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Progetto Eurispes, demagogia e parole al vento per una Palermo impossibile

mercoledì 25 Luglio 2018
Progetto Eurispes, nuovo porto Hub Palermo

A chi fa bene parlare di un progetto tanto faraonico quanto inutile? Un progetto da 5 miliardi di euro e senza alcuna copertura finanziaria?

Bisogna avere coraggio per presentarlo a una città martoriata da cantieri infiniti come Palermo. Stiamo parlando dello Studio Fattibilità promosso dall’Eurispes relativo al nuovo Porto Hub di Palermo, alla Bandita (lungo la Costa Sud). Tutto molto bello: dalla riqualificazione del lungomare ai 435mila posti di lavoro promessi. Peccato si tratti di un mero Studio di Fattibilità, e non un progetto vero e proprio. Per di più senza un quattrino per realizzarlo.

E poi – ci chiediamo – questa città che non sa finire grandi opere, come può portare avanti un progetto simile, senza i denari?

Il Passante ferroviario aperto nel 2008 (costo 1,2 miliardi) è ancora al 90% e non sarà ultimato prima del 2021 causa tappo di vicolo Bernava; l’Anello ferroviario, opera che ha raddoppiato i costi (154 milioni, con una pesantissima relazione ANAC di Cantone) è ancora al 20% con 3 anni di ritardo sul cronoprogramma.

E potremmo citare moltissime altre “incompiute” palermitane: il raddoppio del ponte Corleone per cui solo quest’anno (dopo 16 anni di stop) si inizia a muovere qualcosa (17 milioni); lo svincolo di via Perpignano, con fondi (30 milioni) andati in perenzione e opera mai riappaltata; gli svincoli incompiuti di Brancaccio (6 mln) ancora bloccati dalla burocrazia; idem per il Collettore fognario Sud-Orientale (33,5 mln) e il potenziamento del depuratore di Acqua dei Corsari (26,5 mln);

I 3 appalti ex Cariboni: sottovia Perpignano, Raddoppio Ponte Corleone e Collettore Sud-Orientale © D.G.
I 3 appalti ex Cariboni: sottovia Perpignano, Raddoppio Ponte Corleone e Collettore Sud-Orientale © D.G.

la necessaria Metropolitana Automatica Leggera (3,5 miliardi di euro, senza copertura) per cui sono stati spesi milioni solo per progettarla e vederla sulla carta, in attesa di un fantomatico project financing; la nuova tangenziale esterna cosiddetta “Pedemontana“, per snellire il traffico (900 milioni), finanziata in parte prima dal MIT e poi bocciata dalla Giunta Orlando; la nuova strada “radiale di collegamento Policlinico-Lolli-Notarbartolo” (10,5 mln) ancora ferma ai nastri della progettazione; la nuova Circonvallazione di Palermo, alternativa a viale Regione Siciliana; il tunnel della Cala dal Porto a via Oreto; i Ponti ciclo-pedonali di Perrault; il sovrappasso pedonale di piazzale Giotto, opera semplicissima da realizzare, che eliminerebbe quel semaforo innaturale sulla Circonvallazione; il Centro Congressi alla Fiera del Mediterraneo (100 milioni); la Costa Sud come la nuova Mondello; il Parco dell’Oreto; la Cittadella della Polizia a Boccadifalco (30 mln) realizzata e ancora chiusa perchè mancano le opere di urbanizzazione; l’acquario alla Bandita di Piras (50 mln); il piano Parcheggi caduto nel dimenticatoio…

Insomma il libro dei sogni della città di Palermo è infinito. E nonostante alcune di queste opere abbiano copertura finanziaria, si trascinano da decenni nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche. Segno che se non si riesce a completarle (e in alcuni casi ad avviarle) che senso ha pensare un progetto tanto ambizioso dalla cifra monstre di 5 miliardi? Neanche se fosse il Ponte sullo Stretto!

E allora mentre politica e politicanti rilasciano pareri – più o meno positivi – su questo studio di fattibilità, vengono chiamati a gran voce i privati. Privati che spesso hanno disertato bandi (come il piano parcheggi) o che hanno difficoltà ad aprire punti vendita in città: basti pensare a colossi quali Ikea, Decathlon, e molti altri grossi brand su cui si vocifera da decenni.

Abbiamo perso il conto delle “battute” e dei fiumi di inchiostro adoperati per raccontare la storia e l’evoluzione di ognuna delle opere citate. E l’esperienza ci porta a bocciare tanta immaginazione, visto l’andamento e i tempi delle gare d’appalto in Italia. Occorre essere realisti, mantenere saldi i piedi per terra e non abboccare alle favole raccontate da una certa politica. Perché saranno destinate a rimanere tali.

Palermo non ha bisogno di progetti faraonici, ma di cantieri certi, interamente finanziati, e che si concludono nei tempi. Non vogliamo diventare la “Capitale dei rendering” o dei “sogni nel cassetto”. Serve concretezza. Concetto sconosciuto spesso dalle istituzioni. Certo, è più semplice promettere nuovi posti di lavoro…

Ci sentiamo quindi di condividere il timbro “BOCCIATO” da parte dell’associazione Mobilita Palermo per questo inutile progetto. E c’è chi, sul web la prende con sana ironia…

 

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