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Plebiscito in Sicilia nonostante le promesse. Da “Messina Denaro” al ponte sullo Stretto

lunedì 5 Dicembre 2016

L’aveva detto che il voto in Sicilia sarebbe stato decisivo. Almeno questo Renzi l’ha azzeccato nel giorno più nero dei suoi mille giorni a Palazzo Chigi. La batosta più forte il premier l’ha presa proprio nelle isole, dove il “no” al referendum ha vinto con oltre il 70%. La Sicilia non ha abboccato alle promesse del leader. I suoi cinque viaggi in sette mesi nell’isola per convincere i siciliani a votare ‘sì’ non sono serviti. Anzi. I suoi appelli si sono rivelati un flop. E probabilmente hanno convinto anche i più indecisi a votare contro la sua riforma della costituzione. Se l’affluenza è stata tra le più basse d’Italia, poco più del 56% –  20 punti in meno del Veneto, peggio ha fatto solo la Calabria – l’isola assieme alla Sardegna è stata la regione che più a punito Renzi, i suoi fedelissimi e i suoi sodali.

Foto di Umberto Santoro
Foto di Umberto Santoro

La vittoria del “no” è stata schiacciante, a Palermo e a Catania la riforma è stata bocciata dal 75% dei votanti. Una debacle senza attenuanti. Votando in massa per il “no” i siciliani hanno dimostrato di non essersi fatti attrarre per nulla dalle sirene di un premier che ha girato la Sicilia in lungo e in largo a caccia di consensi e che aveva scelto proprio Palermo come tappa finale nel suo ultimo giorno utile di campagna elettorale. Quel suo appello dal teatro Politeama, “datemi una mano nelle ultime 48 ore, andate a suonare i campanelli”, è caduto nel vuoto. Le aveva provate tutte il premier per cercare di accaparrarsi il voto dei siciliani. Nei suoi mordi e fuggi in Sicilia aveva promesso di tutto e di più:  dalla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, ai fiumi di finanziamenti per miliardi di euro agganciati ai patti con le città metropolitane.

Ha cercato di vendere come un evento straordinario il G7 che il prossimo anno si farà a Taormina, s’è giocato il jolly riesumando il polveroso progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto, ha rilanciato la questione meridionale, da qui ha lanciato i suoi strali contro l’Europa dei burocrati, s’è portato alla Casa Bianca, da Obama, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini per dimostrare che l’Italia fa sul serio nell’accoglienza ai migranti. Ha incontrato accademici, industriali, medici, operai. Un tour de force buono per platee di claque, microfoni e taccuini. Le sue missioni sono state contraddistinte spesso da contestazioni di studenti e lavoratori. I teatri, gli spazi pubblici e gli hotel dove Renzi si è esibito nei suoi “one man show” sono sempre stati blindati da nutriti spiegamenti di forze dell’ordine. Tutto questo però non gli è servito per ribaltare i pronostici dei sondaggisti che indicavano proprio nelle isole e nel Sud le roccaforti del “no”. A voltargli le spalle sono stati un milione e mezzo di siciliani.

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