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Turismo, l’allarme delle agenzie di viaggio: “Situazione disastrosa in Sicilia”

domenica 8 Marzo 2020

“La situazione è disastrosa ma non ci possiamo permettere di gettare la spugna e abbandonare tutto. Non possiamo e non dobbiamo darla vinta al Coronavirus”. Lo afferma il presidente emerito di Uftaa, la Federazione Mondiale degli Agenti di Viaggio, Mario Bevacqua che interviene così sugli sviluppi dell’emergenza Coronavirus.

“Siamo evidentemente di fronte ad una condizione di difficoltà che forse non ha precedenti – afferma Bevacqua – ma nel disastro, paradossalmente, dobbiamo anche cercare di individuare un elemento che può essere incoraggiante: menomale che questa sciagura si sta verificando in un periodo di bassa stagione e c’è, in linea teorica, tempo e modo per potersi preparare ad una ripartenza. E’ logico che l’imprevedibilità della situazione e il non sapere se e quando si potrà dichiarare la fine dell’emergenza, rende tutto abbastanza incerto, ma in questo momento tutti quanti dobbiamo riflettere senza farci prendere dall’angoscia e senza arrenderci. Senza alcun dubbio ci sono tante piccole e medie aziende che non hanno risorse e che anche se verranno aiutate dallo Stato non possono farcela attraverso un supporto di qualche mese e non ce la fanno a ripartire con la sola opportunità di post-porre i pagamenti. Prima che la macchina riparta servirà tempo e non possono bastare due o tre mesi di pagamenti rinviati”.

“Oggi bisogna cercare di pensare al futuro, sperando che tutto si risolva, e immaginando quale business si potrebbe fare in estate, in una stagione compromessa dove si dovrà almeno tentare di salvare il salvabile. E allora qui per la Sicilia viene fuori una possibilità che è l’unica strada percorribile: ovvero le vacanze autoctone. In Sicilia abbiamo dei posti meravigliosi e delle strutture splendide, da valorizzare e che rappresentano un punto di riferimento per il turismo internazionale ma anche una destinazione più che appetibile per i siciliani stessi. Questo settore, dal comparto ricettivo ai villaggi turistici, vive di sole e mare, e queste due cose non può togliercele nessuno. Abbiamo una regione di circa 6 milioni di abitanti, con tante famiglie che hanno l’abitudine a fare le ferie e stavolta vanno convinte a trascorrere qui stesso le loro vacanze. I siciliani stavolta potranno o dovranno rinunciare ai viaggi in terre lontane con il punto interrogativo, perché non è immaginabile che la meta sia quella delle aree a rischio, dove gli italiani vengono respinti e si rischia di finire in quarantena”.

“La clientela locale può rappresentare, quindi, una valida alternativa ai flussi tradizionali. Le vacanze autoctone sono una soluzione, probabilmente l’unica realmente fattibile ed intercettabile. Non sarà semplice far ripartire il business che si è creato negli anni passati, la crisi è pesante perché coinvolge tutti, nessuno è immune da questo dramma. Certamente si dovrà valutare il tutto con le autorità nazionali e regionali, dando ora priorità alla salute e ad una stabilizzazione della situazione. Sino a questo momento tutti si basavano su prenotazioni preventive, la gente ora è stata terrorizzata anche e soprattutto per effetto di una pesante campagna mediatica nella quale tutti, a tutte le ore, bombardano i cittadini di aggiornamenti sul Coronavirus. Con il senno di poi andavano date delle direttive in precedenza, inequivocabili e precise, per prevenire i focolai che hanno infestato il Nord Italia e che ora minacciano il resto del Paese. Prevenire prima poteva aiutare adesso ad avere nel complesso un quadro migliore Certe misure andavano presa prima ma ora occorre guardare avanti. Anche se va detto che era ampiamente prevedibile un tentativo di esodo al Sud da parte di chi vive, lavora e studia al Nord, per cercare di mettersi in salvo da una quarantena. Siamo alla paralisi, davanti a noi c’è una sola strada da percorrere: tuteliamo i cittadini e limitiamo quanto più possibile la progressione dei contagi ma cerchiamo anche soluzioni per il dopo, per farci trovare pronti al momento in cui si dovrà ripartire”.

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