo della città Liberty. Luogo di narrazione dell’epopea Liberty a Palermo e in Sicilia, punto di partenza per itinerari alla scoperta del patrimonio sopravvissuto al “sacco di Palermo” e ancora visibile.

È il motivo di fondo che ispira le idee progettuali prodotte a Palermo nelle giornate del “Workshop Villa Deliella 1959-2019” da oltre venti giovani professionisti laureati in ingegneria e architettura, che hanno lavorato divisi in quattro gruppi supervisionati da tutor.

Giovani professionisti, studiosi ed esperti, alcuni dei quali di fama mondiale, hanno “disegnato” il “Museo della città Liberty” di Palermo durante la settimana di studi che sabato sera ha consegnato al dibattito pubblico quattro proposte progettuali, a conclusione di un evento organizzato nel capoluogo dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Palermo per conto dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.

L’iniziativa è stata voluta e finanziata dalla Regione per fissare le linee guida e i criteri sulla base dei quali bandire il concorso per la progettazione del nuovo polo culturale, nella prospettiva di recuperare un autentico luogo della memoria: l’area di piazza Crispi su cui sorgeva villa Deliella, opera Liberty di Ernesto Basile demolita sessanta anni fa durante la stagione del cosiddetto “sacco di Palermo”. Un disegno fortemente sostenuto dall’ex assessore Sebastiano Tusa (scomparso nel marzo scorso e più volte ricordato durante le sei giornate) e la cui attuazione richiederà anche l’acquisizione dell’area (a oggi privata) da parte delle autorità competenti.

Partner dell’organizzazione sono stati il Comune di Palermo, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, l’Università degli Studi di Palermo, Ordine degli Architetti della provincia di Palermo e Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Come capofila, l’Ordine degli Ingegneri redigerà un report sulle idee e gli spunti progettuali da consegnare all’Amministrazione regionale.

Oltre 20 giovani ingegneri e architetti (più una laureata in Comunicazione), divisi in gruppi e sotto la guida di otto tutor esperti, hanno lavorato per quattro giorni nell’ex Convento della Magione per tradurre le indicazioni iniziali, fornite da un bando di selezione, in possibili soluzioni progettuali, messe poi nero su bianco con tanto di rappresentazioni grafiche e tridimensionali.

Proposte diverse, ma con alcuni punti cardine in comune. Innanzitutto il ritrovamento, con uno scavo, e la valorizzazione della componente archeologica, costituita dai ruderi del piano seminterrato di Villa Deliella la cui esistenza nel sottosuolo è nota agli esperti. Poi la configurazione contenuta delle nuove cubature, le ampie pedonalizzazioni, l’estensione del verde con richiami alla vegetazione “d’epoca” e, in generale, la forte relazione con il contesto urbano e architettonico circostante, guardando al sistema delle piazze Crispi e Mordini, all’asse di via Libertà, alla via Notarbartolo, al Giardino Inglese, alle altre ville storiche e anche all’area portuale, visto che il futuro “Museo della città Liberty” potrebbe essere il primo approdo culturale per chi arriva a Palermo dal porto.

Tra venerdì e sabato sera (prima a Palazzo Chiaramone Steri, poi al Real Teatro Santa Cecilia), la presentazione degli elaborati prodotti dal “Workshop Villa Deliella 1959-2019”, il contributo di idee offerto dagli esperti e infine il dibattito con le istituzioni e le associazioni.

Sono state giornate di dibattito aperto e autentico – ha detto Vincenzo Di Dio, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Palermo – e si sono accesi i riflettori sulla prospettiva di un nuovo portale culturale che sarebbe una grande occasione per la città di Palermo e la Sicilia. Un’occasione da cogliere a mio avviso tenendo nella giusta considerazione la posizione dei privati proprietari, che non vanno visti come controparte ma anzi come possibili protagonisti di un processo virtuoso di trasformazione dell’area, e sia la normativa vigente che la legge urbanistica in itinere possono offrire gli strumenti appropriati. Il Liberty è un tesoro da valorizzare e la figura di Ernesto Basile, dichiarato icona urbana dal Consiglio Comunale, potrebbe essere al centro di un’opera di identificazione simile a quella realizzata con successo in altre grandi città d’Europa. E c’è anche l’occasione per fare della vicenda di Villa Deliella un caso di memoria di vita vissuta, affinché scempi come quelli compiuti durante il «sacco di Palermo» non si ripetano”.

A offrire un punto di vista sono stati chiamati alcuni esponenti di studi di progettazione di fama mondiale. “Il concorso di progettazione, che è la via maestra, va fatto presto perché con il tempo certe onde positive poi tendono a esaurirsi – ha sottolineato Mario Cucinella e non si può prescindere dal partenariato tra pubblico e privato”. Autorevole riferimento nel mondo in materia di progettazione sostenibile, Cucinella ha posto l’accento sull’importanza di “un uso attento dei materiali e degli spazi esterni, considerando attentamente la presenza di corpi vicini per una progettazione climatica che generi qualità tutto intorno, come in una sorta di contagio”. “Oggi – ha aggiunto Cucinella – per fare edifici energeticamente attivi, carbon neutral e intelligenti è possibile utilizzare moderni strumenti di complicità con il clima, riprendendo le antiche conoscenze e aggiungendo quello che serve di tecnologia”.

Sul rapporto edificio-ambiente si è soffermato a lungo l’architetto Pierandrea Angius (associato dello studio londinese fondato da Zaha Hadid), che sull’interesse verso le forme organiche e la natura come elemento stilistico ha tracciato un parallelismo tra il lavoro di Ernesto Basile e lo Science museum London – Maths gallery. Dalle sue parole un’ulteriore suggestione, citando l’esempio della Serpentine Sackler Gallery: “Il futuro può anche essere più forte del passato – ha detto – ma il passato è fonte di informazioni preziose. La storia va conservata come elemento fisico, ma può essere conservata anche come elemento virtuale: gli strumenti di oggi permettono visualizzazioni che rispecchiano sempre di più la realtà, e la realtà virtuale diventa sempre più reale. Testare nuove idee è il solo modo per innovare”.

Il museo è un sistema di narrazione persuasiva – ha detto l’architetto Gianluca Peluffoun dispositivo che mette in contatto il singolo e la collettività. L’architettura è quel luogo fisico della città in cui, attraverso il collegamento a spazialità e a temi narrativi, come può essere il Liberty, si crea quella relazione, e lo scambio scaturito dal percorso narrativo determina la «costruzione del cittadino»”.

Dalle due giornate di convegno anche alcuni cenni a possibili sviluppi ravvicinati. “Lo spazio museale di Villa Deliella – ha osservato l’urbanista Maurizio Cartapotrebbe raccontare la città ed essere un primo germoglio di quel museo-città che Palermo può diventare con le sue strade, i suoi edifici e gli spazi aperti. La questione è anche urbanistica, e sta nel riconoscimento che quell’area ha rilevanza di bene comune. E sarebbe bello se già da subito al posto degli attuali manifesti pubblicitari arrivassero le immagini delle idee progettuali prodotte dal workshop, un modo per preannunciare il cambiamento che sta arrivando”.

E Lina Bellanca, Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali, ha sottolineato il ruolo propulsivo degli strumenti di pianificazione territoriale. “I vincoli urbanistici – ha detto – sono molto più efficaci di quelli monumentali in casi del genere, perché la monumentalità sarebbe difficile da dimostrare dato che la villa non c’è più e che dei manufatti originari restano solo la casa del custode e un frammento di ringhiera”.

Un excursus del docente universitario Ettore Sessa sul Liberty ha aperto le due giornate di dibattito, preceduto dai saluti istituzionali tra cui quelli del sindaco Leoluca Orlando, del dirigente regionale del dipartimento Beni Culturali e Identità Siciliana, Sergio Alessandro, del rettore Fabrizio Micari e del presidente dell’Ordine degli Architetti di Palermo Franco Miceli, che ha sottolineato come la realizzazione dello spazio museale nell’area di Villa Deliella sia la chance per iniziare a colmare a Palermo il deficit di architettura contemporanea. Durante la tavola rotonda intitolata “Incontro con la città”, moderata dalla giornalista Maria Pia Farinella, sono intervenuti anche l’assessore comunale all’Urbanistica Giusto Catania, Salvare Palermo, Italia nostra e Amici dei musei siciliani.

Le esplorazioni progettuali – dice l’ingegnere Giuseppe Trombino, uno dei coordinatori del workshop – hanno messo a fuoco le problematiche dell’area e alcuni punti fermi. Soprattutto, il museo deve rientrare in un complessivo progetto urbano che colleghi tutte le tracce del liberty ancora presenti sul territorio. Deve essere un dispositivo narrativo, non un museo contenitore. Più che esporre manufatti deve raccontare una storia, anche quella dell’urbanistica di quegli anni, e ciò riguarda tutto il grande quadrilatero di verde nel quale si trova l’area di Villa Deliella”.

Il vuoto desolante prodotto dalla demolizione di Villa Deliella costituisce oggi più che mai, anche se in termini paradossali, un valore monumentale – spiega l’architetto Giuseppe Di Benedetto, anche lui coordinatore del workshop – ma nell’accezione più profonda del termine monumentum e del suo significato etimologico di menimi e di moneo, di ricordo e di ammonimento. Perché ciò che ancora sopravvive è certamente degno di memoria intellettuale e di considerazione estetica. Al contempo, l’assenza della villa del Basile esercita un severo ammonimento morale rivolto alla città rispetto a quanto accadde durante il «sacco di Palermo». Tutto ciò deve essere letto e interpretato in chiave propositiva, affinché si pensi ad una modificazione di questo luogo carica di valori emozionali ed evocativi mai disgiunti dalla sua storia”.

Le quattro esplorazioni progettuali declinano i temi comuni con soluzioni diverse dal punto di vista concettuale, volumetrico e morfologico. Eccole una per una in dettaglio.

SOTTRAZIONE COME RISCATTO

La proposta denominata “Sottrazione come riscatto” (tutor Barbara Lino e Danilo Maniscalco) sposa integralmente l’idea del museo-ipogeo. Una piazza nella piazza si articola in forma di cretto attorno al ritrovamento del piano interrato della Villa Delliella e così si compie il passaggio da un valore negativo a uno positivo: il vuoto lasciato in superficie dalla distruzione della villa cede lo scenario al vuoto dello spazio sottostante, che diventa dispositivo di innovazione e tradizione, luogo in cui raccontare una storia locale di respiro europeo attraverso attività narrative, didattiche e di laboratorio, luogo dal quale intraprendere un viaggio alla scoperta della città Liberty.

L’intento evocativo legato alla memoria del luogo è sostenuto anche dalla rivisitazione della parte in superficie. Nelle piazze Crispi e Mordini, fuse in un un’unica area ciclo-pedonale e con l’innesto di una scultura dedicata a Ernesto Basile, alcuni elementi verticali assicurano il passaggio della luce naturale verso il museo sottostante: uno di questi diventa pretesto per un nuovo murales urbano, e in una ricostruzione virtuale in forma di ologramma o con superfici trasparenti, oppure in muratura, riappaiono la vecchia facciata e la torre della villa, plastico monito a futura memoria sulle conseguenze del “sacco di Palermo”.

FUNDAMENTALS

Dal titolo di una Biennale di Venezia trae spunto concettuale la proposta denominata “Fundamentals” (tutor Anna Igea Garretto e Sebastiano Provenzano): l’idea portante è ripartire dagli elementi significativi per esaltarli, valorizzare tutto ciò che rimane della Villa Deliella, cioè innanzitutto i ruderi del seminterrato, ma anche la casina del custode, i piloni angolari e gli alberi che facevano parte del giardino.

La parola d’ordine è evocazione, ma senza riproposizione acritica del dove era e del come era. L’esplorazione progettuale suggerisce una struttura parzialmente ipogea, con il percorso museale collocato nello spazio delle fondamenta (coperte a vetri) per sottolineare drammaticamente l’assenza della villa e con una ricostruzione virtuale degli ambienti all’interno.

Un portale del Liberty, che dia l’idea di cosa è stato il Liberty a Palermo soprattuto attraverso le tecnologie multimediali e “conduca” il visitatore alle testimonianze ancora esistenti, sul presupposto che il vero museo del Liberty è la città. Un piano inclinato porta all’ingresso, posto quattro metri al disotto dell’attuale superficie. Un corpo a forma di L lungo le vie Castriota e Borrelli, soprelevato di un livello e mezzo, si dispone a protezione dello spazio archeologico e anche della casa del custode, della quale si ipotizza la musealizzazione mediante copertura a vetri.

Il nuovo volume non compromette gli alberi già esistenti, che anzi, come elemento di memoria storica, vanno a formare una sorta di quinta scenica. A un elemento verticale di impronta contemporanea è affidata la rievocazione della torre angolare della Villa Deliella. Punto caratterizzante del lavoro è anche il ripensamento dei percorsi pedonali, che si estendono per tutta la piazza Crispi fino al margine della via Libertà.

MU.LI.DE (Museo Liberty Deliella)

In Mu.Li.De. (tutor Luigi Failla e Nicola Piazza) la valorizzazione delle rovine di Villa Deliella esistenti nel sottosuolo e la razionalizzazione del traffico sono obiettivi centrali posti sullo stesso piano. Terzo elemento caratterizzante è un nuovo volume sospeso che “sorvola” le rovine, un sistema di gallerie soprelevate, spazi aperti e coperti a vetro, squarci attraverso i quali la luce naturale irradia dall’alto verso il basso sia l’interno delle campate, sia il giardino archeologico sottostante, come se si trattasse di un’area ipogea.

A sostenere le campate sono due corpi verticali di spessori diversi, posti sui bordi di via delle Croci e di via Borelli. L’edificio è configurato a strati verticali, accostati anziché sovrapposti, con un ingresso principale su Piazza Crispi. Rimane aperto il fronte di via Castriota, per lasciare spazio alla vegetazione di Ficus Benjamin e alla casina del custode che si trova all’angolo con via delle Croci.

Il sistema delle piazze Crispi e Mordini diviene un unico spazio pubblico del nuovo museo e annette al suolo pedonalizzato anche l’ultimo tratto di via delle Croci, per un collegamento diretto con l’ingresso al Giardino Inglese. La piazza Crispi (dove viene prospettato un parcheggio sotterraneo con sbocco su via Castriota) dà l’ingresso al nuovo spazio museale e unisce lo spazio pubblico al giardino archeologico attraverso un cammino in lieve pendenza con gradoni bassi (una cordonata), ma è possibile accedere anche da una quota più alta rispetto alle rovine, anteponendo così la vista del giardino all’accesso al museo.

ONDA LIBERTY

“Onda Liberty” (tutor Luciana Macaluso e Calogero Vinci) vuole rappresentare metaforicamente la propagazione dell’influenza di Villa Deliella sull’area urbana circostante. Riemergono anche qui i ruderi dell’opera del Basile, ma non come spunto per un allestimento ipogeo: in questo caso le rovine del seminterrato rimangono a cielo aperto.

Lungo il margine dell’area che costeggia la via Castriota trova collocazione lo spazio museale, in un corpo sospeso che si sviluppa in linea orizzontale e dal quale si innalza una grande vela-lucernario di forma rettangolare. Nell’intera struttura dominano le pareti a vetro, e quindi le trasparenze. La torre, visitabile fino in cima, è concepita come punto panoramico, in senso reale ma anche con dispositivi tecnologici per offrire ai visitatori la suggestione di una ricostruzione virtuale sia della Villa Deliella, sia della città Liberty.

La rivisitazione del contesto urbano si spinge fino alle ville storiche (Giardino Inglese, Villa Falcone-Morvillo, Villa Trabia) con aree pedonali e vegetazione iconica del Liberty (Iris, Papavero, Palma, Jacaranda, Glicine), coinvolgendo per intero le piazze Crispi e Mordini, così come la via Libertà fino a via Notarbartolo, ma si estende anche verso il mare, lungo la via Borrelli fino all’Ucciardone. E da piazza Mordini a piazza Crispi il suolo è rimodellato con un declivio leggero e costante fino alle rovine, per un dislivello complessivo di due metri (c’è però un recupero di quota all’intersezione con la via Libertà, sulla quale è prevista la realizzazione del tram).

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