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Ezechia Reale: “In nome del popolo inquinato. Quando sarà troppo tardi?”

giovedì 30 Marzo 2017

“Era il 20 luglio del 2016 quando la Commissione Sanità del Senato fece tappa a Siracusa per ascoltare i rappresentanti del territorio siracusa-no, me compreso, raccogliendo denunzie precise, allarmate e circostanziate sulle condizioni ambientali, sull’inquinamento, sui ritardi nelle bonifiche e nell’attuazione delle leggi sui rifiuti, sulla qualità dell’aria e sulla rimozione dell’amianto”.

Ad affermarlo è Ezechia Paolo Reale,  Portavoce di Progetto Siracusa.

“Era solo una passerella estiva? La polvere dell’incuria ha già ricoperto i documenti raccolti e le attenzioni dichiarate spegnendo le speranze accese solo a parole?” Si domanda Reale.  “Rispettosi e fiduciosi allora, scettici e ancora più preoccupati oggi. Di quella Commissione parlamentare non si è saputo più nulla, a distanza di sette mesi. Chi e che cosa vigila, ci chiediamo, su quei dati raccolti e sulle preoccupazioni espresse in quel lunghissimo pomeriggio?

“Perché quello che non smette di arrivare alle nostre case è l’odore malsano di aria, acqua e terre inquinate. Come definire questo silenzio omertoso se non come il fallimento di un’azione di Governo inefficace e la riprova dell’inutilità assoluta dei rappresentanti del territorio nelle istituzioni?”

“Quello che preoccupa ancora di più, rispetto alla lontana Commissione parlamentare, vicina a noi solo per un giorno – afferma ancora Reale – è il silenzio assordante del Sindaco e dell’Assessore all’Ambiente che nulla hanno fatto, nonostante le continue sollecitazioni di Progetto Siracusa, persino su quella piccola ed ovvia azione necessaria che è il ripristino della funzionalità della centralina di rilevamento della qualità dell’aria di via Nino Bixio, oramai silente, perché volontariamente disattivata, da oltre un anno; è il fatto che a tacere non sia solo il Comune ma anche il Libero Consorzio, la Regione e gli organi di controllo. Chi difende oggi la salute dei cittadini? Chi difende la nostra salute di uomini e donne che ogni giorno vedono allungare l’elenco di amici e parenti portati via dalle malattie? Non possono associazioni, movimenti e Chiesa sostituire le istituzioni i cui uomini e le cui donne dovrebbero avvertire l’imperativo morale di dedicarsi alla cura di un territorio abbandonato, anziché sprecare energie e tempo a dilaniarsi in lotte intestine ed, agli occhi della cittadinanza, inutili.

“Molti – conclude – si chiedono quanto ancora si dovrà aspettare per coltivare il diritto alla normalità ed abbandonare le sterili chiacchiere? La domanda giusta è un’altra: Quando sarà troppo tardi per farlo?”

 

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