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Parco dei Nebrodi ancora sotto attacco mafioso. Antoci, “Noi andiamo avanti”

lunedì 26 Dicembre 2016
Giuseppe Antoci
Giuseppe Antoci

Il Parco dei Nebrodi, guidato da Giuseppe Antoci, è di nuovo sotto attacco. Un punto informativo del Parco dei Nebrodi è stato incendiato a San Fratello, in provincia di Messina. La struttura è andata distrutta. “Ancora una volta le strutture del Parco sono sotto tiro“, commenta il presidente, Giuseppe Antoci. “Fortunatamente nessun danno agli addetti ma è andata completamente distrutta la struttura in legno adibita ad infopoint dell’Ente con arredi, computer e il materiale promozionale custodito all’interno, mandando in fumo l’impegno del Parco che si era dedicato alla valorizzazione del cavallo sanfratellano“, spiega. Antoci definisce l’incendio “l’ennesimo tentativo di fermare l’azione di legalità e sviluppo che si sta portando avanti“. “Aver fatto saltare interessi ed equilibri economici e politici continua evidentemente a far perdere la testa e a portare all’ennesima reazione scomposta. La risposta e’ sempre la stessa: noi andiamo avanti“, conclude Antoci.

Nel centro del mirino sin dal momento della sua nomina al Parco dei Nebrodi (nomina voluta dal presidente della Regione Crocetta), Antoci ha studiato la gestione dei pascoli demaniali ricadenti nell’area dei Nebrodi che da sempre rappresentano un punto dolente nella tutela della legalità. Sono territori marginali rispetto al controllo dello Stato e la presenza capillare e caratterizzata da oppressiva di una mafia rurale attenta agli affari nel settore dell’agricoltura e dei fondi europei.

La forza criminale di queste famiglie mafiose che controllano il territorio attraverso i reati tipici degli ambienti rurali (abigeati, furti, danneggiamenti, estorsioni) ha scoraggiato e in molti casi impedito alle aziende agricole, che operavano nell’ambito della legalità, di competere con le logiche del libero mercato nell’aggiudicazione di questi terreni, in alcuni casi addirittura concessi senza nessuna procedura di evidenza pubblica eludendo anche la normativa antimafia. In più, quelle zone sono state spesso un comodo rifugio per i superlatitanti di Cosa Nostra.macchina-antoci

Nonostante questa pressione, Antoci non ha mai mollato e ha  portato avanti il protocollo di Legalità per il Parco dei Nebrodi, con il quale di fatto si abbassava la soglia dell’obbligatorietà del certificato antimafia a zero evitando dunque che i terreni degli enti pubblici venissero dati in affitto solo producendo l’autocertificazione.

Il Protocollo venne firmato con una cerimonia pubblica il 18 marzo del 2015.  Le minacce ad Antoci continueranno:  venne fatta trovare nel mese di luglio 2015 una bottiglia incendiaria in un’area attrezzata del Parco dei Nebrodi con la scritta “ve ne dovete andare”. Antoci reagì a muso duro e attaccò dicendo: “non ci fermeremo”. La Polizia Postale di Palermo il 24 novembre del 2015 bloccò presso il centro di smistamento di Palermo una busta contenente 5 proiettili calibro 9 indirizzate al Parco dei Nebrodi ed al Commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello. La notte tra il 17 e il 18 maggio 2016  la mafia dei Nebrodi tenta il colpo grosso. Mentre era di ritorno a Santo Stefano di Camastra, la macchina di Antoci viene crivellata di colpi. Il presidente del parco esce illeso grazie all’auto blindata e all’intervento del Vice Questore Manganaro e degli uomini della scorta. L’altro ieri l’ennesima provocazione, con l’incendo all’infopoint. lumia

Sulla vicenda interviene anche il senatore Beppe Lumia: “Colpo su colpo le istituzioni hanno risposto e continueranno a rispondere ai tentativi di Cosa nostra di ostacolare l’azione di legalità portata avanti nei Nebrodi insieme al presidente del Parco Giuseppe Antoci. Si tratta – aggiunge Lumia  – di una sfida da raccogliere e giocare fino in fondo. La ricchissima e potente mafia dei terreni non l’avrà vinta. Conosciamo i nomi dei boss e delle famiglie mafiose, i loro affari e la loro rete di collusioni. Il presidente Antoci, molti amministratori locali, operatori economici, le forze dell’ordine e la magistratura sono mobilitati in tal senso“.

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