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Rex, sfrattato dalla sua Lampedusa e chiuso in una gabbia: “Serve una casa o morirà” | FOTO

sabato 15 Maggio 2021

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A Lampedusa, isola presa d’assalto dagli sbarchi di migranti, un cittadino speciale ha perso la propria casa ed è finito tra le sbarre.

Martedì sera, 11 maggio, è partito da Lampedusa Rex, uno dei cagnoloni che da anni stazionava all’interno del centro accoglienza di Lampedusa.  Era un cane buonissimo, amato e accudito dagli isolani, operatori e dai militari.

Sfortunatamente però, qualche giorno fa, ha morso un operaio che lavorava all’interno del centro, il quale ha sporto denuncia. Purtroppo è difficile stabilire e ricostruire come veramente sia andata, di certo l’aggressione di un cane che è sempre stato buono… non avviene per caso.

Ora il cucciolone si trova in un canile ad Agrigento, ma non merita di finire lì i suoi giorni. Per Rex, abituato alla libertà, al sole e alle tantissime coccole, il canile sarebbe la morte.

I VOLONTARI

“Non è quello il suo posto – dice Ilenia Rimi, delegata per la Sicilia della onlus Un atto d’amore -.  È un cane che ha sempre vissuto tra la gente, che lo amava, e che non ha mai fatto male a nessuno”. 

“Va d’accordo con i bambini, è stato sempre accudito e amato dai cittadini di Lampedusa e dai volontari delle associazioni animaliste – aggiunge -.Gli vogliono bene anche le forze dell’ordine dell’isola che lo hanno sfamato in questi tre anni. Inoltre è vaccinato, microchippato e sano. Che stia chiuso dentro quella gabbia, e ormai lontano dalla sua isola, è davvero una condanna che non merita”.

“Vero o meno che sia quanto accaduto, questo basta per farlo dichiarare “cane morsicatore” e in questi casi la legge è chiara, va allontanato e chiuso in un canile, almeno fino a quando non ci sia qualcuno che voglia prendersene cura”, prosegue.

In molti stanno cercando di aiutare Rex. I volontari della Onlus hanno anche diffuso un appello, con un numero di telefono (333 5903757) dedicato a chi volesse adottarlo.

Ora serve un’adozione di cuore, uno stallo o una struttura dove non debba vivere in gabbia perchéqualsiasi canile, dopo una vita in libertà è la morte cerebrale e la mortificazione nell’anima di una creatura così indifesa“, sottolinea Ilenia Rimi.

 

 

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