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Stress e vita …mine

sabato 29 Dicembre 2018

I nuovi paradigmi delle scienze della vita

Cari Liberi Nobili mi auguro vi siate rifocillati e riposati per bene in queste vacanze natalizie, perché si ricomincia con la sveglia mattutina e il solito moto perpetuo, in cui c’è poco spazio per la leggerezza e i piaceri e troppo per i pagamenti e i doveri. Magari, mentre siete in ferie, avrete più tempo per leggermi e onorarmi. Oggi vi propongo un argomento non a tutti noto, Stress e Vita, che vorrei contribuisse a tracciare un varco significativo verso un impellente cambiamento dei paradigmi e delle prassi scientifiche che sono di riferimento per noi professionisti della cura (medici e psicologi).

Di stress si può morire, può portare a infarto e ictus. È come se l’organismo si lasciasse morire, pensando di non avere più speranze di un futuro migliore. Lo stress non è di per sé negativo, anzi, come sostiene H. Selye, permea la vita delle cellule. Lo stress positivo è chiamato eustresso eustasi (G. Chrousos) ovvero buon equilibrio. Secondo G. O. Gabbard, in concomitanza con determinati “stressors” ambientali, si attiva la patologia organica e/o psichiatrica a cui si è predisposti costituzionalmente, geneticamente e per imprinting familiare. Gli stressors, dunque, sono di varia natura e tutti attivano l’asse dello stress. In questo processo degenerativo, sono da considerare l’appraisal (aspetto cognitivo) e il filtro emozionale che compromettono l’intero apparato eustatico. La psiche è una dimensione del livello biologico che è in grado di retroagire sul cervello sotto stress e non, modificandolo in positivo o in negativo (Lazarus).Malattia non è il contrario di salute perché, come ho già cercato di trasmettervi nei precedenti articoli, la malattia non viene per essere curata ma per curare, per dare la direzione a noi clinici e a voi pazienti (Jung).

Una condizione infiammatoria dell’organismo, tramite la segnalazione che le citochine fanno arrivare al cervello, può indurre una depressione mascherata e problemi fisici (dolore, debolezza, stanchezza, etc.) (R. Dantzer). È tutto collegato: un’infiammazione cronica delle terminazioni nervose (parestesie e dolori muscolari) è il frutto di una depressione mascherata e di disturbi legati allo stress e all’ansia, associati, quindi, a gravi carenze vitaminiche, particolarmente di vitamina D, cui conseguono anche carenze di calcio e altri deficit. Le ricerche scientifiche confermano questi collegamenti. La conclusione di questi studi è che più alti livelli di colesterolo cattivo (LDL) sono connessi ad alti livelli di stress e ansia (R. Dantzer, M. Maes).

Lo stress consuma e, come una candela, ci si può sentire spossati e senza forze. A lungo andare, infatti, provoca anche l’esaurimento delle riserve vitaminiche, preziosi nutrienti del nostro organismo. In momenti di forte stress, l’organismo si trova in una condizione di massima attività che può influenzare il consumo di questi elementi (per es., la vitamina D) o il loro assorbimento.

La carenza vitaminica altera la mineralizzazione ossea, causando l’osteomalacia negli adulti e contribuendo all’osteoporosi. La prevenzione non consiste solo nell’integrazione vitaminica e in una dieta equilibrata ma nel tentare di non aggiungere stress a quello che già lo è, per es. allontanando o tenendo a distanza le persone tossiche (che contribuiscono con i loro disordini di personalità a fare ammalare coloro che gli stanno vicino) finché si può.

Vi auguro di fluire in un percorso di luce. Buon anno 2019 dalla Vostra WonderDoc Woman!

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