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Pantelleria, la “figlia del Vento” per una vacanza ideale | FOTO

martedì 12 Maggio 2020
pantelleria

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Per “E State in Sicilia” la nostra tappa è l’ammaliante Pantelleria, “Bent el Rhia”, la figlia del vento che, se arriverete in nave, si materializzerà magicamente all’orizzonte alle prime luci dell’alba. Per descriverla, e farvi immergere immediatamente in questo sogno fatto di mare, montagna, calette suggestive, facciamo nostre le parole di Gabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura nel 1982, scomparso nel 2014:

Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna. Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nella notte senza vento i fasci luminosi dei fari dell’Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all’isola […] avevamo recuperato un’anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra. Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio”.

Sbarcando vi sembrerà veramente di “allunare” e, attratti da questo scenario da “Settima Arte”,  privi di stanchezza, inizierete a percorrere la sua Perimetrale che, realizzata al tempo di Mussolini che voleva farne la “portaerei inaffondabile del Mediterraneo”, vi regalerà scorci di grande intensità e varietà, perché Pantelleria è isola di mare, di terra e di Montagna, la Grande, che la domina con la sua lunga cresta. Ma, bando alle chiacchiere, è arrivata l’ora di scoprirla.

COSA VEDERE A PANTELLERIA

Lo Specchio di Venere è un lago naturale che, situato all’incirca al centro dell’isola, occupa il cratere di un vulcano ed è chiamato così perché leggenda vuole che vi si specchiasse la Dea Venere, prima del suo incontro d’amore con Bacco. Famoso per il fondale ricoperto di fango termale dalle eccezionali proprietà benefiche per la pelle, Pantelleria, lo ripeteremo spesso, è una meravigliosa Beauty Farm a cielo aperto, vi troverete in acque ricche di zolfo, con temperature che raggiungono i 40-50 °C., vi sentirete Adamo ed Eva in un paradiso terrestre, immersi nello Specchio di Venere per emergere e spalmarvi di fango, che farete asciugare per, poi, nuovamente adagiarvi in quell’acqua dal colore verde e azzurro, a cui il sole regala sfumature cangianti che la fanno essere, di momento in momento, diversa da com’era un minuto prima. Natura naturante e naturata. In primavera e in autunno, se siete appassionati di birdwatching, potrete avvistare i Cavalieri d’Italia, i Piro Piro e i Fenicotteri rosa, riposare o passeggiare tranquillamente. D’altronde, tra i più antichi nomi di Pantelleria c’era Yrnm, nome impresso dai fenici alle monete in corso, che la indicavano, non a caso, “isola degli uccelli starnazzanti”.

Uno dei suoi luoghi più famosi e fotografati è l’Arco dell’Elefante, da attraversare a nuoto per ammirarlo in tutta la sua imponenza. La sua caratteristica è quella di essere un enorme scoglio di pietra lavica con le sembianze di una proboscide che, immergendosi in mare, forma un grande arco. Questo animale simbolo di forza, fortuna, saggezza, ha scelto Pantelleria per riposare e chissà quale divinità, nella notte dei Tempi, lo ha voluto custode marino di quest’isola. Chi deciderà di arrivare fin sotto l’arco, lo vedrà come una sorta di porta che, guardando indietro gli mostrerà il rassicurante conosciuto, fatto da amici e fidanzati che, magari, si sbracceranno preoccupati dal non vedervi più, visto la lunghezza della traversata e, invece, guardando avanti, un infinito ignoto rappresentato dal mare aperto. Ritornando, invece, apprezzerete la natura che vi circonda, la bellezza dei fondali, dovuti all’ombra dell’arco sovrastante.

Visitando la Sauna Naturale di Sibà, detta anche Grotta di Benikulà o Grotta del caldo, vi ritroverete in un luogo suggestivo al cui interno fuoriesce vapore acqueo a circa 40°C. Per raggiungerlo dovrete percorrere un sentiero immerso nella natura e arrivati, prima di entrare in questo magico antro, potrete lasciarvi incantare da un panorama mozzafiato sulla piana di Monastero, in cui si dipinge, sembra infatti di essere dinanzi a un quadro, una distesa di terreni agricoli che, degradando, accompagneranno lo sguardo fino a raggiungere il mare. Questa emissione di vapori è utilizzata come una vera e propria sauna naturale, sia dai panteschi, che dai turisti, per eliminare le tossine e curare, anche,  dolori reumatici. Oltre alla Grotta del caldo, a Pantelleria, che non si fa mancare nulla, c’è la Grotta del freddo, chiamata in dialetto pantesco “U pirtusu du nutaru, cioè la buca del notaio. Dei piccoli spiragli d’aria, che fuoriescono dalla piccola finestra, vi rinfrescheranno perché tutto intorno la temperatura è torrida. Se volete refrigerarvi naturalmente, questo è il luogo che fa per voi.

Il Laghetto delle Ondine è una incantevole piccola conca trasformata in piscina naturale dall’azione erosiva del mare che, collegato a esso, quando è agitato, infrangendosi sugli scogli, crea, appunto, delle piccole onde da cui il nome. Questa parete rocciosa, che si immerge nelle acque color verde smeraldo della località chiamata Punta Spadillo, è anch’essa luogo simbolo di Pantelleria. Per raggiungerlo si deve lasciare l’auto al parcheggio più vicino e incamminarsi per circa 15 minuti attraverso un sentiero che vi ci condurrà; a seconda del punto in cui vi fermerete, dovendo quasi assumere la forma della roccia che vi ospiterà, sarà come se voi, proprio voi, siate l’anello di congiunzione tra cielo e mare. Una magia che vorrete ripetere.

Cala Levante e Cala Tramontana sono antiche insenature, riparo di navi puniche e romane, caratterizzate da muretti a secco, terrazzamenti e caratteristici dammusi, che sono disseminati in tutte le contrade; Punta Tre Pietre, invece, è un sentiero nero su cui si staglia l’azzurro del mare, il verde di arbusti spontanei e in cui, di passaggio, si incontrano tanti sconosciuti sorridenti che, poi, ritroverete a fare l’aperitivo nei bar dell’isola o  in una delle tante feste, nate col passaparola, in cui, da estranei che eravate, vi riconoscerete, da subito, amici con cui brindare al nuovo giorno.

Cala Gadir è un piccolo porticciolo il cui nome di origine araba vuol dire “conca d’acqua“. Situato a est di Pantelleria vi accoglierà nel suo calidarium, tepidarium e frigidarium, catapultandovi in un “Hammam”, in un percorso di purificazione e rilassamento, perché Pantelleria è il luogo in cui corpo e anima saranno coccolati gratuitamente dalla natura, generosa come una madre che vuole donare benessere ai propri figli che, tutti uguali per lei, meritano le stesse attenzioni. Proprio a Gadir sono state ritrovate numerose anfore a pochi metri di profondità, che fanno parte di almeno due relitti datati tra il III e II secolo a.C. Data l’importanza dei ritrovamenti  è stato realizzato in loco, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, il primo itinerario archeologico subacqueo. Questa Cala, le cui sorgenti sembrano essere state scoperte dai punici, ospita anche un’alga che, nascendo spontaneamente sulle pareti delle vasche, sembra essere  indicata per la cura delle vie respiratorie.

La Balata dei turchi è un posto suggestivo da vedere, anche se leggermente difficoltoso per le sue rocce oblique e scoscese, legato a una leggenda che, già dal nome si intuisce, racconta che un tempo fosse uno scalo naturale utilizzato dai pirati. Oggi è una baia con un costone e un fondale dai colori strabilianti in cui immergersi e perdersi, che conserva intatto il suo fascino naturale e selvaggio come, d’altronde, tutta Bent el Rhia. La strada per arrivarci è sterrata, guai se non lo fosse, e vi accompagnerà in un paesaggio mozzafiato.

Nikà è un piccolo raggruppamento di scogli da raggiungere a nuoto per sentire il calore delle acque termali che emergono dal fondale, il mutamento della temperatura dovuta alla fuoriuscita di calore dalle rocce: un fenomeno vulcanico molto suggestivo perché, toccando le pietre, sentirete il respiro del vulcano, la sua presenza. A Nikà, ad esempio, c’è una grotta suggestiva che curerebbe la flebite. Questa isola, insomma, è un vero e proprio centro termale a cielo aperto, non ci stancheremo mai di ripeterlo, e sono i numerosi fenomeni di vulcanesimo secondario a darle questa caratteristica che la rende speciale. Questa bellissima insenatura, il cui nome, secondo Angelo D’aietti, notaio a Pantelleria e studioso, autore de “Il Libro dell’Isola di Pantelleria“, scomparso nel 1979, deriverebbe dall’arabo e starebbe a significare”stagno d’acqua“, sorge tra la località Scauri e Punta Molinazzo. È possibile raggiungerla sia via mare, sia via terra, con un percorso affascinante.

Martingana è una grotta azzurra in miniatura che, circondata da pareti dalle strane forme in cui c’è chi riconosce animali acquattati e chi divinità oranti, sorge nel tratto di costa che viene denominato “dietro l’isola”, perché sul versante opposto rispetto al centro del paese. Il suo nome deriverebbe dalla forma della costa che richiama l’imbarcazione a velatura latina che ha la poppa uguale alla prua. Il piccolo centro abitato è composto da poche case e terrazzamenti di vite. È un luogo molto tranquillo, dal mare turchese, con fondali abitati da una miriade di pesci, molto socievoli, che vi faranno compagnia nelle vostre corroboranti nuotate, in cui ritrovarsi a meditare sulla bellezza di un creato di cui facciamo, a volte, indegnamente parte. Consigliate sempre scarpe da scoglio per l’accesso in mare in tutti i luoghi che abbiamo citato.

Dopo questo giro non può mancare un bell’aperitivo con capperi, paté, di cui sono la base, da spalmare su bruschette e, per finire,  il bacio pantesco, costituito da due parti di pasta fritta croccante farcita da ricotta e ricoperto da una spolverata di zucchero a velo, innaffiato dal Passito di Pantelleria, famoso in tutto il mondo.

Chiudendo con “a Pantelleria è tutto Pantastico”, speriamo che, presto, questo racconto nato dal ricordo, possa diventare realtà arricchendosi di altri ancora più belli.

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