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Quando Messina giurò fedeltà al re Sole

lunedì 28 Settembre 2020

La città di Messina, durante la guerra d’Olanda (1672-78), si ribellò al dominio spagnolo e arrivò a giurare fedeltà al re di Francia Luigi XIV. La città dello stretto, e la Sicilia con essa, divenne insomma una vera e propria frontiera nella guerra su scala europea che vedeva coinvolte le principali potenze continentali del tempo.

L’insurrezione messinese del 1674 avvenne in un contesto nel quale, già da tempo, era in corso un continuo peggioramento nelle relazioni tra Messina e Madrid. Tant’è vero che dopo il regno di Filippo IV, terminato nel 1665, la politica spagnola nei confronti di Messina subì dei mutamenti. Infatti, ad esempio, alla città peloritana non venne confermato il privilegio di scalo franco. Inoltre, non riuscì ad ottenere il monopolio dell’esportazione della seta che veniva prodotta in Sicilia. Ma i cambiamenti avvennero anche sul piano dei rapporti istituzionali e diplomatici con la corte regia di Madrid che non accettò di ospitare due ambasciatori designati dal senato peloritano.

Tali chiusure relazionali con la corona spagnola acuirono il malcontento, già generato dagli interventi commerciali sfavorevoli a Messina, per cui il dibattito politico in città si estremizzò in chiave antispagnola e ripresero forza le correnti repubblicane e autonomiste. La reazione messinese avvenne anche sul piano fiscale determinando l’abolizione di due dazi regi, introdotti nel 1667, relativi alle merci che venivano acquistate dai mercanti messinesi. La reazione peloritana non si fermò qui: venne, per esempio, reintrodotta una norma che prevedeva il conferimento della cittadinanza a tutti coloro che avessero soggiornato in città per almeno un anno, un mese, una settimana e un giorno, così essi avrebbero potuto usufruire di tutti i vantaggi fiscali di cui godevano i cittadini messinesi.

Qualche anno dopo, durante la carestia del 1671-72, le cose precipitarono sempre di più. Infatti, lo strategoto, cioè il governatore della città, Luis Del Hoyo attaccò il senato cittadino ritenendolo non altezza di far fronte alla situazione emergenziale. Venne effettuata una riforma del senato che però non diede i frutti sperati, tant’è vero che la tensione presente in città non si ridimensionò. Nel frattempo, l’andamento della politica internazionale si complicò con lo scoppio della guerra d’Olanda, un conflitto nel quale furono coinvolte le principali potenze continentali dell’epoca. Per cui la Spagna e le Province Unite si schierarono contro la Francia e la Gran Bretagna. La guerra scoppiò nel 1672 e già l’anno successivo una flotta bellica francese si aggirava per le acque siciliane, premessa di un allargamento geografico del conflitto.

Le vicende belliche e le mosse delle potenze europee ebbero effetti sulla tenuta dell’ordine pubblico nella città peloritana, già attraversata da profonde e articolate tensioni e divisioni. Il risultato fu che a Messina dopo diversi tumulti scoppiò una vera e propria insurrezione che provocò lo sfilacciamento della fedeltà messinese nei confronti della monarchia spagnola. In città, infatti, ebbe la meglio la fazione antispagnola e il governo cittadino chiamò in aiuto i francesi per contrastare gli attacchi spagnoli finalizzati alla ripresa del controllo della città. In questo modo, il Mediterraneo e la Sicilia divennero un fronte fondamentale nella guerra d’Olanda. Di fronte a tali avvenimenti gli iberici imposero un terribile blocco navale alla città dello Stretto, blocco che creò grossi problemi ai rifornimenti e agli approvvigionamenti. Una situazione resa ancor più complicata dall’imperversare di una falcidiante carestia. Naturalmente, Messina cercò di reagire chiedendo ripetuti rifornimenti di derrate alimentari e vettovaglie varie ai francesi, effettuando azioni di saccheggio sulle coste calabre e bloccando ogni nave in transito di cui il carico veniva sottratto.

Alla fine del 1674 la presenza spagnola si fece più massiccia con l’occupazione di Torre Faro per cui, nell’anno successivo, le truppe francesi e messinesi cercarono di forzare il blocco spagnolo sia per terra sia per mare, dove la flotta francese fu appoggiata nelle operazioni da alcuni natanti peloritani. Lo strappo definitivo con Madrid avvenne il 28 aprile 1675 quando il senato cittadino prestò giuramento di fedeltà al Re Sole, Luigi XIV e le funzioni di viceré furono assunte dal duca Vivonne, a capo delle operazioni militari francesi in Sicilia. E a un certo punto sembrò che la presenza spagnola nella parte orientale dell’Isola fosse in serio pericolo in seguito alla conquista francese di Augusta, Taormina e all’insurrezione di diverse località.

Ma nel 1677 lo scenario cambiò completamente e agli insuccessi militari francesi si sommarono le ambiguità di Luigi XIV circa il futuro politico-istituzionale della città dello Stretto. Contemporaneamente mutò anche il contesto internazionale generale poiché le potenze coinvolte nella guerra d’Olanda iniziarono a intrecciare le basi per una soluzione diplomatica del conflitto pure perché i francesi erano piuttosto preoccupati della possibilità che i britannici potessero scendere in campo affianco della Spagna e dell’Olanda. Infatti, Londra considerava una minaccia un eventuale scenario nel quale la Francia avesse preso il controllo della Sicilia assumendo così un ruolo di primo piano nell’area mediterranea.

Così sul finire del 1677 il sovrano francese ordinò ai suoi uomini di lasciare Messina e con essa la Sicilia e nell’anno seguente gli spagnoli ripresero il controllo della città peloritana dando inizio ad una spietata repressione di coloro che avevano giocato un ruolo importante nel periodo dell’insurrezione. E tra i tanti provvedimenti introdotti da Madrid, sicuramente uno dei più laceranti per l’identità e per la vita culturale della città fu la soppressione dello Studium messinese i cui privilegi e diritti furono trasferiti allo Studium di Catania. In questo modo, l’élite della città venne privata dell’istituzione in cui venivano formati gli intellettuali e i giuristi, cioè i paladini degli interessi cittadini. Messina entrava così in una nuova e non semplice fase della propria storia.

VINCENZO ROBERTO CASSARO

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