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Stretto di Messina tra miti e storia, scienza e bellezza: il docufilm dell’Università FOTO

venerdì 22 Aprile 2022

La migliore risposta alle fake news è la verità. E per rispondere a quanti, nel febbraio 2021 hanno definito lo Stretto di Messina una pattumiera, l’Università ha risposto con le immagini, la storia, i colori, la luce del cielo che s’innamora del mare.

E’ nato così, con uno scatto d’orgoglio il documentario “Stretto di Messina: sea of legend”, presentato in anteprima nell’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Universitario di Papardo e realizzato in collaborazione con Pomona Picture e con il patrocinio della Camera dei Deputati.

Quasi mezz’ora di immagini straordinarie che uniscono la visione scientifica alle testimonianze dei pescatori, la vita nei laboratori e quella sulle barche, le immersioni subacquee e le riprese dai droni. Uno scenario magico, che emoziona e che è stato protagonista di miti e leggende, di rotte commerciali, di poesie e dipinti e che non smette mai di stregare chi si ferma a riva, o semplicemente lo attraversa a bordo di un traghetto.

Alla presentazione del documentario erano presenti il Rettore, Salvatore Cuzzocrea, il parlamentare Francesco D’Uva, la professoressa Nancy Spanò, Delegato alle iniziative scientifiche a tutela dell’ambiente e del patrimonio marino e la prefetta Cosima Di Stani.

Se Messina fosse negli Stati Uniti adesso sarebbe la Florida d’Europa- ha detto Cuzzocrea-Quando lo scorso anno la stampa spagnola ha pubblicato le dichiarazioni di alcuni studiosi di Barcellona che ci definiva la pattumiera del mondo non ho avuto dubbi. Ho detto, noi ci siamo, ci siamo come Università, come ricercatori, come struttura. Dobbiamo rispondere. E ringrazio la prof.ssa Spanò che ha fortemente voluto la realizzazione di questo documentario per rendere giustizia ai nostri luoghi, in particolare allo Stretto su cui si affaccia la nostra città,  e sono molto orgoglioso del risultato ottenuto anche grazie alla collaborazione dei nostri ricercatori”.

Emozionata la professoressa Spanò che insieme ad uno staff entusiasta e preparato è riuscita in un anno a realizzare l’unica risposta davvero possibile a chi ha definito lo Stretto una delle aree più inquinate al mondo.

“Io credo in questo progetto, e sarà anche ripreso dal National Geographic- ha detto Nancy Spanò– Questa è la mia terra e abbiamo voluto offrire una visione che ne valorizzasse la reale bellezza. Si tratta di un vero e proprio film, in cui si alternano le testimonianze  dei pescatori e dei ricercatori dell’Ateneo, con cui vengono eviscerati i vari aspetti scientifici, storici e mitologici di un’area da sempre  attenzionata dagli studiosi di tutto il mondo, ma che è poco conosciuta nel profondo dalla comunità locale e che sicuramente, con la realizzazione di questo video,  avrà la possibilità di apprezzarne aspetti sconosciuti “. La professoressa ha poi ringraziato gli “attori” del film che sono poi ricercatori, dottorandi, professori, pescatori, volontari di Messinattiva. Tutti hanno messo un “pezzetto” di loro in queste immagini.

Il documentario racconta nello stesso tempo un posto magico ed un laboratorio perfetto dal punto di vista scientifico. Ha una storia millenaria che ha visto protagonisti arabi, greci, romani, vichinghi, che affonda le radici nel pleocene.

Scilla e Cariddi appartengono alla nostra cultura e voglio davvero ringraziare quanti hanno reso possibile la realizzazione del documentario- ha dichiarato Francesco D’Uva- La scelta di raccontare la storia e il patrimonio naturale che caratterizza lo Stretto è senza dubbio strategica per il rilancio economico e turistico di questa area del Paese. Dovevamo fare contro informazione rispetto a quanti dicevano che lo Stretto è la zona più inquinata. Nessuno nega che in un punto, a Tremestieri, vi siano delle criticità legate alle conseguenze dell’alluvione. Ma il documentario è la risposta migliore, è un modo serio che replicare alle fake news. Le sinergie sono importanti per cambiare le cose. Oggi tra l’altro è la Giornata mondiale della terra e mi piace poterla vivere qui, insieme a voi, guardando queste straordinarie immagini”.

Lo Stretto di Messina in un certo senso “risponde da solo” allo studio spagnolo che ha denigrato l’intera area. In un intreccio tra i racconti dei pescatori dei villaggi,  quelli di chi fa immersioni subacquee tra relitti e animali marini, di chi studia nei laboratori o sul campo, di docenti, specializzandi e infine di chi raccoglie bottiglie di plastica e rifiuti di ogni genere dalla spiaggia, emerge  l’incanto dello Stretto che è la casa di Colapesce e di Scilla e Cariddi.

Parlano le immagini e gli occhi dei pescatori, i sorrisi dei volontari e quelli di chi ogni giorno dedica le sue ricerche a queste acque. L’ultimo capitolo del documentario ha un titolo: lo Stretto è vita.

E questa frase riassume tutto. Oggi c’è stata la proiezione in anteprima, ma da fine aprile il documentario sarà disponibile per la visione.

 

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