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Sanità in Sicilia, l’Ugl: “Più controlli per garantire i livelli occupazionali”

martedì 18 Settembre 2018
personale sanitario

Sono 25 gli esuberi solo per la Sicilia annunciati nei giorni scorsi dalla Diaverum, azienda nazionale operante nel settore dialisi, che nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2017 ha subito un calo degli utenti di circa il 16% rispetto al 2014, nei 18 centri presenti in quasi tutte le province siciliane dove il numero di trattamenti è passato da 7606 nel gennaio 2015 a 6539 a dicembre 2017.

Una perdita economica per il colosso mondiale che opera nel settore dal 1994, che ha prodotto prima la decisione di chiudere il centro di San Gregorio di Catania e poi la scelta di sfoltire l’organico. A pagare il prezzo più caro di questa scelta è la provincia di Catania con la previsione di 8 licenziamenti, seguita a ruota da Trapani con 5, Agrigento con 4, Enna con 3, Caltanissetta con 2, mentre un’unità è prevista rispettivamente a Palermo, Siracusa, Messina e nell’ambito amministrativo regionale.

Intanto nei giorni scorsi è iniziata la procedura di legge con l’incontro in sede aziendale tra i responsabili di Diaverum Italia ed i sindacati, tra i quali la Ugl rappresentata dal segretario regionale della federazione Sanità, Carmelo Urzì, e dal componente della segreteria confederale catanese Carmelo Catalano.

“Siamo di fronte ad una vicenda alquanto paradossale, considerato che si chiudono ambulatori e si licenziano professionisti quando invece il fabbisogno di cure per i pazienti affetti da patologie nefrologiche è in costante aumento – commenta Urzì – perchè ci sono centri dialisi in overbooking, mentre ad altri vengono assegnati sempre meno pazienti? La legge è applicata correttamente e si fanno i giusti controlli?”.

“Sembra che il meccanismo non stia funzionando a dovere fino a raggiungere una deriva che ci auguriamo venga debba subito fermata per evitare innanzi tutto quest’esubero di lavoratori e consentire a tutti di continuare a lavorare serenamente, evitando altre perdite di posti di lavoro. Per questo facciamo un accorato appello all’assessore regionale della salute Ruggero Razza, a cui già da tempo abbiamo chiesto una serie di incontri non ancora accordati, perchè possa verificare la corretta applicazione della legge per un più preciso metodo di ripartizione degli assistiti”.

“Ci auguriamo – conclude il segretario – di poter avere risposte a breve per evitare il peggio, ed intanto ringraziamo la società per aver accolto le nostre proposte con un segnale di apertura verso possibili soluzioni, che saranno poste al vaglio dei dipendenti, circa l’eventuale riduzione dell’orario di lavoro o l’incentivazione all’esodo dei dipendenti vicini alla pensione con la corresponsione di un’indennità una tantum pari al costo di 9 stipendi, oltre alla liquidazione del trattamento di fine rapporto”.

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