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Regione, Miccichè minimizza l’aut aut di Musumeci: “Solo un piccolo difetto di comunicazione”

giovedì 21 Giugno 2018

“L’onorevole Lupo ha rappresentato una proposta che si è rivelata intelligente e utile per tutto il Parlamento, che è stata quella di rimandare in commissione Bilancio il ddl sul cosiddetto collegato. Oggi abbiamo, prima politicamente e poi tecnicamente, valutato quali cose dovessero essere fatte sul collegato”.

Sembra politichese questa frase del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, ma invece rende palesi, anzi proprio chiarissimi, gli intenti del Parlamento siciliano, che 24 ore fa era stato messo sotto accusa dal presidente della Regione Nello Musumeci (“il Palazzo vive su un altro pianeta”). E Miccichè non poteva dare risposta più chiara a Musumeci.

“Tutti d’accordo – ha affermato – abbiamo deciso di snellirlo (il collegato ndr). Ma si è anche deciso che è impossibile gonfiarlo, nel senso che non si può aggiungere nulla di più di quello che non ci sia già  dentro. L’abolizione dell’Esa non è prevista nel ‘collegato’ e ieri, per esempio, mi sono sentito un po’ in imbarazzo nel sentire dire che ci voleva assolutamente il collegato per abolirla”.

Musumeci aveva dato un aut aut alla maggioranza di centrodestra (“o le riforme o tutti a casa“), ma evidentemente i parlamentari non hanno alcuna intenzione di essere messi davanti al bivio. E così, Miccichè bolla quella che era sembrata a tutti l’inizio formale di una crisi tutta interna al centrodestra come “piccolo difetto di comunicazione tra Governo e Parlamento”.

“Comunque, nulla di grave. Ho letto come se fosse scoppiata la guerra”. E sulla minaccia di dimissioni di Musumeci, Micciché ha affermato: “Forse anche Musumeci era convinto che fosse scoppiata la guerra e invece non è vero”.

In merito all’abolizione dell’Esa, il presidente dell’Ars ha chiarito: “Non è presente in questa occasione del ‘collegato’, ma abbiamo comunque trovato un accordo di maggioranza perché possa essere fatto”. Con buona pace delle veementi lamentele del presidente della Regione, praticamente respinte al mittente senza dar loro troppo peso dal suo “alleato” presidente dell’Ars.

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