Condividi

Il Marsala: epopea di un vino internazionale “creato” da un mercante inglese

mercoledì 10 Aprile 2019

Il Marsala è oggi uno dei vini liquorosi più apprezzati a livello internazionale. A “creare” questa bevanda deliziosa, fu un mercante inglese di Liverpool, John Woodhouse, che secondo la tradizione, avrebbe iniziato a produrre vino Marsala sin dal 1773.

Ma è poco verosimile che già all’epoca Woodhouse avesse iniziato la sua produzione vinicola e soprattutto non esiste alcun documento che lo possa dimostrare. È più probabile che nel 1773 il mercante di Liverpool avesse iniziato la commercializzazione del vino locale verso la propria città natia, imbarcando poche decine di botti, insieme ad altri prodotti molto richiesti dal mercato francese e inglese come la cenere di soda, l’olio d’oliva e il sommacco.

Insomma, almeno all’inizio,Woodhouse, non fece nulla di diverso, rispetto a molti altri mercanti, in quest’epoca, soprattutto francesi, maltesi e genovesi. E se erano pochi, negli anni settanta del ‘700, i mercanti inglesi in Sicilia, nessuno di essi aveva ancora deciso d’investire a Marsala. Pertanto,Woodhouse decise di stabilirsi in Sicilia non per il vino locale ma per una pianta che cresce nelle zone costiere di alcune regioni mediterranee, la Salsola soda, dalle cui ceneri si poteva estrarre il bicarbonato di sodio e la soda, usata per la produzione del vetro e del sapone.

I porti siciliani e francesi, soprattutto quelli di Palermo e Marsiglia, dove c’era un importante tessuto industriale saponiero, erano ben collegati, infatti, molti erano i commercianti francesi che esportavano in Provenza la cenere di soda, ottenendo ragguardevoli profitti. Per cui, per tutto il Settecento e fino ai primi decenni del secolo successivo, il prodotto siciliano più esportato fu proprio la cenere di soda, il cui commercio entrerà poi in crisi per l’affermazione delle zolfare e per l’avvio della produzione sintetica a partire dal 1791. Quindi, Woodhouse individuò una grande opportunità di business nell’esportazione della cenere di soda ed ebbe l’intraprendenza di produrre egli stesso i saponi, avendo a disposizione anche grandi quantità d’olio di oliva, l’altro prodotto indispensabile per l’industria saponiera.

Ma cosa spinse Woodhouse a trasformarsi in un produttore di vino? Per comprendere meglio la vicenda dobbiamo tener conto del contesto commerciale e politico-militare in cui si trovò ad operare il mercante di Liverpool. Infatti, fin dalla metà del Seicento, gli inglesi iniziarono sempre più ad importare grandi quantità di vini liquorosi portoghesi e spagnoli: il porto, il madeira, lo jerez, il malaga. Tutte bevande di ottima qualità ottenute dalla distillazione del vino o della canna da zucchero o di altri prodotti, come cereali e frutta.

Per cui, mercanti e produttori inglesi, nel corso del tempo si stabilirono a Porto (Warre& Co., Croft & Co., Quarles Harris) a Madeira (William Bolton, James Leacock) in Andalusia e a Malaga. In tale contesto, sembrerebbe che i primi carichi di vino marsalese che Woodhouse acquistava dai produttori locali e che esportava a Liverpool, non fossero di grande qualità, infatti quando il vino arrivava a destinazione, era diventato imbevibile, per via delle alterazioni subite durante la navigazione.

Il problema fu superato stabilizzando il vino: ad ogni 420 litri di prodotto venivano aggiunti circa 9 litri di brandy. Il risultato lasciò ben sperare, infatti diversi commercianti iniziarono a distillare in proprio il vino acquistato dai produttori locali invece d’importare il brandy a cifre sconvenienti. Inoltre, alla fine del Settecento, la Real Companhia portoghese, che deteneva il monopolio sulla distillazione, iniziò a fornire una qualità inferiore di alcol ai produttori, in gran numero inglesi, provocando la protesta di quest’ultimi, sempre più spinti a distillare in proprio e di recarsi in Sicilia dove non vi era nessun monopolio regio.

Ma l’altro fattore determinante per la nascita del Marsala fu il contesto internazionale. In particolar modo, le guerre napoleoniche costrinsero gli inglesi a trasferire nel Mediterraneo meridionale e in Sicilia flotta e truppe in difesa di Ferdinando IV di Borbone. Quindi, l’impulso per una produzione vinicola di qualità fu anche generato dalla presenza dell’esercito britannico sull’Isola e dalle sue necessità di approvvigionamento. Nel Trapanese, specialmente a Marsala, si sviluppò, pertanto, un tessuto produttivo all’avanguardia.

Se i Woodhouse furono i primi produttori di vino Marsala, non furono gli unici, altri imprenditori inglesi (ricordiamo James Hopps, Benjamin Ingham e i Whithaker) crederanno nelle potenzialità di questo prodotto, simile ai vini liquorosi portoghesi e spagnoli, ottenuto da uve Inzolia e Catarratto, dotate di grandi qualità organolettiche. Un prodotto molto apprezzato dai britannici e paragonato da costoro al Madeira. L’ammiraglio Horatio Nelson ne sarà un grande estimatore:ad esempio, il 19 Marzo 1800, il grande comandante, per la sua squadra navale ormeggiata a Malta, sottoscriverà una fornitura di ben 500 botti del miglior vino Marsala.

Terminata l’epopea napoleonica, flotta ed esercito britannico lasciarono la Sicilia ma i produttori e i commercianti inglesi rimasero sull’Isola continuando ad investire sulle proprie attività. Il Marsala negli anni Trenta del XIX secolo era diventato un vino di livello mondiale. Un vino che è stato, fin dalle sue origini, portatore di una storia internazionale, nella quale vicende politiche e militari si sono intrecciate con quelle commerciali. Una storia nella quale s’inserisce la vicenda personale di Woodhouse, che intuì l’importanza della distillazione del prodotto, rendendolo liquoroso a ispirazione dei vini portoghesi e spagnoli.

Nel 1833 l’imprenditore palermitano Vincenzo Florio iniziò a Marsala la produzione di vino Marsala in concorrenza con le aziende inglesi, fondando le Cantine Florio. Poco tempo dopo acquisì lo stabilimento Woodhouse, divenendo il primo produttore al mondo.

Un vino, il Marsala, che racconta una storia gloriosa, un vino che attraverso un’esperienza sensoriale, ci trasmette, ancora oggi, le particolarità e le bellezze di un territorio unico al mondo.

Questo articolo fa parte delle categorie:
Condividi
ilSiciliaNews24

Francesco Zavatteri: “Chi spaccia il crack vende morte ai ragazzi” CLICCA PER IL VIDEO

Seconda parte dell’intervista de ilSicilia.it a Francesco Zavatteri, padre di Giulio, giovane artista palermitano, ucciso da un’overdose di crack all’età di 19 anni il 15 settembre 2022. L’importanza delle strutture nei quartieri delle città, le proposte dal basso e le iniziative legislative sul tema della tossicodipendenza.

BarSicilia

Bar Sicilia, Di Sarcina e la rivoluzione dei porti del mare di Sicilia Orientale CLICCA PER IL VIDEO

Dal Prg del porto di Catania ai containers ad Augusta, passando per lo sviluppo di Pozzallo e l’ingresso di Siracusa nell’AP, il presidente Di Sarcina spiega obiettivi e progetti

La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.