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Lavori “like”

domenica 13 Ottobre 2019
botindari social

Carissimi,
Sono sempre affascinato dalle discussioni che nascono quando il tema riguarda la trasformazione della propria città. Molto spesso si cade nella trappola di far diventare politica tutto quanto accade attorno a noi svilendo del significato la parola “politica” e mortificando di contro tutto ciò che è il percorso e l’autonomia della società civile. La politica è oggi altamente divisiva, il “sistema città” di contro è un ideale società che mette insieme risorse mentali di qualunque colore spinte alla ricerca di un minimo comune multiplo che caratterizzi un territorio, un modo di essere, una identità.

La continua ricerca di lavorare seguendo le mode appresso a chi può aumentare i nostri consensi finisce per snaturare tradizioni e contesti sociali che non devono necessariamente esser sacrificate ad una ricerca di ottusa modernità o soltanto ad un consenso nella lettura politica contingente del mondo.

Diciamolo, questo decennio che si andrà a chiudere a breve è stato l’inutile decennio dei “like”, quel distratto consenso che ha illuso tantissima gente che spara cazzate che ha costruito illusioni e gruppi di inascoltati disadattati autocompiaciuti, ma che rimane fondamentalmente lontano dalla realtà.

Come si fa a spostare un dibattito su temi di ragionevole discussione e poi affidarsi ai “like”?

Come si fa a porre domande paragonabili a quelle come: “è meglio vivere o morire” e aspettarsi il numero dei “like”, è ovvio che un idiota che dirà “meglio morire” ci sarà sempre, quanto meno per fare il bastian contrario ma questo te lo ritroverai in tutti le discussioni per fare notare agli altri la sua esistenza, con metodi provocatori che ti spingono a utilizzare altrettanti metodi estremi di bannatura paragonabili agli stessi usati per liberarsi di una zanzara che continua a darci fastidio.

Non è quindi la quantità dei “like” che oggi ci dà la misura del successo della proposta, ma soprattutto la qualità della domanda posta, seguita dalla qualità di chi la pone ed infine dalla qualità di chi mette quei “like”.

Per esempio quante volte c’è chi mette la foto di un generoso decolté? Cosa vi aspettate di trovare sotto come commenti, frasi che parlano di metafisica? No …… anzi FB è uno strumento che cerca di moderare la volgarità, ma ancor prima siamo noi a farlo, selezionando i contatti.

Quindi sotto un generoso decolté ci saranno commenti ipocriti di maschietti che dicono “quanto sei bella” mentre pensano “o cosa ti farei…” e commenti di donne che dicono “tesoro sei in perfetta forma” mentre “appizzano spille ad una pupazza di pezza”!

Vedete, la qualità della domanda è scontata e scadente, diciamolo pure fatta per autoconvincimento, per cercare certezze e la risposta è prevalentemente di “mommi” e sappiamo bene che il genere umano è pieno di costoro, poiché ricordate sempre che “l’offerta di meretrici” esiste perché l’uomo è tutto un “genitale”.

Quindi vai a fidarti dei “like” anche quando le domande seppur scadenti sono di tutt’altro tipo, come il pubblicizzare iniziative politiche o sportive o certamente faziose. Cosa volete trovare sotto la foto di una inaugurazione di un lavoro pubblico con tanto di fotografia dell’autorità in fascia tricolore?

È ovvio che pochissimi andranno a compiacersi per la consegna alla collettività dell’opera oggetto di tale festeggiamento, tutti gli altri si schiereranno tra chi è a favore dell’autorità e farà di tutto per lasciare commenti positivi e mielosi, proprio per farsi notare, come il bastian contrario di cui sopra e chi detesta o si oppone all’autorità, i quali sciorineranno frasi al limite della moralità insieme a tutto il loro veleno.

Pensate che sia un sondaggio attendibile? Chi è palesemente schierato si farà notare, ma tutto il resto della collettività non schierata continuerà a stare dietro le persiane chiuse di casa.

Quindi pensate ancora che sulle grandi infrastrutture possa darsi la parola a FB, a presentazioni di rendering, a dibattiti in occasioni di giornate di studio tra “amici”?

Una cosa è certa e lo ripeto in continuazione, il ritardo infrastrutturale di questa “distratta” città va oltre il mezzo secolo e quindi facciamocene una ragione e attendiamo la fine dei grandi cantieri e auguriamoci sempre l’inizio di nuovi, semmai bisogna finalmente auspicare meno improvvisazione nella gestione delle misure alternative a ridurre al minimo il disagio per il cittadino che vive la città per motivi di lavoro o residenziali, pensando a efficienti autority che gestiscano globalmente il problema, dalle chiusure per cantieri, ai lavori per strada, alle rivoluzioni del traffico, all’organizzazioni di manifestazioni di protesta o di grandi eventi. Io sono da sempre per una città moderna e pertanto normale e non mi interessa nulla di chi si fa la foto con lei poiché so che chi pensa un’opera non dura in carica il tempo necessario per inaugurarla e viceversa, ma meno propaganda e più amministrazione fanno sì che non si interrompano i cicli virtuosi posti in essere con i soldi della collettività. Un abbraccio, Epruno.

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