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Parchi archeologici e musei senza fondi con i custodi in balia del nulla, l’allarme dei direttori e dei sovrintendenti

venerdì 24 Marzo 2017
Virtual Museum

Il sistema è al collasso. Parchi archeologici, musei, istituti senza fondi soffrono, come la Neapolis a Siracusa, inghiottita dalla vegetazione con cancelli che sbarrano l’accesso ai turisti, o musei come l’Orsi con le bacinelle che raccolgono l’acqua piovana da tetti colabrodo o quelli che non riescono ad aprire, malgrado gli annunci, come l’attesa (da mezzo secolo!) inaugurazione totale del Museo di Messina, che doveva essere in aprile e invece slitta a giugno, se tutto andrà bene, perché l’appalto per il sistema elettrico è rimasto bloccato.

E poi, il personale prossimo al pensionamento e senza il turn over, e la questione dei custodi tra normative obsolete, un mansionario che non tiene conto delle innovazioni tecnologiche (video-sorveglianza) e un contratto da aggiornare.

La politica non li ascolta? E così, soprintendenti, direttori di musei, parchi archeologici, Centro per il Restauro, Centro del Catalogo hanno risposto alla chiamata di Legambiente Sicilia, che un paio di giorni fa ha promosso un dibattito, alla Real Fonderia a Palermo, sui Beni Culturali in Sicilia, dal titolo «La primavera tarda ad arrivare».

«Una sorta di “stati generali” dei dirigenti del Dipartimento beni culturali fuori dal Dipartimento» li ha definiti la storica dell’arte Silvia Mazza de’ Il Giornale dell’Arte (nella foto), intervenuta pure al dibattito.

Le abbiamo chiesto di fare il punto con noi su quale sia lo stato dell’arte e sulle proposte emerse. «Una delle denunce più gravi – ci ha detto – è proprio quella con cui il Presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, ha introdotto l’incontro, facendo riferimento a quello che ha definito un “osceno” emendamento alla Finanziaria, presentato dal presidente Rosario Crocetta, insieme agli assessori all’Energia e al Territorio e ambiente, ma non sottoscritto dal titolare ai Beni culturali, quello che introduce una deroga alle norme di tutela paesaggistica per le opere di pubblica utilità, che per legge sono tutte le opere pubbliche, più le opere private o di concessionari di servizi e lavori pubblici che possono essere dichiarate tali, come un elettrodotto, un porto turistico, un parcheggio, una discarica o un inceneritore”.

“Un nuovo attentato all’ambiente – ha aggiunto Silvia Mazza – dopo la proposta dell’estate scorsa di sanatoria delle case abusive entro la fascia dei 150 metri, alla fine dichiarata inammissibile. E dopo tre anni di fermo, Zanna ha anche annunciato la nuova edizione dal 4 al 14 maggio, della campagna “Salvalarte”, lanciata nel 2002. Sul modello anglosassone, è stato anche proposto l’ingresso gratuito ai musei siciliani. Tra i numerosi interventi, tra cui quelli del Soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa; del direttore del Centro Restauro, Stefano Biondo, e dello storico direttore dello stesso istituto, Guido Meli; della direttrice del parco archeologico di Naxos, Vera Greco, e molti altri, ritengo che sia da segnalare la necessità, di cui ha parlato la direttrice del Centro del Catalogo, Caterina Greco, di concedere ad associazioni no profit i siti del patrimonio che la Regione non riesce a gestire, insieme a quella di una revisione e aggiornamento organici di tutta la legislazione siciliana in materia, per eliminare incoerenze generate da sovrapposizioni di norme; e quello della direttrice del Salinas, Francesca Spatafora, che ha lanciato l’allarme sullo scenario di paralisi dell’intero settore, determinato dal mancato turn over per i posti di responsabilità nell’Amministrazione dei BBCC».

Insieme ai «suoi» dirigenti c’era pure l’ex assessore al ramo, Fabio Granata, di cui la Mazza ci ha riportato l’intervento: «serve avviare i parchi archeologici – ha detto– estendere l’autonomia ai poli museali, insediare il Consiglio Regionale BBCC, delegare quote di sovranità sui siti minori verso l’associazionismo riconosciuto e qualificato: iniziamo da questo per ricostruire l’immagine del nostro sistema culturale».

Sulla questione dei custodi finita su trasmissioni come «Le Iene» e «L’arena» di Giletti è tornato, invece, il dirigente generale Gaetano Pennino. «Ha cercato di chiarire alcuni passaggi – spiega ancora la Mazza – dalla mobilità del personale entro i 50 km, secondo, cioè, una normativa nazionale, e non solo siciliana, del pubblico impiego; alla necessità di rivedere i contratti e a un mansionario ormai obsoleto».

Sull’argomento è intervenuta anche lei: «ritengo che si voglia far passare per “un’anomalia siciliana” una faccenda che è stata sottovalutata per decenni anche nel resto del Paese. Cos’altro denuncia, infatti, il soprintendente di Pompei Massimo Osanna quando dichiara che “i sindacati autonomi tengono sotto ricatto Pompei”? Anche Flaminia Gennari Santori, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte antica (Gnaa) a Roma, uno dei direttori dei “supermusei” di Franceschini, ha definito “drammatico” il problema dei custodi. E come non ricordare la calda estate di due anni fa, quando alla serrata dei cancelli del Colosseo il Governo rispose con un decreto di legge (convertito dalla Legge 12 novembre 2015, n. 182) per garantire la continuità del servizio pubblico di fruizione nei musei e luoghi della cultura, assimilandoli ai servizi essenziali. Ma quella era stata anche l’estate dello sciopero alla National Gallery contro la decisione di esternalizzare il servizio di sorveglianza e al Musée D’Orsay contro la decisione di aprire il museo sette giorni su sette. Altro che primato siciliano!».

E ha aggiunto: «Sono ben altre le anomalie. Come il mancato insediamento dal 2009 del Consiglio Regionale dei BBCC, che impedisce, tra l’altro, che si dia attuazione al sistema dei parchi archeologici regionali. Al riguardo, negli anni si è incredibilmente assistito ai più svariati escamotage, invece che applicare una normativa d’avanguardia, la Legge Granata (20/2000), che richiede proprio il parere tecnico del Consiglio: si va dai parchi in era Lombardo, non definiti nei loro confini territoriali; a quelli dell’ex assessore di Crocetta Mariarita Sgarlata, annullabili proprio perché carenti del parere di quest’organo, oltre ad essere inefficaci ai fini della tutela; alla proposta del deputato Marika Cirone Di Marco (Pd) di insediare al posto del legittimo Consiglio una Conferenza prevista dalla legge con altre finalità; per arrivare alla creatività legislativa del Dl presentato da un altro parlamentare, Vincenzo Vinciullo (Ncd), con cui si vorrebbe fare una nuova legge per applicarne una tuttora in vigore (!), la 20/2000, appunto”.

“Infine – ha concluso – sulla necessità di concedere i siti alle associazioni no profit, ho ricordato che l’ultima finanziaria va in tutt’altra direzione, avendo previsto che i siti «minori» del demanio regionale possano essere dati in gestione agli enti territoriali. Una manovra clientelare, altro che start-up up di giovani. Un esempio e proprio di un parco archeologico: la Neapolis di Siracusa, che si pensa a smembrare, invece che battersi per la sua definitiva decretazione. La Soprintendenza ha, infatti, incluso nell’elenco due siti (peraltro, non avendone competenza, essendo passati, a seguito dell’ultima riorganizzazione, al Polo per i siti e musei archeologici), il tempio di Zeus e il cosiddetto ginnasio romano, che fanno parte del parco».

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