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Ragazze per lavorare conviene studiare, soprattutto in Sicilia

venerdì 10 Giugno 2022

Care ragazze,

mettetevi comode e leggete con attenzione, perché questo articolo è dedicato a voi. Voglio raccontare alle vostre menti ancora sveglie e allenate perché studiare conviene, e perché conviene alle ragazze in modo particolare e alle ragazze del Sud ancora di più.

Vi riassumo in modo semplice il rapporto dell’Istat dell’anno terribile del 21esimo secolo per quel che riguarda il lavoro in Italia, cioè l’anno della pandemia, il 2020.

Questo studio ha messo in relazione quanto “pesa” studiare per poter lavorare. Se c’è qualcosa che non vi è chiaro, alzate la mano o scrivetemi. La prof è qui per voi, ragazze mie. Ve lo racconto a pezzetti e, spero, in modo chiaro.

  1. L’impatto della pandemia è stato più marcato per chi ha un basso livello di istruzione.

Nel 2020 il tasso di occupazione è sceso di 1,1 punti tra coloro che hanno la licenza media, di 0,9 punti tra chi ha raggiunto il diploma e di 0,6 punti tra i laureati. Era ed è così anche senza pandemia: maggiore è il titolo di studio, maggiore è la possibilità di lavorare, si chiama “premio occupazionale dell’istruzione” e misura, con dati reali, come la percentuale di occupati cresca con il maggiore titolo di studio conseguito.

Ci sono complessi numeri percentuali nel rapporto ma, in sintesi, il vantaggio di un laureato rispetto a chi ha raggiunto al massimo la licenza media è di 29 punti percentuali. Dal 2008 a oggi, il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma è cresciuto, mentre quello dei diplomati rispetto a coloro che hanno un titolo di studio più basso è diminuito. Dunque, se volete lavorare prima e meglio la laurea è oggi quella che dà maggiori garanzie.

  1. I divari di genere diminuiscono al crescere del titolo di studio

E qua veniamo a voi ragazze. Sapete che, e se non lo sapete ve lo dico, in Italia il tasso di occupazione delle donne è molto inferiore a quello degli uomini, si chiama appunto divario occupazionale di genere, e in Europa il nostro Paese è quello in cui tale divario è più marcato. In Sicilia poi, tale divario è drammatico: solo 2 donne su 10 lavorano. Qualcuno mi dirà. Molte sono al nero. Peggio mi sento: senza tutele, senza pensione e con remunerazione bassa. Ebbene, il Rapporto Istat sui ritorni occupazionali dell’istruzione, di cui vi sto parlando, ha evidenziato che, in generale, un più elevato livello di istruzione contribuisce a ridurre lo svantaggio occupazionale. Cioè più alto è il titolo di studio minore è lo svantaggio occupazionale. Ma tale vantaggio occupazionale derivante da un più elevato livello di istruzione è più marcato per la popolazione femminile.

Nel 2020, le donne con un diploma hanno avuto un tasso di occupazione di 25,5 punti superiore a quello delle coetanee con solo la licenza media (vantaggio quasi doppio rispetto a quello degli uomini) e la differenza tra i tassi di laureate e diplomate è di 16,6 punti (vantaggio più che triplo di quello maschile). Sui “premi” occupazionali incide sia la maggiore spendibilità nel mercato del lavoro dei titoli di studio più alti, sia l’interesse a partecipare al mercato del lavoro – cioè l’intraprendenza e la capacità di cercare e trovare – che aumenta al crescere del livello di istruzione raggiunto. Quest’ultimo fattore è particolarmente evidente per la componente femminile, per la quale il tasso di inattività scende di oltre 40 punti nel confronto tra chi ha solo licenza media inferiore e chi ha la laurea.

  1. I vantaggi dell’istruzione sono massimi per le donne del Mezzogiorno

Il Rapporto ci dice anche che nel Mezzogiorno i vantaggi occupazionali dell’istruzione nelle donne sono superiori rispetto al Centro-Nord. È una cosa importante da sapere e una gradevole sorpresa. In particolare, tra le residenti nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione delle donne con un titolo universitario è 24 punti superiore rispetto a quello delle donne con un diploma, contro i 12 punti del Nord e i 15 punti del Centro. Non confondetevi coi numeri, significa: se avete una laurea, un titolo terziario (perché sapete che dopo il diploma ci sono sia l’Università, che gli Its, che l’Accademia o il Conservatorio, oggi equiparati a lauree) avete 24 punti in più di possibilità sul lavoro rispetto a chi ha solo il diploma o la licenza media, più che nel Nord o nel Centro.

  1. Quali studi aiutano di più per il lavoro

Ok, mi dite: “Sì, prof, ma la laurea non basta a trovare lavoro, specie al Sud: la sorella della mia amica, laureata, è comunque a spasso” Io vi dico, intanto, se vuole lavorare, non rimarrà a lungo a casa, se si attiva avrà un’occupazione. E poi, molto dipende da quali studi compie. Anche questo ce lo racconta il Rapporto Istat.

Infatti, e questo vale per i ragazzi e le ragazze, il tasso di occupazione delle persone tra i 25 ed i 64 anni, laureate nelle aree umanistica e dei servizi, è pari al 75,2% è inferiore di quello delle persone laureate in aerea socio-economica e giuridica. Mentre tale tasso occupazionale è massimo nelle lauree di ambiti scientifico, informatico, ingegneristico e tecnologico, le cosiddette lauree STEM e nelle lauree nell’area medico-sanitaria e farmaceutica. Ora, mentre in area medica e farmaceutica le donne non mancano (anzi, sono oggi la maggioranza), nelle aree STEM le donne mancano, ed è veramente un peccato. Perché sono i settori dove ci si impiega immediatamente e dove anche le remunerazioni sono maggiori. Anche al Sud. Sta di fatto che le donne sono prevalentemente con titoli di studio di area umanistica o nei servizi. Il che non è un male in sé, ma devono avere la consapevolezza che, specie per il lavoro dipendente, sono aree sature e a bassa remunerazione.

Il divario di genere nei ritorni occupazionali – a sfavore delle donne – è particolarmente ampio infatti nelle discipline socio-economiche e giuridiche e in quelle tecnico-scientifiche (STEM), con un tasso di occupazione che è 10 punti inferiore a quello maschile. La forte differenza di genere nel tasso di occupazione delle lauree STEM si osserva soprattutto negli ambiti informatica e ingegneria, quando le richieste e le possibilità occupazionali in questi ambiti sono massime, specialmente se legate a competenze finanziarie..

 Concludendo

Cosa voglio dirvi, ragazze mie, osservando i numeri e le tendenze della situazione occupazionale? Che se siete donne e siete al Sud avete l’opportunità di cambiare le vostre vite e anche il destino dei nostri territori, rifiutando l’assunto che “al Sud non c’è niente”.

La difficoltà maggiore a trovare un’occupazione è per chi abbandona gli studi. Il Rapporto ci conferma come la probabilità che un giovane, soprattutto una ragazza, riesca a sottrarsi a una futura condizione di disagio economico aumenti con l’istruzione, soprattutto con una laurea e in particolari ambiti e che una bassa istruzione implica una maggiore difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. Più alto è il titolo di studio meglio è, e se il proprio bagaglio conoscitivo è accompagnato da competenze digitali e finanziarie meglio ancora. Se il nostro percorso è proprio in quegli ambiti ancora di più: il lavoro possiamo crearlo, oltre che cercarlo.

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