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“Meglio soli…” La Lega primo partito non ha nessuno nei posti di comando

mercoledì 3 Luglio 2019

In Sicilia, terra di paradossi, anche la politica non si sottrae a questa “legge di natura”. Fra i tanti, quel che colpisce è che la Lega, primo partito italiano, che le europee hanno consacrato – con oltre il 20 per cento dei voti – come seconda forza politica nell’Isola dopo il M5S, non ha alcuna rappresentanza né all’Assemblea regionale siciliana e nemmeno nel governo regionale.

L’ultimo “lumicino” di presenza leghista nei palazzi del potere siciliano si è spento ieri, con l’abbandono dell’unico deputato eletto con il Carroccio alle scorse regionali, il palermitano Tony Rizzotto, che con un comunicato di un rigo e mezzo ha reso nota la propria decisione di aderire a “Ora Sicilia”, la nuova formazione guidata da Luigi Genovese, che ospita transfughi di vari partiti, catturati dal progetto di Musumeci di una nuova forza moderata a trazione meridionale e regionale.

Sbaglia, e di grosso, chi vede in questa operazione una sorta di “benedizione leghista” al progetto di Genovese jr. Prova ne è l’espulsione immediata dello stesso Rizzotto dal partito: avviene semmai il contrario e cioè che chi fiutava nel Carroccio un’occasione per ottenere benefit politici e per mantenere posizioni nel palazzo, sta cambiando il proprio oggetto del desiderio, non avendo la Lega prestato il fianco in tutti questi mesi a quelle che il senatore e commissario salviniano Stefano Candiani ha più volte bollato come “alchimie politiche”.

In pratica, la Lega in Sicilia si è volontariamente sottratta a qualsiasi operazione spartitoria e ha risposto picche a tutti gli occhiolini lanciati dal centrodestra e dallo stesso governo Musumeci, nonostante l’estenuante corteggiamento a senso unico, sempre garbatamente respinto al mittente dai leghisti, con la risposta “non siamo interessati a poltrone ma a programmi politici credibili”. Perfino gli ammiccamenti da campagna elettorale, con la famiglia Genovese impegnata a favore di un candidato leghista, probabilmente sperando così in un futuro nel partito, sono stati respinti al mittente senza troppi complimenti e in modo sdegnato (“quei voti non li vogliamo”).

Conseguenza: non soltanto la Lega oggi non ha assessorati nell’esecutivo regionale e nemmeno cosiddetti “sottogoverni”, ma da ieri ha perso anche l’unico suo parlamentare regionale e questo, nonostante da tempo la porta leghista sia affollata da parlamentari Ars che avevano chiesto di entrare nelle fila dei salviniani: richieste, anche queste, fino ad ora, lasciate decantare deliberatamente.

E così, se i leghisti si mostrano sordi ai corteggiamenti e alle offerte del potere, chi sperava di salire sul Carroccio per ottenere qualcosa si è dovuto ricredere e ha presto cambiato porta a cui bussare, con la conseguenza che l’armata salviniana oggi in Sicilia preferisce far leva su un vivaio di giovani dirigenti politici che si stanno formando nel partito, piuttosto che cedere all’invasione di corpi estranei e a una manciata di poltrone.

Una scelta non casuale quella della Lega di restare volontariamente a bocca asciutta, che probabilmente paga anche in termini di credibilità politica. La logica è, infatti, che il Carroccio sta dimostrando di non farsi ammaliare dalle sirene ben note della politica siciliana, proseguendo nella propria opera di crescita sui territori, anche a costo di farlo – se questo è il prezzo da pagare – senza alcuna rappresentanza istituzionale a carattere regionale.

E così, in attesa che la politica siciliana ceda al mantra salviniano “prima i programmi”, si assiste al paradosso di una Lega che fa registrare zero parlamentari, zero assessorati e zero rappresentanti nei posti chiave del potere isolano e che, dunque, ha le mani libere per costruire in Sicilia un’alternativa politica, senza i vincoli di chi ha messo le mani – e le terga – nei posti che contano.

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