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Rosanero, l’ipotesi a stelle e strisce non è del tutto tramontata

martedì 4 Luglio 2017

Ieri mattina pare non si trovassero le chiavi di casa di Mondello del team manager del Palermo Angelo Baiguera, primo sponsor di Baccaglini. Chi le cercava sembra che fosse il patron rosanero pronto a concludere il rapporto di lavoro con il dirigente triestino. Quindi Zamparini saldo al comando e pronto a rimescolare le carte all’interno della società.

Non è una notizia e non è di certo una sorpresa.

Appena il buon Paul è apparso all’orizzonte, molti giornalisti ed osservatori mi hanno chiesto un parere circa la credibilità delle circostanze finanziarie che nebulosamente si andavano a creare intorno alla possibile cessione del Palermo.

La vicenda si presentava da subito alquanto improbabile. Baccaglini, ex cestista e personalità televisiva, era totalmente sconosciuto alla comunità internazionale degli affari e della finanza. Zamparini, inoltre, sembrava che improvvisamente non fosse più affiancato dai suoi soliti professionisti (essenzialmente un avvocatessa romana) e sembrava gestire l’affare nella più totale autonomia e riservatezza, all’oscuro anche dei più fidati e storici consiglieri. Persino le banche di riferimento e gli advisor sembravano – al di là della normale riservatezza – all’oscuro dei particolari dell’operazione.

Ho conosciuto il simpatico mio omonimo nel periodo delle prime “trattative” di compravendita della società, ma quando era già Presidente del Palermo Calcio. Ho trovato una ex iena simpatica,  oltremodo tatuata ma che mi era sembrata totalmente disinteressata al mondo del calcio e soprattutto poco avvezzo al sistema finanziario italiano.

Non ho mai pensato però che potesse essere un prestanome. Se Zamparini avesse voluto questo, avrebbe potuto ricorrere a qualche professionista dal gessato impeccabile e dal perfetto nodo della cravatta.

Credo più che altro sia stato fatto per distogliere i tifosi dalla sempre più probabile retrocessione

e da qualche altro guaio che probabilmente avrebbe bussato alle porte di via Del Fante.

Insomma come direbbero i francesi…un ballon d’essai. Retrocessione consolidata, golden parachute (paracadute d’oro per i retrocessi) aperto e Zampa sempre alla cloche. Se gestito bene il purgatorio della serie B potrebbe anche essere una ripartenza felice sportivamente ed economicamente per la società.

E per la città.

Nei giorni scorsi Diego ed Andrea Della Valle (per la verità critici verso Firenze fin dai tempi della rifondazione della Florentia Viola, poi ritornata Fiorentina) hanno offerto la loro disponibilità a cedere la società – nella quale hanno investito alcune centinaia di milioni – agli imprenditori fiorentini innamorati della squadra della loro città.

Ho ragioni per ritenere che sia stata più una provocazione verso una (parte di) città pronta solo a criticare e non disponibile ad impegnarsi.

Sono casi diversi. I Della Valle sono imprenditori brillanti con aziende molto floride. Zamparini, invece, sembrerebbe in grandi difficoltà. Sopratutto finanziarie, con un corposo indebitamento tributario e bancario.

Ma in termini di indotto di economia calcistica Palermo non è inferiore a Firenze. Ha un “logo città” forse meno lucido ma una tifoseria sparsa per tutto il mondo. Stati Uniti, Canada ed Europa del Nord sopratutto.

Un bacino di utenza televisiva e di merchandising mai sfruttato del tutto.

Anni fa, era l’anno dell’ultima promozione in serie A, durante un viaggio in America incontrai un signore di Agrigento imparentato con noti panificatori palermitani. Lo conobbi ad un evento di italiani a Brooklyn. Cinquantenne, figlio di emigrati, aveva ampliato l’attività fondata dai genitori, realizzando una catena di panetterie, appena rivendute per 140 milioni di dollari e delle quali si era riservato la proprietà delle mura.

Esaltato dal ritorno del Palermo in A aveva programmato un numero importante di trasferte New York / Italia per ridare fiato al suo cuore rosanero.

Joey Saputo – il padre originario di Montelepre – ha comprato il Bologna. Pare fosse stato interessato a realizzare anni fa qualcosa per il suo territorio d’origine (una struttura di beneficio e fruizione pubblica) ma sembra fosse stato sconsigliato dal proseguire.

La famiglia Saputo è attualmente a capo di una holding – che spazia dai latticini ai trasporti – che rappresenta una delle prime fortune del Canada. Colui che ha portato in Italia Joey, figlio di Emanuele detto Lino, si chiama Joe Tacopina.

Paisa’ anche lui. Titolare di un importante studio legale di New York e che ha visto nel panorama calcistico italiano una grande fonte di business.

Nel 2011 ha contribuito all’acquisto della Roma da parte degli investitori americani capitanati da Thomas Di Benedetto (anche lui originario non di Aosta), poi l’operazione Bologna e successivamente l’acquisizione del Venezia Calcio riportato quest’anno in serie B dopo dodici anni di assenza dalla serie cadetta.

Quindi, se Milan ed Inter sono cinesi, Roma, Venezia e Bologna sono made in USA, seppure con chiarissime origini italiane e spesso siciliane. Se Zamparini – pur con tutti i suoi torti – facesse oggi la stessa offerta provocatoria dei signori Tods riceverebbe la stessa risposta da parte dell’imprenditoria della città. Archiviati, quindi, gli improbabili americani – prima di Baccaglini ricordiamo Mr. Cascio l’agente ed intimo amico di Michael Jackson – la strada a stelle e strisce potrebbe comunque essere quella che porta a via Del Fante.

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