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A rischio l’ospedale Papardo di Messina, Luigi Genovese: ”Il mio Ddl per salvare la struttura dalla morte”

martedì 13 Febbraio 2018
luigi genovese

Luigi Genovese si difende dalle critiche relative al suo primo atto da parlamentare regionale sull’accorpamento dell’ospedale Papardo all’IRCCS al Piemonte. Il deputato regionale di Forza Italia definisce questi attacchi ”potenzialmente fuorvianti, perché rischiano di svilire il valore di un’azione politica le cui finalità sono rivolte esclusivamente alla necessità di soddisfare i livelli di domanda assistenziale del comune e della provincia di Messina. Questo, e solamente questo, è lo scopo del disegno di legge.

“É bene – afferma – chiarirlo una volta per tutte, per incenerire sul nascere ogni sorta di speculazione messa in campo da chi, probabilmente, è spinto dalla necessità (imposta dal ruolo) di alzare i toni e rivendicare una posizione all’interno di un dibattito che ruota attorno a una vicenda molto delicata. Questi vecchi “schemi”, in cui non posso riconoscermi, perché figli di una visione del dibattito pubblico che mi permetto di definire obsoleta, rischiano di paralizzare un iter che invece andrebbe perseguito con determinazione e in un arco temporale ragionevole”.

Non abbiamo molto tempo a disposizione: è bene evidenziarlo senza troppi giri di parole. L’applicazione del decreto Balduzzi, che dovrà entrare in vigore entro il 31 dicembre 2018, qualora non vi sia un’inversione di rotta rispetto all’attuale condizione in cui versa l’ospedale “Papardo”, si tradurrà nella morte dello stesso: chi evita di esplicitarlo, mente sapendo di mentire.

Del resto, è un’evidenza molto netta la constatazione che l’azienda oggetto del Ddl, negli ultimi anni in particolare, sia stata vittima di un declino trasversale: economico, professionale, strutturale. Una realtà in cui, a fronte di evidenti eccellenze specialistiche che hanno dato lustro e autorevolezza all’azienda, emergono criticità fondamentali, su tutte il forte indebitamento, per superare le quali è necessario un intervento strutturale mirato.

Dinnanzi a questo scenario, inoltre, non va trascurato un dettaglio cruciale, cioè la forte sperequazione nella distribuzione dei posti letto fra il comune di Messina e la provincia: una forbice che dovrà restringersi, giocoforza, a vantaggio della seconda. Non serve scomodare nessun profeta, insomma, per prefigurare la possibilità che il “Papardo” venga, alla fine dei giochi, trasformato in “bancomat” di posti letto. Un “prelievo”, quello a cui potremmo assistere, giustificato, per così dire, dall’eliminazione dei doppioni imposta dal decreto Balduzzi”.

In conclusione, mi preme esprimere alcune precisazioni: il Ddl presentato la scorsa settimana è di certo suscettibile di perfezionamento, e in tale ottica sono assolutamente disposto ad accogliere eventuali input finalizzati al miglioramento dell’iniziativa. Senza alcuna preclusione, né di natura strettamente politica né di tipo squisitamente dialettico: il gioco delle parti, quando si prospettano interventi che riguardano la salute delle persone, non deve trovare alcuno spazio“.

A questo punto Genovese ”lancia la sua sfida” a coloro che si sono schierati contro questo disegno di legge: ”A quanto detto, è il caso di aggiungere un passaggio non secondario, criticare chi interviene concretamente, senza al contempo proporre soluzioni alternative (efficaci, concrete e realmente praticabili), è quanto di peggiore si possa commettere nell’alveo del dibattito pubblico democratico. Bisognerebbe, in tal senso, imparare da una vicenda che ha riguardato la nostra comunità e che, per contenuti e dinamiche, risulta quasi identica a quella del “Papardo”: la questione “Piemonte”. Per chiudere, è bene sottolineare un aspetto: il Ddl “Salva Papardo”, allo stato attuale, è l’unica iniziativa tangibile esistente sul tema. Quanto alla richiesta di ritirare il disegno di legge, sono assolutamente disposto a farlo, ma solo a fronte di una proposta migliore. Proposta che, come detto, al momento semplicemente non esiste. E allora – conclude Luigi Genovese – non mi resta che concludere con due parole: fatevi avanti”.

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