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Dai vescovi siciliani riuniti a Palermo la condanna ai super stipendi: “No ai privilegi di pochi burocrati”

giovedì 18 Gennaio 2018

Il dibattito sugli stipendi d’oro e sui tetti agli stipendi dei dirigenti dell’Assemblea regionale siciliana è stato uno degli argomenti trattati nel corso della Conferenza episcopale siciliana, tenutasi a Palermo, dai vescovi dell’Isola.

Manifestiamo convinta condivisione – dichiarano – alla denuncia di quanti, anche presbiteri, hanno evidenziato la distanza tra il sentire della nostra gente e le prospettive di chi è interessato a salvaguardare i privilegi economici di pochi burocrati, a discapito di chi non ha un livello di vita dignitoso; per parte loro le Chiese di Sicilia assicurano che continueranno a venire incontro alle diverse povertà, nelle forme suggerite localmente dalla fantasia della carità, utilizzando anche le risorse derivanti dai fondi dell’otto per mille che i contribuenti destinano alla Chiesa Cattolica“.

I vescovi siciliani lanciano un appello, inoltre, alla partecipazione politica, in vista delle elezioni del 4 marzo.

Tutti dobbiamo avere a cuore il presente e l’avvenire della nostra comunità, di ogni comunità di cui facciamo parte – si legge in un documento stilato a conclusione della Conferenza – Avere a cuore significa innanzitutto informarsi, cercare di capire, chiedersi cosa ciascuno di noi possa concretamente fare. Ovviamente c’è chi ha responsabilità più grandi, c’è chi ha possibilità di intervento maggiore, ma tutti possiamo fare qualcosa”.

“E’ necessario superare la tendenza a scaricare sempre sugli altri i doveri allo scopo di coinvolgersi in prima persona – continuano i vescovi -. Questo vale per tutti, per ogni gruppo e anche per noi. Vogliamo incoraggiare ogni possibilità esistente, vogliamo attirare l’attenzione sulle tante difficoltà e sulle emergenze, vogliamo tutti impegnarci maggiormente nei riguardi delle nuove generazioni“.

E proprio in merito ai giovani concludono: “I ragazzi sono la ricchezza di un Paese, di una comunità. Non possiamo accettare che siano costretti ad andare altrove. E’ questa una priorità che dal punto di vista educativo e formativo, dal punto di vista sociale e da quello ecclesiale deve stare a cuore a tutti, ciascuno per le proprie competenze, ma tutti uniti in un impegno corale, che speriamo fecondo di bene“.

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