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Regione, l’Udc teme di perdere poltrone e potere: “Il governo non viri a destra”

giovedì 16 Gennaio 2020
udc

I centristi riuniti a Palazzo dei Normanni. Un vertice del gruppo parlamentare dell’Udc oggi, alla presenza del segretario nazionale Lorenzo Cesa per delineare la strategia politica in merito alle prossime amministrative che interesseranno diversi comuni in Sicilia. Questa, la motivazione ufficiale dell’incontro. Ma a quanto pare, la realtà sarebbe ben diversa.

Il presidente Musumeci, con il recente innesto della Lega a Palazzo dei Normanni, forte di quattro deputati, potrebbe presto dare una sterzata ‘a destra’ al governo siciliano, ampliando l’esecutivo anche al Carroccio. Una probabile evoluzione del quadro politico isolano che alla maggior parte del gruppo parlamentare dell’Udc ha fatto storcere il naso. Essenzialmente non per un fatto politico ma perché al gruppo sembrerebbe mancare il terreno sotto “le poltrone”. E’ chiaro che la Giunta dovrà far spazio ai nuovi arrivati nel governo Musumeci. E il primo assessore a lasciare il posto di comando potrebbe essere proprio dell’Udc. Il nome che si fa è quello di Alberto Pierobon.

Le parole del capogruppo dell’Udc in merito all’incontro di oggi del partito sono chiare e cristalline: “Siamo consapevoli che essere gruppo a sostegno del governo Musumeci – afferma il capogruppo Udc Eleonora Lo Curto – ci carica di indiscutibili responsabilità. E per questo abbiamo il dovere di incidere seriamente attraverso il nostro ruolo. Il partito sta crescendo nei territori grazie anche al buon lavoro del coordinatore regionale Decio Terrana. Dobbiamo impegnarci per evitare che il baricentro politico di questa alleanza di governo si sposti sempre più a destra. Anzi riteniamo che l’Udc assieme ad altre forze moderate abbiano il dovere di ragionare insieme perché, a partire dalla Sicilia, la prossima alleanza di governo nazionale, seppure a trazione leghista, guardi alla carta geografica dell’Italia, non da nord a sud ma su un piano orizzontale, affinché si apprestino tutte le misure per superare il gap del mezzogiorno e della Sicilia, in particolare, dando piena attuazione allo Statuto ed agli articoli 37 e 38, e mettendo in campo tutte le risorse per le infrastrutture e le reti territoriali per un vero riscatto economico della nostra terra”. Afferma in una nota la Lo Curto.

Un chiaro segnale da parte del capogruppo dell’Ars che mostra tutte le paure del partito nel territorio regionale, cercando di mostrare i muscoli a Musumeci parlando di territori e delle prossime elezioni regionali in altre regioni.

Peraltro, del ruolo dell’Udc nel governo Musumeci e delle fibrillazioni di queste ore è emblematica la situazione della Foss. Ventiquattr’ore fa le agenzie stampa e qualche quotidiano scrivevano la notizia che Salvatore Di Carlo era stato nominato nuovo presidente della Fondazione Orchestra Sinfonica al posto di Stefano Santoro. La nomina dell’avvocato palermitano (che sarebbe stata caldeggiata proprio dall’Udc e anzi, era stata data per chiusa da più parti) è stata, però, smentita dall’assessore Manlio Messina dopo qualche ora. E l’Udc non ha rivendicato la sua Presidenza. Nessuna dichiarazione, nessuna nota stampa. Solo silenzio.

Questo è il secondo schiaffo politico subito dall’ex partito di Totò Cuffaro. Il primo è arrivato la scorsa estate. Il luogo del delitto è sempre lo stesso: La Foss. Il Cda della Fondazione orchestra sinfonica siciliana aveva revocato – dopo pochi giorni dall’insediamento –  la nomina a sovrintendente di Ester Bonafede, ex assessore del governo Crocetta, sponsorizzata proprio dall’Udc. La dirigente regionale del partito aveva promesso una guerra politica e a quanto pare giudiziaria contro la sua defenestrazione. Ma al momento la musica non è cambiata.

E intanto, con in vista un probabile ingresso della Lega nel governo regionale e con i mutati equilibri parlamentari e numerici, l’Udc rischia adesso di perdere all’improvviso assessorati e poltrone varie.

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