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Terremoto del 26 dicembre 2018: la ricostruzione è ancora un miraggio

lunedì 29 Aprile 2019
la zona rossa di Fleri (Zafferana Etnea)

Sono trascorsi quattro mesi dal terremoto che il 26 dicembre 2018 ha devastato diversi comuni dell’etneo ma il tempo ad Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea, sembra essersi fermato a quella notte di Santo Stefano e a quella drammatica scossa delle ore 3.19. Nonostante le tante promesse e le solite passerelle dei giorni successivi al sisma, la situazione nelle aree colpite dal tragico evento è rimasta la stessa. La ricostruzione tarda a concretizzarsi, i primi passi sono stati mossi ma il ritorno alla normalità rimane ancora un miraggio e i disagi sono tanti, troppi. Il decreto “Sblocca cantieri” da poco approvato dal Governo ha stanziato i fondi per il post-sisma ma nei fatti le cose vanno ad un inaccettabile passo blando.

Si continua a lavorare a Zafferana Etnea, in particolare nelle frazioni di Fleri, Poggiofelice e Pisano, per alleviare le difficoltà della popolazione e la gente si chiede quando si potrà tornare ad una condizione di vita. Emblematica ed impietosa è la situazione proprio a Fleri, dove l’Esercito italiano da allora e ancora adesso presidia per 24 ore al giorno la cosiddetta zona rossa. E’ la zona dove il terremoto ha sventrato diverse palazzine, ha lesionato e reso inagibili diversi edifici. Nella via principale alcuni abitanti sono rimasti nelle loro case ma il clima è spettrale, ai margini delle strade si trovano delle transenne e delle barriere per impedire il passaggio veicolare. La viabilità è stata impedita per motivi di sicurezza e l’unica presenza è proprio quella dei soldati che presidiano l’area per scongiurare episodi di sciacallaggio. Lo scenario sembra quello che spesso si può vedere in tv o sul web, quando talvolta si assiste ad un servizio realizzato nelle zone di guerra. Nella chiesa all’ingresso del paese c’è uno striscione sulla facciata principale con la scritta “Rialzati Fleri”: in quelle due parole c’è l’orgoglio di una comunità che non si arrende ma anche il grido di dolore di chi chiede allo Stato di fare la propria parte con tutt’altra solerzia rispetto all’immobilismo di questi quattro mesi.

la chiesa madre di Fleri

Le macerie sono diventate un inaccettabile “compagno” di vita delle giornate di tanti siciliani che stanno affrontando il dramma con grande compostezza e ammirevole dignità ma a questa gente non si può chiedere di rimanere ancora a lungo lontana da casa o di rimanere a vivere in edifici lesionati dal sisma. Non si comprende quanto tempo esattamente occorrerà per riportare lo stato delle cose a quella normalità legittimamente attesa e pretesa dalla popolazione. Oltre i soliti lacci della lenta burocrazia serve uno scatto di buon senso e uno slancio di efficienza,  fare in fretta e accelerare le procedure, che non possono e non devono essere ordinarie a fronte di una situazione di conclamata emergenza come questa. Le autorità locali e la protezione civile hanno fatto la loro parte con impegno e dedizione, adesso anche lo Stato deve fare altrettanto.

Nel dettaglio, a Zafferana in particolare, sono stati effettuati circa 3.110 sopralluoghi negli edifici interessati dal sisma, con altri 20 ancora da effettuare. Inoltre sono state emesse e notificate circa 1.150 ordinanze di inagibilità ed altre 200 saranno emesse nel breve. Sono circa 400 i nuclei familiari che percepiscono il Cas (contributo di autonoma sistemazione), con relative spettanze erogate per il mese di gennaio, da conguagliare, febbraio e marzo 2019 per circa 350 mila euro complessivi. A Zafferana sono stati realizzati alcuni interventi di messa in sicurezza muri pericolanti, demoliti gli edifici siti in via Poggiofelice, in via Diaz, in via Scacchiere, in via Alessi ed è stata avviata la sistemazione di via Giacata. Ora però bisogna stringere i tempi e accelerare per ridare dignità e vivibilità alle popolazioni del sisma, che ha diritto a riprendersi una vita e un futuro degni di essere chiamati tali.

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