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Turismo, l’allarme degli albergatori siciliani: “Si rischia l’ecatombe su tutti i fronti”

venerdì 6 Novembre 2020

Tra i profitti diretti legati agli alberghi e l’indotto legato ai consumi in loco il turismo rappresenta in Sicilia come in Italia la spinta propulsiva più forte del motore economico. L’irruzione del Covid-19 sulla scena italiana ha imposto una battuta d’arresto al mondo del turismo  ben prima dell’effettiva diffusione del contagio che ha portato alle misure restrittive drastiche di Marzo: anche dopo la ripartenza il settore alberghiero ha dovuto fare i conti con limitazioni e clima di paura che si son rivelati inevitabilmente più forti della voglia di ripartire.

Adesso, in una fase in cui le ulteriori restrizioni stanno per azzerare definitivamente gli spostamenti e di riflesso la possibilità già fisiologicamente ridotta in questo momento dell’anno di guadagnare, gli albergatori devono fare i conti  salatissimi con un anno segnato dai nefasti effetti collaterali della pandemia sul turismo, già segnalati anche dai sindaci di alcune località turistiche della regione. Per quel che concerne la Sicilia a dare un’idea nel dettaglio di quella che è la situazione sono quattro esponenti delle associazioni di categoria, che, parlando sia da titolari d’impresa che da rappresentanti di settore, tracciano un quadro particolarmente complesso.

Nicola Farruggio

Il presidente di Federalberghi Palermo Nicola Farruggio non usa mezzi termini per definire una situazione che viene quotidianamente portata all’attenzione di tutte le istituzioni locali nella speranza di un riscontro: “La situazione è abbastanza drammatica e per noi il lockdown è idealmente partito da qualche settimana in maniera pesante. Le strutture sono ormai veramente al lumicino hanno più prenotazioni e quelle poche che c’erano sono state cancellate. Purtroppo il settore del turismo e quello alberghiero è stato poco considerato soprattutto perché qualcuno ha pensato che  con la boccata d’aria di Agosto, si poteva recuperare qualcosa ma non si è recuperato praticamente nulla. In termini di fatturato annuale si registrano perdite del 70-80%. Noi da marzo quando abbiamo chiuso venivamo da un 2019 buono e avevamo affrontato la bassa stagione invernale con le risorse accumulate l’anno precedente: adesso non abbiamo risorse per poter affrontare almeno altri sei-sette mesi. Il nostro settore vive di stagionalità e dunque non si può parlare di una ripresa se non a partire, nella migliore delle ipotesi, a fine maggio. Non può ripetersi un inverno come quello che abbiamo vissuto. Noi questa mattina ci siamo presentati davanti Palazzo delle Aquile come se fossimo dei morti viventi, perché alla fine questo siamo, consegnando simbolicamente le chiavi delle strutture al fine di sensibilizzare l’amministrazione ad affrontare con noi questa ulteriore sfida. Poi è importante anche pensare qualcosa a livello nazionale. Palermo per esempio è una città d’arte e va riconosciuta come tale e supportata con misure speciali per i settori che hanno trainato l’economia di questa città. Oggi abbiamo bisogno dell’amministrazione, cui abbiamo contribuito attraverso le somme delle tasse di soggiorno in questi anni: forse queste imposte di soggiorno possono essere un fondo perduto locale che l’amministrazione potrà devolvere alle strutture ricettive in un momento di estremo bisogno. Al momento non ci sono presenze e non c’è motivo di stare aperti perché non viviamo con un’utenza locale e queste restrizioni hanno  fermato un’intero sistema economico che fondamentalmente non è ripartito dallo scorso marzo”.

 

Nico Torrisi

Nico Torrisi, presidente di FederAlberghi Sicilia nonché amministratore del Grand Hotel Baia Verde di Aci Castello ha delineato uno scenario potenzialmente catastrofico per il futuro delle strutture ricettive sollecitando ulteriori aiuti rispetto a quelli sino ad ora erogati: “Io partirei da un fatto ovvero che questo è stato un anno in cui si è lavorato un mese su dodici mesi annui. Naturalmente questo per le strutture annuali ma anche per le strutture stagionali la situazione è altrettanto grave. Parlare di numeri in questa fase ha il senso che ha perché in questo momento siamo vuoti. Del resto il governo ha scoraggiato e sottolinea la necessità di non viaggiare quindi nessuno si sposta a parte chi proprio ha una necessità di viaggiare. Le misure di sostegno alle attività sono state blande: il settore è stato il primo ad essere colpito e adesso è morente. Forse e ripeto forse potrà ripartire per la stagione estiva il prossimo anno. Sicuramente  ma è chiaro che se non si da un ristoro alle attività molte di queste saranno destinate, come già sta accadendo, a fallire o a passare di mano a capitali nella migliore delle ipotesi stranieri nella peggiore di dubbia provenienza. Inoltre, per quanto è vero che i licenziamenti siano bloccati fino a marzo, se non ci sono misure reali si rischia un’ecatombe di posti di lavoro e macelleria sociale. Senza una ripresa vera succederà poco.  In quanto alle misure a livello nazionale  l’esenzione dall’Imu è stata utile e i voucher hanno dato una piccola boccata d’ossigeno ma si tratta di un flusso turistico di media portata con un potere di spesa inferiore. A livello regionale l’azzeramento dei canoni demaniali è stata una cosa buona come lo è stato l’articolo della finanziaria regionale che trasferiva agli enti locali risorse destinate alla riduzione delle tasse locali  alle strutture ricettive e alberghiere che molti comuni hanno recepito: d’altronde è folle chiedere una tassa sull’immondizia ad attività chiuse che non producono immondizia. In ultimo il bando dell’Assessorato Regionale al Turismo con risorse utilizzabili dall’anno prossimo che potrà essere una boccata d’ossigeno per il comparto. Stiamo parlando comunque di piccole cose: ripeto se non ci dovessero essere misure serie di ristoro ci sarà un’ecatombe di strutture ricettive”.

Giuseppe Rosano

Giuseppe Rosano, presidente di Noi Albergatori Siracusa ha sottolineato come la ripresa non prescinda dalla creazione di un clima più sereno in prospettiva futura per il mondo delle vacanze e da un sostegno a salvaguardia dei posti di lavoro:  “Noi abbiamo fatto di recente una riunione e la prima cosa in cui confidiamo è che tutto finisca presto. Noi non chiediamo di avere bonus o chissà che cosa ma di poter ricominciare a lavorare che è la cosa più importante. Speriamo che al più presto le disposizioni governative riescano a mitigare la paura della gente di andare in vacanza. Noi adesso siamo in bassa stagione che come ogni anno all’inizio di novembre colpisce tutto il comparto turistico: quest’anno è ancora più pesante. Andremo quindi in ‘letargo’, quando finirà la stagione e ‘usciremo dalle tane’ in primis dobbiamo vedere quanti morti ci sono stati e quanti usciranno dalle tane. Noi siamo speranzosi e stiamo preparando un’offerta di rilancio turistico ma sempre che ci siano le basi per poterlo fare perché se dovesse permanere questo clima di allarmismo, che per carità è giustificato dalla situazione epidemiologica che porterà più restrizioni, anche se siamo pronti a rimetterci sul mercato non sappiamo quando verrà il momento. Al Governo si chiede di avere clemenza per un settore che è stato attanagliato dalla crisi e quindi se si vuole evitare di lasciare a casa il personale, che è la parte più importante dell’azienda si spera che ci siano dei benefit economici che ci possano far galleggiare in attesa di ricominciare a produrre.

Francesco Picarella

Francesco Picarella, presidente di Confcommercio Sicilia e vicepresidente di FederAlberghiSicilia da poco nominato assessore al Turismo per il comune di Agrigento ha sottolineato che a rendere ulteriormente complesso il periodo è l’assenza di certezze sulla ripresa: “In questo momento il calo del settore  alberghiero a livello regionale è stato del 70% ovviamente con situazioni locali che variano di realtà in realtà . Bisogna pensare che il turismo è un settore che è quanto mai legato ai consumi e dunque in una fase in cui il virus ha limitato e quasi annullato la circolazione parlare di soluzioni e potenziali ricette ha il senso che ha, specie in una fase in cui per certi aspetti viviamo un simil-lockdown. Sicuramente ci aspetta un inverno davvero lungo che non sappiamo in effetti quando sia destinato a finire. Un albergo anche quando è chiuso o non lavora ha l’onere dei costi di gestione,  soprattutto delle utenze e del personale e questi a incasso zero sono importi pesantissimi. In questa fase tutto può tornare utile: sgravi fiscali, come la recente esenzione dall’Imu, contributi a pioggia, voucher sicuramente aiutano. Quel che è importante è che si capisca quanto il settore alberghiero, un settore già provato da un anno difficile, in questo momento ha bisogno di essere sostenuto seriamente anche perché non è detto che in Primavera si possa ripartire a pieno regime come si spera”

Alla luce di un quadro di questa portata e considerato il valore del turismo nell’ottica della promozione culturale, d’immagine ed economica dei territori si rende come mai necessario uno sforzo condiviso  da parte di istituzioni locali e nazionali per dare alla macchina turistica la potenza necessaria per poter ripartire a tutto gas quando l’emergenza sanitaria sarà esaurita.

 

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