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S.O.S. spiagge pulite: come salvare l’ambiente con la ricerca in azienda e il monouso

domenica 11 Luglio 2021
Spiaggia bianca Lipari

Guanti, mascherine ma anche i soliti piatti e bicchieri di plastica. La seconda estate di pandemia offre, ancora una volta, l’immagine di molte spiagge italiane sommerse dai rifiuti. Secondo un’indagine di Beach Litter per conto di Legambiente, ci sarebbero 783 rifiuti ogni cento metri. Di questi, l’84% sono oggetti di plastica e si ritrovano tra la sabbia del 70% dei nostri litorali.

Spesso e volentieri, mancano contenitori adeguati e sufficienti. Molti comuni poi, hanno serie difficoltà a gestire il servizio di rimozione e smaltimento rifiuti e questo vale sia per le spiagge libere, sia per molti stabilimenti balneari privati.

Le campagne in atto sono tante, dal WWF Italia a Legambiente. Sempre più spesso coinvolgono volontari, studenti, semplici cittadini che vediamo impegnati a raccogliere i rifiuti abbandonati dall’incivile di turno. Un danno incalcolabile per l’ambiente e per il turismo, in particolare quello siciliano. Ogni anno finiscono nel Mar Mediterraneo 570mila tonnellate di plastica con il risultato che, per ogni chilometro di litorale, si accumulano oltre 5 kg di rifiuti plastici al giorno. A fare il resto, ci pensano le correnti che fanno ritornare sulle coste l’80% dei rifiuti di plastica. Il risultato è che, per ogni chilometro di litorale, se ne accumulano oltre 5 kg al giorno.

Tutta colpa della plastica? Certo che no. Piuttosto, occorre sensibilizzare il cittadino a un corretto utilizzo di questi prodotti, specialmente quelli monouso. insomma, si può partire per le vacanze unendo igiene e praticità ma rispettando l’ambiente e mantenendo spiagge e mari puliti.

Quasi la metà dei rifiuti spiaggiati sono proprio i prodotti al centro della direttiva europea sulla plastica monouso. Il nostro Paese gestisce il 60% del mercato europeo dell’usa e getta e che, da diversi anni, scommette nelle plastica biodegradabile e compostabile. Un settore dal fatturato milionario, che coinvolge centinaia di aziende e migliaia di lavoratori.

In deroga alla direttiva, il Governo Draghi ha ammesso le bioplastiche, suggerendo al tempo stesso l’adozione di alternative riutilizzabili ai prodotti monouso. Stare al passo con i cambiamenti culturali di una generazione dalla mentalità decisamente “green” e rispondere a un mercato attento all’ambiente, è una delle tante sfide di Bibo Italia.

In particolare, la linea Natural Bibo, ruota attorno a una parola chiave: compostabilità.

Piatti, bicchieri, posate e contenitori per alimenti, se smaltiti correttamente nell’organico, possono essere riciclati negli impianti di compostaggio industriale, diventando compost riutilizzabile che può essere utilizzato come fertilizzante per il terreno. La gamma della linea Natural Bibo ha performance simili ai prodotti monouso tradizionali: sono rigidi e resistenti, idonei al contatto con alimenti caldi per temperature sino a 70°C per un massimo di 2 ore (90° C x 15 minuti).

Attualmente la gamma si compone di piatti piani e fondi, piattini dessert, scodelle, bicchieri 200 ml e caffè da 80 ml e posate. Il consumatore li riconosce facilmente perché è stato realizzato un nuovo fondello con la trama di una foglia sono stati inseriti il simbolo del materiale – 07 –  e la scritta “Compostable”. In questo modo anche gli operatori incaricati della raccolta differenziata sapranno che il prodotto è smaltibile nell’organico.

Infine, sulla confezione è possibile trovare delle istruzioni chiare sul fine vita del prodotto e del packaging per agevolare il corretto conferimento da parte del consumatore, anche quello in vacanza.

Un esempio virtuoso di una realtà tutta italiana che unisce ricerca, sviluppo, creatività ed ecosostenibilità a beneficio di tutti, mari e spiagge compresi.

 

 

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