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Sicilia, il digitale per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro [Fotogallery]

martedì 21 Novembre 2017
convegno lavoro

Qual è il contributo che l’innovazione tecnologica può dare per migliorare il funzionamento e l’efficienza dei centri per l’impiego? Come il digitale può andare incontro alle esigenze dei lavoratori e delle imprese? Cosa vuol dire fare politiche attive del lavoro 4.0? Sono questi alcuni degli interrogativi ai quali ha risposto la Tavola rotonda “Le politiche attive del lavoro 4.0”, che si è tenuta stamattina presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni a Palermo.

L’evento rientra nell’ambito degli appuntamenti dell’Employers’ Day, promosso dall’Ue e celebrato in tutti i Paesi membri. All’iniziativa hanno preso parte il dott. Antonio Parrinello, dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione Siciliana, Enzo Lo Piccolo, dell’Ufficio di coordinamento dei sistemi informativi regionali e l’attività informatica della Regione e delle pubbliche amministrazioni regionali, il direttore dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, Salvatore Pirrone, l’human resource Italy della ZTE, Giampiero Tufili, il coordinatore scientifico del Progetto Sicilia Digitale, Luigi Salesi, il responsabile Area Smart Job dell’ETT Spa, Massimo Russo, il direttore del Ciapi di Priolo, Luciana Rallo, e il consulente in politiche attive del lavoro, Francesco Vacante. La Tavola rotonda è stata coordinata dal giornalista, esperto di innovazione e digitale, Matteo Scirè.

Quello del lavoro è un tema molto sentito, in una Regione dove centinaia di migliaia di persone non riescono a trovare un’occupazione. Le ultime statistiche dicono che il tasso di disoccupazione rilevato in Sicilia nel 2016 è pari al 22.1%, quasi il doppio rispetto a quello nazionale (10,2%). Ma al di là dell’elevato tasso di disoccupazione a colpire è un altro indicatore, ovvero il tasso di attività. Questo è il rapporto tra il numero di persone, tra i 15 e i 64 anni, che lavorano e cercano lavoro sulla popolazione residente di pari età. Nel 2016 ha raggiunto quota 51.7 %, ciò vuol dire che il 48.3% dei siciliani non lavora e non cerca lavoro.
Se poi si restringe il campo ai giovani, ovvero ai soggetti tra i 15 e i 24 anni, la situazione appare ancora più drammatica. In questa fascia di età il tasso di disoccupazione, in Sicilia, arriva al 57.2%.

E’ evidente che persiste una sfiducia profonda e generalizzata nei confronti delle istituzioni, sia di quelle che si occupano di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, sia di quelle che si occupano della qualificazione professionale del disoccupato. Motivo per il quale il principale mezzo per trovare un’occupazione è il passaparola. Un mezzo che tuttavia, per quanto risulti essere il più efficace, oltre a mettere in evidenza i limiti delle politiche attive e passive del lavoro, stride con la realtà nella quale viviamo.

Tutti i relatori hanno, quindi, sottolineato il ruolo fondamentale che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono ricoprire per rilanciare la funzione dei centri per l’impiego. Nella società dei dati, che consente ad esempio a Google di offrire servizi personalizzati, come la pubblicità sui prodotti cercati online, è impensabile che una persona per trovare lavoro debba confidare principalmente nel passaparola e quindi nella sua rete di relazioni. Oggi è possibile raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati e informazioni al fine di fornire servizi mirati, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra le aziende che cercano lavoratori e i lavoratori in cerca di occupazione.

Interoperabilità, governance, condivisione e cooperazione sono le parole chiave venute fuori per mettere a sistema le buone pratiche locali e nazionali e portare a compimento i cantieri in corso sui versanti delle infrastrutture tecnologiche e informative, della riprogettazione e digitalizzazione dei flussi di lavoro, della progettazione dei servizi.

Questo di sicuro non basterà a guarire la piaga della disoccupazione, che affligge in particolare la Sicilia e il Mezzogiorno d’Italia, ma può rilanciare il ruolo e la mission dei centri per l’impiego, facendo recuperare alle istituzioni quella credibilità oggi perduta.

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