agrigento nel baratro?
Parco della Valle dei Templi, Cda nuovo, logiche vecchie

Dire che la Valle dei Templi sia strategica per la Sicilia è ovvio. Com’è ovvio affermare che l’area archeologica è o dovrebbe essere la punta di diamante di un’azione culturale della Regione Siciliana, che guardi insieme all’offerta turistica, alla valorizzazione del territorio e alla promozione del brand Sicilia. Ecco, tutte condizioni che dopo queste nomine non sembrano neanche all’orizzonte.
Nessuna polemica, per l’amor del cielo, in merito alla professionalità dei nominati. Il problema, infatti, è un altro: manca un collegamento interdisciplinare, mancano cioè – come fa rilevare giustamente Legambiente – le condizioni in grado di assicurare quella rappresentatività data da esperti in diverse discipline, che possano garantire quelle condizioni di cui sopra: non si vede nel cda la presenza di esperti nelle diverse aree tematiche: archeologia, paesaggio, geologia, economia, agronomia, turismo. E non è tutto, sempre Legambiente rileva come manchi del tutto anche la presenza di rappresentanti degli enti locali (sindaco, presidente Camera di commercio, presidente della Provincia). Sì, è vero, il sindaco fa parte del Consiglio di amministrazione, ma il suo ruolo è puramente consultivo.
E infatti, le parole più dure arrivano proprio dal primo cittadino agrigentino Lillo Firetto, secondo cui “Il Governo regionale dopo aver privato il Comune di Agrigento della sua parte degli introiti del Parco Archeologico della Valle dei Templi, nomina un consiglio di amministrazione distante dal territorio e mal assortito, senza alcuna connotazione scientifica o accademica, togliendo al sindaco di Agrigento il diritto di voto, di cui ha sempre goduto. La nomina del cda del Parco, attesa da 7 anni, si trasforma in un palese attacco alla città”.
E infine, non poteva non mancare la stoccata degli albergatori che si sentono presi dai turchi: “Un bene della città e per la città – osserva Assohotel Sicilia Centro Meridionale – come ai tempi dei Romani viene assegnato in gestione a propri uomini fidati che nulla hanno a che spartire con il territorio. Manca del tutto una rappresentatività degli enti locali”.
Insomma, il solito pasticcio in salsa siciliana è servito.