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Più di ventimila lasciapassare per il G7. E intanto la Boschi fa gli onori di casa

martedì 28 Marzo 2017
Matteo Renzi

Saranno almeno 20 mila i badge che verranno distribuiti in vista del G7 per disciplinare le possibilità di ingresso e transito a Taormina nelle giornate del G7. Questa è la stima sostanziale al momento fatta dalla macchina organizzativa che sta predisponendo le attività di preparazione del vertice internazionale in agenda il 26 e 27 maggio. A due mesi dal G7 anche su questo aspetto è in atto una vera e propria corsa contro il tempo perché l’appalto riguardante questo particolare servizio si è sbloccato soltanto pochi giorni fa per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato, che capovolgendo l’esito della sentenza del Tar sull’apposito bando Consip ha assegnato il tutto alla “After” di Roma, accogliendo il ricorso della ditta giunta seconda e togliendo l’aggiudicazione della gara all’altra società romana, la “Schema 31”.

Si tratta di approntare il sistema di accreditamento e controllo di tutti gli addetti ai lavori che prenderanno parte al G7. La questione riguarda da vicino i residenti a Taormina, ma anche quelli di Castelmola. Chi vorrà circolare a Taormina nel periodo del G7 dovrà, insomma, esibire per motivi di sicurezza il badge che gli verrà fornito. Il lasciapassare interesserà i residenti di Taormina e Castelmola, ma anche le Forze dell’Ordine (a Taormina per l’occasione tra Forze dell’Ordine ed Esercito italiano saranno presenti circa 6300 unità ma non si esclude che possano essere anche di più). E ci sono poi, ovviamente, gli addetti ai lavori, le delegazioni (35) che prenderanno parte al G7 e i giornalisti che verranno accreditati da ogni parte del mondo. Quest’ultimo numero, non essendo ancora ben stimabile quanti giornalisti si accrediteranno, potrebbe far impennare ulteriormente la soglia complessiva – già considerevole – dei 20 mila badge da preparare, stampare e distribuire.

A questo punto, nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un primo incontro operativo tra i rappresentanti della “After” e i vertici delle Forze dell’Ordine per stabilire tempistica esatta e modalità di realizzazione dei badge. C’è da recuperare il tempo perso ed il conseguente ritardo dovuto alla disputa sull’esito della gara, andando a stabilire, in particolare, se il tutto verrà distribuito manualmente o se invece si dovranno allestire dei punti specifici in cui far recare tutti gli interessati per la consegna. L’enorme numero di badge da consegnare, e le poche settimane che mancano al G7, imporranno per forza di cose una procedura che possa essere quanto più svelta possibile.

Da oggi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato affiancheranno i colleghi del Commissariato della cittadina ionica e ai militari dell’esercito. A meno di due mesi dall’inizio del vertice si incrementa, dunque, la presenza delle forze dell’Ordine a Taormina. “Attenzione alta e sicurezza” queste le parole d’ordine secondo le indicazioni date dal Questore di Messina Giuseppe Cucchiara.

Taormina da Renzi a Gentiloni in cinque mesi. Ma la Boschi rimane al timone

Doveva essere il G7 di Matteo Renzi e dei 200 milioni per Taormina. Sarà il G7 del “delegato” premier ad interim Paolo Gentiloni e di 15 milioni stanziati da Roma, di cui almeno due terzi sono già destinati a rientrare alla “Casa del Padre” nel bilancio di Palazzo Chigi. Si potrebbe già impietosamente riassumere così la storia del 43esimo vertice dei Capi di Stato e di Governo. Sono trascorsi ormai 10 mesi da quel 26 maggio dell’anno scorso, quando l’allora primo ministro Renzi annunciò pubblicamente per la prima volta la volontà di far tenere il G7 italiano del 2017 a Taormina e le premesse sembravano quelle del grande evento, con il Governo in prima linea e una vagonata di finanziamenti in arrivo per Taormina e di riflesso a vantaggio della Sicilia di cui Taormina è simbolo e traino dei flussi turistici internazionali. A due mesi dal G7, è già tempo di primi bilanci e le riflessioni su cosa poteva essere stridono e stonano con l’evidenza di quel che poi sarà. I fondi stanziati nella legge di Bilancio, alla fine, come si sa sono stati 40 milioni, di cui però a scanso di equivoci soltanto 15 mln per opere sul territorio di Taormina, mentre gli altri 25 mln destinati a gara tramite Consip riguardano non soltanto la predisposizione del G7 siciliano ma anche gli altri eventi collaterali dell’anno di presidenza italiana del vertice.

Nei fatti, verranno spesi per Taormina 2 milioni per due elipiste provvisorie in fase di realizzazione. Si parla di elisuperfici destinate in entrambi i casi al solo utilizzo nelle giornate del 26 e 27 maggio, perché poi una è stata concessa in prestito da un privato (gli eredi del fu senatore della Dc Pietro Vecellio) e l’altra su terreno comunale ha scatenato polemiche tali da far convertire in extremis l’opera da permanente in provvisoria. Per il resto verranno asfaltati 10 km di strade per un costo di quasi 1 milione di euro e sul filo di lana dovrebbe avvenire la messa a norma (in deroga o definitiva?) del Palacongressi e la sistemazione della frana alla Villa comunale. Circa 10 dei 15 milioni stanziati per opere connesse al G7 potrebbero, insomma, tornare nelle casse dello Stato. Il tema sul quale occorre concentrarsi è il dopo G7, su come capitalizzare questo evento per ottenere delle opere di “compensazione” per la Città di Taormina, affinché, i disagi possano poi lasciare degli interventi duraturi per il futuro di questo territorio”. Peccato che le opere di compensazione prospettate in quell’incontro con gli amministratori da Faraone siano evaporate prima ancora di prendere forma, stoppate il mese dopo da Renzi: “Le opere per Taormina saranno quelle necessarie a fare arrivare le delegazioni dei Paesi più importanti del mondo qui. Punto. Taormina non avrà una compensazione e se si immagina che debba averla si ha una concezione stravagante della parola “compensazione”.

Ma il 22 ottobre si ricorderà anche come l’ultimo atto del G7 di Renzi, ribaltato qualche settimana dopo dall’esito del Referendum. E forse il vero spartiacque di questo G7 è proprio il 4 dicembre. La Sicilia che doveva essere nei piani di Renzi l’eldorado elettorale del “Sì” al Referendum gli si è rivoltata contro diventando l’ecatombe di Matteo, roccaforte spietata del “No”. Si è rivelato un boomerang la campagna siciliana di Renzi, che aveva fatto registrate tre visite in poco più di un mese, la Festa dell’Unità migrata eccezionalmente all’estremo Sud a Catania, una raffica di promesse tra Patti di Palermo, Catania e Messina: dai nuovi posti di lavoro defiscalizzati per il Mezzogiorno fino al resuscitato progetto del Ponte sullo Stretto. E naturalmente il G7 a Taormina. E allora l’anatema politico renziano del dopo-Referendum, secondo alcuni si è tradotto e concretizzato in un lento e progressivo disimpegno dei palazzi politici romani dal summit di Taormina, nella convinzione che i siciliani abbiano tradito il manifesto politico renziano. La macchina era già partita e non la si poteva più fermare ma tutto è andato a rilento: la nomina del Commissario straordinario è arrivata in Consiglio dei Ministri soltanto il 23 dicembre e i primi cantieri sono partiti soltanto a marzo.

Doveva essere un G7 in pompa magna, o almeno così era stato promesso, morale della favola sarà un G7 smart, low cost or finger food che dir si voglia, con il leit motiv della corsa contro il tempo su tanti fronti. E alla fine chi c’è adesso al timone dell’operazione G7? Lei, la rediviva Maria Elena Boschi, fedelissima renziana oggi in cabina di regia nel Governo Gentiloni. L’altra grande sconfitta del 4 dicembre si è messa in fretta alle spalle l’onda d’urto dell’uragano referendario, si è lisciata i capelli, ha imbiondito le punte e adesso guida la macchina organizzativa del vertice dei potenti, con pieni poteri. Sarà l’ex ministra ad accogliere Mister Trump e Frau Merkel. Ah già, ci sarà anche il buon Gentiloni: ma di questo sinora in pochi se ne sono accorti.

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