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Serafina Strano: “Solitudine in Guardia Medica, dopo il mio stupro non è cambiato nulla”

lunedì 15 Ottobre 2018

“Credevo che la mia storia sarebbe potuta e dovuta servire a cambiare le cose, per dare sicurezza agli operatori delle postazioni di Guardia medica ma mi accorgo che a distanza di un anno non è cambiato nulla, siamo in piena solitudine, i tuguri della vergogna del sistema sanitario sono ancora lì in tanti posti, tutto è rimasto come prima e il pericolo è esattamente lo stesso per tante altre donne che fanno il medico nelle ore notturne”. E’ l’amaro sfogo della dottoressa Serafina Strano, violentata durante il turno in Guardia Medica il 17 settembre 2017 a Trecastagni ed intervistata nelle scorse ore al programma “Non è l’Arena” su La7.

“Dentro quella Guardia Medica hanno cambiato soltanto qualche arredo – ha spiegato la dott.ssa Strano – ma quella porta e quelle inferriate sono l’emblema di ciò che è stata la mia prigione la notte del 17 dicembre dello scorso anno. E’ chiaro che il problema non si risolve soltanto cambiando qualche mobile. Mi ha fatto una brutta impressione anche rivedere quella porta blindata che noi tenevamo aperta e che può diventare una ulteriore trappola: noi stavamo ben attenti che nessuno la chiudesse, allora non esisteva nemmeno il maniglione anti-panico, necessario per legge. Non serve a nulla nemmeno il pulsantino da tenere premuto per almeno cinque secondi per chiedere aiuto, perché in quei frangenti anche 5 secondi diventano un’eternità. Ancora oggi chi fa i turni attende l’alba, che faccia quindi giorno, con ansia e con paura”. 

Serafina Strano ha scritto una lettera al Ministro Giulia Grillo, che nell’occasione è intervenuta al programma di La7 e ha promesso una presa di posizione per rafforzare le condizioni di lavoro degli operatori. Alla Grillo, la dottoressa ha detto: “Non mi deluda anche lei, tutti quelli che ci sono stati prima mi hanno delusa”. 

La dott.ssa Strano ha anche risposto alle pesanti accuse lanciate nei suoi confronti dagli ex vertici dell’Ordine dei Medici di Catania, smentendo di aver concordato di non avere l’ordine dei medici accanto in tribunale al processo riguardante la violenza subita la notte del 17 dicembre di un anno fa: “Mi lascia davvero senza parole questa accusa, è totalmente falsa, è un’accusa grave e infamante nei miei confronti”.

Poi la riflessione finale della dottoressa: “La prima cosa che andava fatta è che la Guardia Medica di Trecastagni andava chiusa e congelata la sera stessa del fatto accaduto. Invece all’alba di quel famoso giorno, la direzione del distretto si è precipitata lì per tentare di salvare il salvabile ed è stata fatta un’ispezione e sono stata accusata del fatto che il braccialetto per chiedere aiuto fosse in un cassetto. Senza tenere conto che nella notte c’erano stati lì i necessari accertamenti dei Carabinieri. Posso capire la paura dei colleghi, ma certamente se fossi stata ancora lì a fare il turno, la guardia l’avrei fatta fuori, di sicuro non all’interno di quei locali”.

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